La Popillia Japonica è a Milano, quanto è pericolosa? Facciamo chiarezza
La Popillia japonica torna a Milano con numeri record: +1.500 catture, foglie scheletrizzate e nuovi metodi di lotta obbligatoria per proteggere il verde urbano
Milano è stata presa nuovamente d’assalto dalla Popillia japonica. Si tratta del celebre coleottero metallico, specie molto invasiva che anche quest’anno ha anticipato il suo arrivo nella città lombarda. Il motivo? Le elevate temperature e l’umidità da record.
L’insetto che ha invaso Milano
Dal 21 maggio al 18 giugno 2025 sono state registrate 1.567 catture di Popillia japonica nell’area di Milano dal Servizio fitosanitario. Un dato sorprendente, che supera di molto le presenze evidenziate nel 2024. Ciò alimenta timori per la salute delle piante ornamentali cittadine e dei prati.
Il nome lo lascia facilmente intendere: la Popillia japonica è originaria del Giappone. L’arrivo in Lombardia non è però cosa strettamente recente. È infatti avvenuto 11 anni fa. Questa specie si riproduce in maniera esponenziale con l’arrivo del caldo. Gli adulti emergono nella prima fase di giugno, si accoppiano e depongono le uova nel terreno erboso. Le larve si nutrono delle radici e spodestando il manto dei parchi e degli ippodromi. Il risultato? Un generale disseccamento e ingiallimento.
Le aree periferiche sono molto colpite, ma non sono le uniche. Basti pensare a:
- parco Sempione;
- piazza Gae Aulenti;
- aree limitrofe all’ippodromo La Maura;
- quartiere San Siro.
“Gli adulti si muovono in gruppo, colonizzano le chiome e si nutrono di foglie, fiori e frutti, fino a renderli del tutto irriconoscibili”, le parole di Daniela Lupi, professoressa di Entomologia generale applicata all’Università Statale.
Il fattore climatico
I numeri parlano chiaro, per quanto il Servizio fitosanitario impedisca di parlare di allarme. In meno di un mese si è toccata quota 1.567 catture. Ciò evidenzia una pressione biologica forte, favorita da un inverno mite e un’estate molto umida.
Se si parla di densità di popolazione, occorre sottolineare come questa sia correlata alla presenza di vegetazione e umidità del terreno, il che agevola la schiusa delle uova. Rientrano inoltre nella zona infestata anche le aree aeroportuali:
- Malpensa;
- Linate;
- Orio al Serio.
Il Comune ha già avviato il piano di contrasto previsto dal regolamento regionale. Si effettuano cicli ordinari di trattamento per aspersione nelle zone con maggiore presenza di prati. Particolare attenzione è poi rivolta a San Siro e ai grandi parchi cittadini.
Tra le soluzioni più efficaci si segnalano: trappole a feromoni, esche impregnate di insetticida e prodotti chimici registrati.
Modello di gestione integrata
Milano non rappresenta però un caso isolato. L’invasione di Popillia japonica interessa infatti differenti Regioni italiane. Richiede dunque un approccio integrato. La professoressa Lupi suggerisce di combinare i monitoraggi con la conoscenza della biologia del coleottero.
Si potrebbe dunque sperimentare una serie di lotte biologiche, come l’introduzione di nematodi entomopatogeni, che attaccano le larve nel terreno. I cittadini inoltre possono segnalare avvistamenti tramite app dedicate, aiutando il sistema.
In conclusione, la Popillia japonica rappresenta una sfida tremenda per le città che mirano a bilanciare la qualità del verde urbano con la sostenibilità ambientale. Se da un lato i trattamenti chimici e le trappole a feromoni offrono soluzioni rapide, dall’altro è imprescindibile investire in strategie di lungo periodo, come il restauro dei prati con specie autoctone resistenti e il rinforzo dell’ecosistema del suolo.