Perché il Mare del Nord è uno dei più pericolosi al mondo
Il Mare del Nord è uno degli specchi d’acqua più insidiosi al mondo: correnti impetuose, tempeste gelide e onde monumentali mettono alla prova naviganti e imbarcazioni, ma l’area resta cruciale per pesca e scambi commerciali
Spesso al centro di programmi docu-reality, il Mare del Nord ha una reputazione allarmante, e non si tratta di esagerazioni. Economicamente parlando si tratta di un gioiello, per così dire, tenendo conto di quante famiglie riescano a cibarsi grazie a esso. È però tra i mari più insidiosi al mondo.
La sua superficie supera i 500.000 km² e pone in collegamento l’Europa con l’Atlantico. Ciò attraverso strette profonde e canali naturali.
Onde giganti e correnti letali
Il Mare del Nord bagna diversi Paesi, tra i quali Norvegia, Danimarca, Germania, Paesi Bassi e Regno Unito. Tutti hanno costruito una florida economia intorno alle sue acque. La navigazione non è però per i deboli di cuore, di certo. Le correnti sono impetuose e le onde altissime. Per valutarne la pericolosità, basti pensare alle tempeste invernali, che creano condizioni che possono capovolgere una nave.
Le sue onde monumentali sono entrate nella leggenda dei vari Paesi che vi fanno ruotare parte della propria economia. Il tutto generato da venti gelidi che provengono dall’Artico. Nel corso dei mesi invernali, la temperatura dell’acqua può scendere quasi allo zero, rendendo di fatto qualsiasi emergenza in mare ancora più gravosa.
Il vento è spesso sostenuto da fitti banchi di nebbia. Spinge il mare contro le pianure costiere, sollevando onde alte anche oltre i 10 metri. In tali condizioni, correnti come la Gulf Stream e i flussi costieri danesi si intrecciano. Si creano così dei vortici e delle onde incrociate, capaci di rendere vano qualsiasi tentativo, anche delle navi più grandi.
Alcuni piloti raccontano di momenti nei quali la prua di una porta-container viene letteralmente inghiottita da una coltre d’acqua. Nulla che si possa fare, se non sperare. Di fatto ci si può solo entrare in tale situazione nel miglior modo possibile. Il resto è quasi tutta fortuna.
Tempeste artiche e nebbie mortali
Il clima del Mare del Nord è molto rigido e nebbioso. Le burrasche invernali possono estendersi per giorni, con venti tempestosi fino a forza 10-11 della scala Beaufort. Per quanto riguarda la visibilità, gli addetti ai lavori si ritrovano a fronteggiare cali fino a poche decine di metri. Non c’è dunque modo di scrutare l’orizzonte, con anche radar e sistemi di navigazione di vario genere messi a dura prova.
I ponti si ritrovano investiti da spruzzi freddissimi, che gelano rapidamente. Ciò crea delle lastre di ghiaccio sulle strutture esterne. In situazioni del genere, anche il semplice ormeggio o disormeggio diventa molto rischioso. Per questo motivo le compagnie di navigazione più esperte sacrificano alcune ore per restare in acque più riparate, attendendo magari l’attenuarsi di una tempesta.
Misure di sicurezza
Al fine di far fronte ai pericoli del Mare del Nord, sono state sviluppate delle misure di sicurezza sempre più sofisticate. Le navi sono dotate di sistemi anti-ice, radar a banda X capaci di penetrare la nebbia e modelli meteo driven da supercomputer. Questi calcolano l’evoluzione delle tempeste, con un anticipo di 48-72 ore.
Sulle piattaforme offshore, invece, le arterie di approvvigionamento sono sorvegliate 24 ore su 24 da droni e satelliti meteorologici. Le regole di navigazione prevedono inoltre dei limiti di prossimità alla costa, in caso di venti superiori a forza 8. Chiunque, infine, deve sostenere dei corsi di addestramento obbligatori. Ciò vale soprattutto per i capitani, che devono essere sempre in grado di sapere gestire emergenze come avarie multiple e blackout.