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SCIENZA

Nuova scoperta sui dinosauri riscrive la storia sulla loro scomparsa

Analizzando dei fossili è stata fatta una nuova scoperta sui dinosauri: forse non erano già in declino prima dell’impatto dell’asteroide che determinò la fine del Cretaceo

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Una nuova scoperta sui dinosauri riaccende il dibattito sulla loro estinzione e mette in dubbio l’idea che queste creature fossero già in declino prima dell’impatto dell’asteroide. Le recenti analisi condotte su una formazione rocciosa nel Nuovo Messico rivelano che i dinosauri prosperavano ancora fino a poco prima della catastrofe che segnò la fine del Cretaceo. Potrebbe riscriversi, così, uno dei capitoli più discussi della paleontologia moderna.

I dinosauri non erano in declino prima dell’impatto

Per decenni, la comunità scientifica ha dibattuto sulla reale condizione dei dinosauri prima della loro scomparsa. Molti studiosi sostenevano che l’estinzione fosse il culmine di un lento declino biologico dovuto ai cambiamenti climatici e ambientali. Tuttavia, una recente ricerca pubblicata sulla rivista Science ribalta questa prospettiva, offrendo nuove prove secondo cui i dinosauri del tardo Cretaceo godevano ancora di buona salute evolutiva e di una sorprendente diversità.

Il team di ricerca, guidato dal dottor Andrew Flynn della New Mexico State University, ha analizzato un’antica formazione geologica nota come Naashoibito Member, situata nel bacino di San Juan. Grazie a sofisticate tecniche di datazione basate sugli isotopi dell’argon e sull’allineamento delle particelle magnetiche presenti nelle rocce, gli scienziati hanno stabilito che l’ultimo strato contenente fossili di dinosauro risale a non più di 350.000 anni prima dell’impatto dell’asteroide. In termini geologici, un intervallo brevissimo, che indica come i dinosauri fossero ancora diffusi e vitali poco prima della catastrofe.

La scoperta sui dinosauri nel Nuovo Messico cambia la prospettiva

Le analisi delle rocce del Nuovo Messico suggeriscono che i dinosauri dell’epoca non solo erano numerosi, ma anche ben adattati ai diversi ambienti del continente nordamericano. Secondo Flynn, non esisteva una fauna uniforme e fragile, bensì ecosistemi ricchi e differenziati. Nell’attuale Nord America dominavano i triceratopi e gli edmontosauri, mentre nel sud prosperavano anatre crestate e giganteschi sauropodi come l’Alamosaurus, un colosso lungo quasi trenta metri e pesante più di un Boeing 737.

Questa ricerca sui dinosauri mette dunque in crisi la visione tradizionale che li considerava già condannati prima dell’impatto. Come ha spiegato il paleontologo Steve Brusatte dell’Università di Edimburgo, i dati non mostrano segni di un calo evolutivo o di un declino ecologico significativo. I dinosauri sembrano essere stati vittime improvvise di un evento esterno di portata globale, e non di una lenta agonia naturale.

L’impatto dell’asteroide: il vero colpevole dell’estinzione

Circa 66 milioni di anni fa, un enorme asteroide colpì la Terra nei pressi dell’attuale penisola dello Yucatán, scatenando incendi, tsunami e un lungo inverno planetario. L’evento, noto come estinzione di massa del Cretaceo-Paleogene, cancellò oltre il 75% delle specie viventi, compresi i dinosauri non aviari.

Secondo Flynn e i suoi colleghi, non ci sono prove sufficienti per sostenere che i dinosauri stessero già scomparendo prima di quell’impatto. Al contrario, la diversità dei dinosauri nel Nuovo Messico suggerisce che questi animali erano ancora ben rappresentati negli ecosistemi terrestri. La percezione di un loro declino, affermano i ricercatori, potrebbe derivare da un semplice limite del record fossile: le rocce risalenti agli ultimi milioni di anni del Cretaceo sono rare e meno accessibili, e ciò potrebbe aver falsato le precedenti conclusioni.

Una storia da riscrivere

Questa nuova scoperta sui dinosauri invita a riconsiderare l’intera storia dell’evoluzione sulla Terra. I dinosauri, probabilmente, non furono vittime di un lento decadimento ma di un singolo, catastrofico evento cosmico che cambiò per sempre il destino della vita sul pianeta. Le prove geologiche provenienti dal Nuovo Messico aprono una nuova fase della ricerca paleontologica.