SCIENZA

Scoperta una pianta che è in grado di ospitare fino a 5 colonie diverse di formiche

Nelle Fiji, la Squamellaria crea camere separate per cinque colonie di formiche, garantendo una convivenza pacifica e nutrienti fondamentali per la pianta

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Nelle Fiji, nel cuore delle foreste pluviali di Viti Levu, cresce la Squamellaria. Si tratta di un genere di piante epifite senza radici ancorate al suolo. Di fatto possiamo guardare a queste tuberosità come a delle “case di lusso” per colonie di formiche.

Ottengono infatti in questo modo una tutela da svariati pericoli, come predatori e piogge torrenziali. In cambio le piante ricevono dei nutrienti vitali, sotto forma di escrementi.

Più colonie nella stessa pianta

Guillaume Chomicki, noto evoluzionista della Durham University, sezionò nel 2014 un tubero di Squamellaria per studio. Si riteneva che la pianta fosse abitata da una sola specie di formiche. Con grande sorpresa, invece, trovò due colonie distinte. Tutto ciò rappresenta un vero e proprio mistero, considerando come le formiche di specie differenti siano solite combattersi.

Nello studio pubblicato su Science, Chomicki e il suo team hanno svelato come la Squamellaria produca dei compartimenti separati all’interno del tubero. Una risposta a lungo attesa, che rende la pianta una sorta di “padrone di casa”, in grado di ospitare nei suoi “alloggi” fino a cinque specie differenti di formiche. Ogni area è accessibile da un foro distinto e, con spazio, umidità e sicurezza garantiti per tutte, queste creature non sentono il bisogno di contrastarsi.

Benefici reciproci

Gli alloggi del condominio non sono frutto del caso, è importante sottolinearlo. È tutto frutto di una architettura evolutiva. Ciò prevede:

  • costruzione di nicchie, con ogni specie che ha il proprio vano impermeabile, cruciale per evitare conflitti diretti;
  • vie di accesso dedicate, con piccoli ingressi che limitano l’interazione tra le colonie, pur consentendo il passaggio dell’aria;
  • materiali nutrienti, con le formiche che depositano dei detriti organici ed escrementi, che la pianta poi assorbe come fertilizzante naturale.

In cambio, la Squamellaria impone alle formiche un compito molto importante. Si tratta della distribuzione dei semi. Le operaie trasportano le giovani gemme ad altre cortecce. Il risultato? La colonizzazione di nuovi alberi viene favorita.

Impatto ecologico e potenziale biotecnologico

Siamo dinanzi a un vero e proprio caso di mutualismo tripartito (pianta-formica-foresta). Una cooperazione estrema tra specie differenti, che ha spinto i ricercatori a ipotizzare:

  • convivenza modulata in grado di ridurre la pressione selettiva, che altrimenti genererebbe scontri;
  • camere multiple che aumentano la capacità di raccolta di nutrienti, migliorando la crescita della pianta stessa;
  • controllo architettonico in grado di svilupparsi tramite dei segnali chimici, emessi dai polipi iniziali della tuberosità.

Di fatto Squamellaria apre a dei nuovi orizzonti nello studio dell’architettura naturale. Al tempo stesso, però, determinate nozioni possono contribuire a nuove progettazioni di sistemi di coabitazione in biotecnologia. Basti immaginare dei “bioreattori” modulari ispirati liberamente a delle strutture vegetali.

Conservazione a rischio

Le foreste pluviali delle Fiji sono minacciate dal fenomeno della deforestazione. La conservazione di Squamellaria è prioritaria ma sempre più complessa. Comprendere il suo rapporto con le formiche, in ogni minimo aspetto, può infatti aiutarci a:

  • salvaguardare la biodiversità insulare;
  • sfruttare l’eDna per monitorare specie sotterranee;
  • ispirare progetti sostenibili di architettura vivente.

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