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SCIENZA

È stata trovata in Finlandia una città dove cresce l'oro sugli alberi

Individuate nanoparticelle di oro sugli alberi di abete in una città della Lapponia: è una scoperta importante per la bioprospezione mineraria

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Oro sugli alberi 123RF

Una sorprendente scoperta scientifica svela come alcuni abeti rossi finlandesi contengano nanoparticelle d’oro, aprendo la strada a una nuova forma di bioprospezione mineraria sostenibile. In particolare, in una città del Nord Europa l’oro non si estrae dal terreno ma… cresce letteralmente sugli alberi.

Oro sugli alberi: una scoperta tra natura e scienza

In Lapponia, vicino alla miniera d’oro di Kittilä, i ricercatori dell’Università di Oulu hanno fatto una scoperta che sembra uscita da una fiaba nordica: alcuni abeti rossi (Picea abies) contengono oro nelle loro foglie. Ma non si tratta di pepite o filoni nascosti, bensì di nanoparticelle d’oro intrappolate nei tessuti degli aghi.

L’indagine, pubblicata sulla rivista Environmental Microbiome, ha analizzato 23 alberi prelevando oltre cento campioni per capire in che modo le piante interagiscono con i metalli del suolo. In quattro di questi, gli scienziati hanno rilevato minuscole quantità di oro, confermando che alcune specie vegetali sono in grado di assorbire elementi preziosi attraverso le radici e di immagazzinarli in modo naturale.

Tale processo, già osservato in passato per rame, nichel e zinco, dimostra che la biomineralizzazione può interessare anche l’oro, un metallo finora considerato troppo inerte per essere coinvolto nei cicli biologici delle piante.

I batteri endofiti, minatori invisibili dell’oro

La chiave di questo fenomeno sembra risiedere nei batteri endofiti, minuscoli organismi che vivono in simbiosi all’interno dei tessuti vegetali. Secondo la biologa Kaisa Lehosmaa, che ha guidato la ricerca, questi microbi non solo aiutano le piante ad assorbire nutrienti, ma sono anche in grado di catturare metalli disciolti nell’acqua del terreno.

In particolare, i batteri formano dei biofilm: sottili strati di zuccheri e proteine che avvolgono le nanoparticelle d’oro. Questo involucro ne riduce la tossicità e permette alla pianta di conservarle senza subire danni. Le analisi genetiche hanno identificato diversi generi batterici, tra cui Cutibacterium e Corynebacterium, già noti per la loro capacità di interagire con i metalli pesanti.

L’osservazione che solo 4 alberi su 23 contenevano oro suggerisce che il fenomeno non sia casuale: probabilmente solo alcune comunità microbiche possiedono i geni necessari per concentrare i metalli preziosi, aprendo nuove prospettive di studio sulla relazione tra microbiologia e geochimica.

Dalla foresta alla miniera: nasce la bioprospezione mineraria

L’idea di cercare oro nelle piante potrebbe sembrare poetica, ma in realtà nasconde una rivoluzione per la geologia applicata. La presenza di nanoparticelle d’oro negli abeti può diventare un indicatore naturale di giacimenti sotterranei, rendendo gli alberi veri e propri “biosensori” del sottosuolo.

Questa tecnica, chiamata bioprospezione mineraria, permetterebbe di individuare nuovi depositi senza ricorrere a scavi invasivi e costosi, riducendo l’impatto ambientale dell’esplorazione. È un approccio che unisce tecnologia verde e conoscenza ecologica, e che potrebbe trasformare la ricerca sostenibile dell’oro in una pratica più rispettosa degli ecosistemi.

Anche se le quantità d’oro trovate sono infinitesimali e prive di valore economico diretto, la scoperta rappresenta un passo importante verso un nuovo modo di leggere la natura. Gli alberi, così, diventano testimoni dei processi geologici, ponti tra il mondo vegetale e quello minerario.

A Kittilä, dove la miniera continua a essere la più produttiva d’Europa, la scoperta degli alberi che contengono oro ha acceso l’immaginazione collettiva. Ma al di là della curiosità, l’esperimento dell’Università di Oulu evidenzia quanto la vita sia connessa con la materia del pianeta.