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Terremoti "gemelli"? Svelato il legame segreto tra due delle zone sismiche più temute d'America

Gli scienziati hanno fatto luce su un fenomeno inquietante: la faglia di Sant'Andrea e la zona di subduzione della Cascadia potrebbero creare terremoti sincronizzati.

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Faglia iStock

La costa occidentale del Nord America è una regione geografica ad altissimo rischio sismico, a causa del movimento delle placche tettoniche responsabile di alcuni dei più distruttivi terremoti mai verificatisi. Qui si trovano due zone sismiche molto importanti: la faglia di Sant’Andrea e la zona di subduzione della Cascadia. Già da tempo i ricercatori avevano supposto che tra due sistemi di faglie potesse esserci un fenomeno di sincronia. Ma il nuovo studio che, analizzando le due zone sismiche del Nord America, sembra trovare conferma di questa ipotesi si rivela particolarmente allarmante.

Lo studio geologico nella Tripla Giunzione di Mendocino

Un team di ricercatori dell’Oregon State University ha condotto un lungo studio su campioni di sedimenti del fondale marino appartenenti alla regione chiamata Tripla Giunzione di Mendocino, situata al largo della costa della California settentrionale. È qui che convergono la faglia di Sant’Andrea e la zona di subduzione della Cascadia, due aree particolarmente sismiche. Quello che è emerso ha sorpreso gli scienziati: i risultati dell’analisi, pubblicati sulla rivista Geosphere, dimostrano infatti che i due sistemi di faglie hanno prodotto alcuni terremoti sincronizzati nel corso degli ultimi 3.000 anni.

Ma andiamo con ordine. Il professor Chris Goldfinger, geologo marino dell’Oregon State University, ha iniziato a studiare i sedimenti marini assieme al suo team già a partire dal 1999. I ricercatori hanno estratto più di 130 carote dal fondale della Tripla Giunzione di Mendocino, ottenendo così uno spaccato di storia geologica della regione documentata da oltre 3.000 anni di sedimenti. In molti casi, gli scienziati hanno individuato delle formazioni chiamate torbiditi: si tratta di sedimenti più grossolani sopra i quali si depositano granelli più fini di sabbia, e sono tipici delle frane marine – spesso causate dai terremoti.

Per questo motivo, le torbiditi sono considerate un segnale della presenza di eventi sismici nel passato. Goldfinger e i suoi colleghi sono rimasti sorpresi nel notare alcune di queste formazioni impilate l’una sull’altra, costituendo così la prova che due distinti terremoti si erano verificati in rapida successione. Proseguendo con le analisi, sono emerse altre curiosità: alcune torbiditi erano così vicine da poter rappresentare eventi sismici avvenuti a distanza di poche ore l’uno dall’altro. Inoltre, nel corso dei 3.000 anni di storia geologica portata alla luce dai sedimenti, i ricercatori ritengono che si siano verificati almeno 8 grandi terremoti “gemelli” sia presso la faglia di Sant’Andrea che presso la zona di subduzione della Cascadia.

La sincronia dei terremoti nel Nord America

Per fare un esempio che possa spiegare l’accaduto, il professor Goldfinger paragona i terremoti “gemelli” al funzionamento di una radio: “Quando si sintonizza una vecchia radio, si fa essenzialmente vibrare un oscillatore alla stessa frequenza dell’altro. Quando queste faglie si sincronizzano, una potrebbe sintonizzare l’altra e causare terremoti a coppie”. Il fenomeno, tuttavia, non è estremamente preciso. Possono passare anche decenni tra l’evento sismico in una delle faglie e il suo corrispettivo presso l’altra regione californiana. Inoltre, ci sono prove che non sempre i terremoti sono sincronizzati – è il caso, ad esempio, di quello devastante che colpì San Francisco nel 1906.

Lo studio è comunque molto importante, perché finora la sincronia era stata osservata solamente su faglie più piccole e per brevi periodi. Inoltre, i risultati hanno suscitato l’allarme degli studiosi: se i due sistemi di faglie dovessero effettivamente produrre terremoti in rapida successione, potrebbero causare effetti devastanti lungo tutta la costa occidentale del Nord America. “Nello studio ci siamo attenuti alla geologia invece di soffermarci sul potenziale disastro. Ma è abbastanza chiaro che se dovesse accadere qualcosa del genere – e pensiamo che le prove siano solide – dobbiamo essere preparati” – afferma Goldfinger.