La Corea del Sud progetta di costruire una base sulla Luna entro il 2045
L'agenzia spaziale KASA ha un programma preciso: la base sulla Luna della Corea del Sud si farà entro il 2045, ma non è finita qui: cosa hanno in mente?
La Corea del Sud si prepara a scrivere un nuovo capitolo nella corsa allo Spazio. Con un programma spaziale ambizioso e una tabella di marcia dettagliata, Seoul mira a costruire una base sulla Luna entro il 2045, entrando così nel ristretto club di nazioni con infrastrutture permanenti sul nostro satellite. Questo piano, guidato dalla neonata KASA, segna un passo deciso verso una presenza stabile oltre la Terra.
La Corea del Sud e la corsa allo Spazio
Se finora i protagonisti erano principalmente Cina, India, Giappone e Stati Uniti con il programma Artemis, ora la Corea del Sud si propone di diventare uno dei principali player nell’esplorazione lunare. La nascita dell’agenzia KASA, acronimo di Korean AeroSpace Administration, è stata il segnale chiaro della volontà del governo sudcoreano di rafforzare il proprio ruolo nello Spazio.
Questa agenzia coordina il lavoro del Korea Aerospace Research Institute (KARI) e dell’Istituto di Astronomia e Scienze Spaziali, puntando a sinergie tra ricerca pubblica e investimenti privati. Il piano della Corea del Sud per raggiungere la Luna non si limita alla superficie lunare: l’obiettivo dichiarato è anche atterrare su Marte entro il 2045 e sviluppare tecnologie per osservare il Sole da posizioni strategiche come i punti di Lagrange.
Il cammino di Danuri e del KSLV-III
Il percorso verso una base sulla Luna non parte da zero. Nel 2022 la Corea del Sud ha lanciato con successo Danuri, la sua prima sonda lunare, usando un razzo Falcon 9 di SpaceX. Danuri, ancora operativa, sta analizzando le risorse naturali del suolo lunare e collaudando tecnologie che saranno fondamentali per le prossime missioni lunari della Corea.
Il passo successivo sarà il lancio di un lander robotico nel 2032, seguito da un rover lunare di 20 chilogrammi. A differenza della prima missione, queste fasi useranno il razzo KSLV-III, vettore di nuova generazione in fase di sviluppo nazionale, che partirà dal Naro Space Center. Questo significa meno dipendenza da lanciatori stranieri e più autonomia strategica per il programma spaziale della Corea del Sud.
Dalle miniere di carbone allo Spazio
Curioso è il contributo del Korea Institute of Geosciences and Mineral Resources, che testa prototipi di rover lunari in vecchie miniere di carbone. In questi ambienti sotterranei si simulano le condizioni difficili della superficie lunare per verificare le tecnologie di mobilità e perforazione. L’obiettivo non è solo esplorare, ma anche sfruttare in futuro le risorse minerarie lunari, parte integrante di un’economia spaziale sostenibile.
Parallelamente, la roadmap include missioni dedicate allo studio dell’attività solare per garantire sicurezza a satelliti e infrastrutture nello Spazio. Entro il 2035 è previsto un satellite di osservazione posizionato nel punto L4 di Lagrange, area gravitazionalmente stabile tra Sole e Terra.
Una sfida globale per la Luna del futuro
Il sogno di una base sulla Luna non è esclusiva sudcoreana: la NASA punta a stabilire una base lunare già nel prossimo decennio con Artemis, mentre Cina e Russia collaborano per raggiungere lo stesso obiettivo entro metà secolo. Anche l’India ha annunciato piani per un insediamento sul suolo lunare entro il 2047.
In questo contesto, la Corea del Sud si ritaglia un ruolo competitivo grazie a una strategia chiara, investimenti pubblici e privati e una forte componente tecnologica nazionale. Con la KASA come cabina di regia, Seoul potrebbe diventare uno dei primi cinque Paesi leader nell’esplorazione spaziale.
Se il traguardo sarà raggiunto, entro vent’anni potremmo vedere astronauti e robot sudcoreani lavorare fianco a fianco su una base lunare, aprendo nuovi scenari per la corsa allo Spazio dell’Asia e dando vita a opportunità scientifiche e industriali finora solo immaginate.