Il paradosso dell'acqua in Italia: siccità in aumento e quella che c'è è a rischio inquinamento
L'acqua è un bene prezioso, ma in Italia, e non solo, è anche un rischio: analisi dei rapporti tra siccità, pericolo idrogeologico e inquinamento
Le conseguenze del cambiamento climatico rappresentano la sfida più importante che l’Italia e il resto del pianeta devono affrontare. Una delle principali minacce per il nostro territorio è paradossalmente l’acqua. Sia la siccità prolungata che l’estrema piovosità sono in grado alla pari di provocare danni enormi al paese.
La totale mancanza d’acqua per lunghi periodi ostacola le attività economiche. Tra tutte l’agricoltura è certamente la più colpita, con riduzione della fertilità dei terreni e perdite nei raccolti.
Analogamente, con il verificarsi di alluvioni e inondazioni, l’estrema abbondanza d’acqua distrugge il tessuto economico locale, ferma le imprese e arreca danni inestimabili ai privati cittadini (disintegrando case, auto, locali commerciali).
Allerta acqua in Italia
Nell’ambito della VII edizione del Forum Nazionale Acqua a Roma, intitolata La resilienza idrica in Italia, Legambiente ha fornito una lettura preoccupante della situazione del nostro Paese.
I numeri illustrati raccontano di un fenomeno di siccità crescente negli ultimi 4 anni, con danni economici disastrosi: 6 miliardi di euro sono andati persi nel giro di pochi mesi nella seconda metà del 2022.
Secondo l’Osservatorio Città Clima di Legambiente, dal 2017 a oggi si possono contare ben 142 eventi di siccità prolungata. La Protezione Civile invece evidenzia che gli stati di emergenza provocati da alluvioni e registrati tra il 2013 e il 2022 sono stati ben 179. Cifre che fanno rabbrividire, pensando alle ripercussioni che questi eventi hanno sul sistema economico del Paese.
L’Università di Mannheim, in collaborazione con la Banca Centrale Europea, ha stimato che la siccità verificatasi nell’estate del 2025 in Italia porterà a un danno complessivo di circa 6,8 miliardi, arrivando a toccare quota 17,5 miliardi nel 2029.
Sono numeri altissimi, tipici di una vera e propria crisi industriale. Dall’agricoltura, all’energia, al turismo, tutti i settori produttivi e strategici del Paese sono sotto la minaccia di un clima sempre più estremo.
Allerta inquinamento
Se da un lato la quantità d’acqua disponibile rappresenta un dato molto preoccupante, sia in difetto che in eccesso, dall’altro la sua qualità non è da meno.
L’altra faccia della discussione relativa alle conseguenze del cambiamento climatico è la riduzione dell’inquinamento. Per applicare strategie efficaci è indispensabile partire dall’analisi dei dati. Nel periodo compreso tra il 2016 e il 2021 lo stato di salute dell’acqua è migliorato per il 70% delle acque sotterranee e per il 75,1% di quelle superficiali.
Una buona notizia, ma non sufficiente a spegnere gli allarmismi. Sopravvivono sul territorio italiano regioni molto inquinate e in prospettiva la situazione non migliorerà. Le previsioni suggeriscono infatti che il 30% delle acque superficiali e il 27% delle sotterranee non riusciranno a pareggiare gli standard ambientali stabiliti dalle direttive europee entro il 2027.
Prevenzione necessaria
Tra il 1999 e il 2024 l’Italia ha investito 20,48 miliardi di euro per la realizzazione di 25.900 interventi, finalizzati a mitigare gli effetti del dissesto idrogeologico sul territorio.
Di questi solo il 35,7% è stato portato a termine e non è stato sufficiente a raggiungere gli obiettivi prefissati. Infatti, dall’analisi dei dati degli ultimi decenni, emerge un aumento del rischio idrogeologico, in totale controtendenza rispetto agli investimenti fatti.
Ciò significa che le politiche di intervento e gestione del territorio con le sue risorse idriche hanno fallito e necessitano di una revisione profonda.
Proposta di Legambiente
Legambiente si fa dunque portatrice di una proposta in 10 punti, da sottoporre al Governo, basata su sei capi saldi:
- correggere la gestione delle risorse idriche;
- incrementare le infrastrutture;
- fare più investimenti sia pubblici che privati;
- incentivare il risparmio e la riduzione dei consumi idrici;
- informare e sensibilizzare i cittadini;
- applicare strategie di ripristino degli ecosistemi naturali.
Legambiente parla chiaro: è necessaria una visione di insieme e di lungo periodo. La crisi dell’acqua è una questione nazionale di massima urgenza che va affrontata oggi per salvaguardare il presente e soprattutto il futuro del nostro Paese.



















