È molto probabile che presto arrivi un altro uragano Melissa, non è più così raro
L'uragano Melissa e la sua devastazione sono un monito per il nostro futuro: episodi del genere saranno sempre più frequenti
L’uragano Melissa è entrato nella storia come uno dei più violenti registrati nell’Atlantico. Una devastazione con venti che hanno toccato i 300 km/h. Ha sconvolto la Giamaica e parte dei Caraibi, lasciando dietro di sé distruzione, vittime e un dubbio atroce: è l’inizio di una nuova epoca di tempeste estreme?
Un uragano fuori scala
Non si può descrivere Melissa come un uragano qualsiasi. È infatti riuscito a raggiungere la categoria 5, che è la più alta nella scala Saffir-Simpson, mantenendola per più di 24 ore consecutive, senza mai indebolirsi (come normalmente accade per tempeste di questo genere). Ha in realtà proseguito a rafforzarsi.
Al suo picco massimo, l’uragano ha fatto registrare venti di 298 km/h, circa, con una pressione centrale di 892 millibar (tra le più basse mai rilevati nell’Atlantico). Soltanto 5 uragani hanno raggiunto o superato tali valori nella storia delle nostre statistiche. Melissa è di fatto tra i sei più potenti di sempre. Volendo fare un confronto con il celebre Katrina del 2005, questo aveva toccato i 902 millibar.
Una devastazione totale, con intere aree della Giamaica letteralmente spazzate via. Tetti divelti, case distrutte e allagamenti diffusi. Anche Haiti ha subito gravi danni, con frane e inondazioni causate dalle piogge torrenziali. Tutto ciò rappresenta un monito per il nostro futuro, ed ecco perché.
Segnale d’allarme
Gli esperti ritengono che Melissa sia il simbolo di come il riscaldamento globale stia di fatto modificando la dinamica degli uragani. Possiamo dirlo: nulla sarà più come prima. Gli oceani sono più caldi e forniscono maggiore energia alle tempeste tropicali. Queste sono più durature e devastanti.
Si sta inoltre chiaramente spostando la distribuzione di questi fenomeni, con uragani sempre meno deboli e molte più tempeste in grado di raggiungere categorie da 3 a 5. A ciò occorre aggiungere un altro aspetto: una tempesta di categoria 1 è oggi più pericolosa rispetto a quanto lo fosse in passato.
I livelli del mare sono infatti più alti e amplificano le mareggiate. L’atmosfera surriscaldata, inoltre, trattiene maggiormente l’umidità. Ciò aumenta il rischio di precipitazioni di grado estremo, con alluvioni improvvise.
La comunità scientifica avverte che eventi come Melissa, per quanto siano ancora da considerare rari (statisticamente parlando), non saranno più eccezionali. L’aumento delle temperature oceaniche, così come l’instabilità climatica, rende probabile un incremento notevole della frequenza e dell’intensità di tempeste di questo tipo.
Facile comprendere come ciò si traduca in devastazioni frequenti e, in un futuro non troppo distante, “normali”. Tutto ciò avrà impatti enormi soprattutto sulle isole caraibiche e le coste atlantiche.
È però un campanello d’allarme per il mondo intero. Basti pensare a come il clima in Europa si sia trasformato radicalmente negli ultimi 10-15 anni. Il clima tropicale che siamo abituati a considerare cosa estranea e distante, è ormai sempre più “regolare” in casa nostra.
Dietro il nome Melissa si nasconde, dunque, una verità scomoda: quella di un pianeta che si scalda e di oceani che rispondono con forza sempre maggiore.


















