I capelli bianchi ci difendono dal cancro: l'incredibile scoperta
Una ricerca fatta in Giappone ha portato a una rivoluzionaria scoperta sui capelli bianchi: sarebbero un meccanismo di difesa dal cancro. In che modo?

Una nuova scoperta sui capelli bianchi arriva dai laboratori dell’Università di Tokyo: dietro la loro comparsa non ci sarebbe soltanto il tempo che passa, ma un sofisticato meccanismo di difesa dal cancro messo in atto dalle cellule del nostro organismo. I ricercatori hanno individuato il processo che porta alla perdita di pigmento e alla nascita dei capelli bianchi, collegandolo all’attività delle cellule staminali del bulbo pilifero e alla loro capacità di autoeliminarsi in caso di gravi danni al DNA.
Una scoperta che cambia il modo di vedere i capelli bianchi
Per decenni i capelli bianchi sono stati considerati un semplice segno dell’invecchiamento, una conseguenza naturale del rallentamento dei processi biologici che mantengono attiva la produzione di melanina. Oggi, invece, uno studio pubblicato sulla rivista Nature Cell Biology ribalta questa visione.
Gli scienziati giapponesi hanno osservato che, quando subiscono un danno genetico importante, alcune cellule staminali del bulbo pilifero scelgono di differenziarsi e poi di autoeliminarsi, anziché continuare a replicarsi e rischiare di trasformarsi in cellule tumorali. È proprio questo processo, spiegano, a determinare la perdita del colore dei capelli.
Il team coordinato da Emi Nishimura e Yasuaki Mohri ha condotto esperimenti sui topi, analizzando il comportamento delle cellule che generano i melanociti, ovvero quelle responsabili del pigmento di pelle e peli. La scoperta mostra come la comparsa dei capelli bianchi non sia un fenomeno casuale o privo di funzione, ma un possibile segnale di un sistema di autodifesa che preferisce sacrificare la pigmentazione per evitare rischi più gravi.
Il ruolo del DNA e delle molecole p53 e p21
Alla base di questo meccanismo c’è un danno al DNA, spesso provocato da stress ambientali, invecchiamento o esposizione a radiazioni. In presenza di una rottura nel doppio filamento della molecola genetica, le staminali attivano una risposta guidata da due molecole chiave: p53 e p21. Questi segnali agiscono come interruttori di sicurezza, bloccando la proliferazione delle cellule potenzialmente pericolose.
In sostanza, quando il sistema rileva un’anomalia, preferisce “spegnere” la staminale compromessa: la cellula si differenzia, perde la capacità di autorinnovarsi e infine scompare. Il risultato visibile di questa catena di eventi è la comparsa dei capelli bianchi, la testimonianza di un meccanismo anticancro che opera in silenzio a livello del follicolo pilifero.
Al contrario, quando le stesse staminali vengono esposte a degli agenti cancerogeni come i raggi ultravioletti B, può verificarsi la situazione opposta. In presenza della molecola segnale Kit, prodotta dall’epidermide, le cellule danneggiate possono continuare a proliferare e dar vita a processi potenzialmente tumorali. Questo duplice comportamento rende il sistema delle staminali un punto di equilibrio delicato tra sicurezza e vulnerabilità.
Due destini possibili per le cellule staminali del bulbo pilifero
Secondo gli autori dello studio, la ricerca mette in luce una dinamica particolare: la stessa popolazione di cellule può imboccare due strade opposte, l’esaurimento o l’espansione, a seconda del tipo di stress e del microambiente in cui si trova. L’ingrigimento dei capelli e lo sviluppo del melanoma non sarebbero quindi eventi indipendenti, ma due esiti alternativi delle risposte cellulari allo stress genetico.
Questa scoperta sui capelli bianchi apre una nuova prospettiva sulla biologia del follicolo pilifero e sulla funzione delle cellule staminali del bulbo pilifero. Il lavoro dei ricercatori giapponesi dimostra che un fenomeno apparentemente banale come la perdita del colore dei capelli nasconde un complesso meccanismo di difesa naturale.


















