Più della metà dell'Antartide potrebbe crollare entro il 2300
I risultati di un nuovo studio sembrano apocalittici: entro il 2300, più della metà delle piattaforme di ghiaccio dell'Antartide potrebbe essere crollata, con esiti catastrofici.

Sembra la trama di un film catastrofico, ma potrebbe trasformarsi in drammatica realtà: se non invertiremo la rotta affrontando seriamente il problema del riscaldamento globale, entro il 2300 più di metà delle piattaforme di ghiaccio dell’Antartide potrebbe sciogliersi e innalzare il livello degli oceani tanto da sommergere decine di città costiere. A raggiungere queste conclusioni è un nuovo studio che prende in considerazione diversi scenari in cui le emissioni di CO2 sono a livelli variabili, evidenziandone le conseguenze. Ecco cosa hanno scoperto gli scienziati.
Lo studio sul crollo delle piattaforme dell’Antartide
Un team di scienziati dell’Università della Sorbona di Parigi ha condotto una ricerca sugli effetti dell’aumento delle emissioni di anidride carbonica sulla stabilità delle piattaforme di ghiaccio dell’Antartide. La calotta glaciale antartica misura circa 12,3 milioni di km quadrati e contiene quasi il 61% di tutta l’acqua dolce della Terra, sotto forma di ghiaccio. La regione è composta da 15 grandi piattaforme e da numerose altre più piccole, che hanno un ruolo fondamentale: sono infatti ai margini del continente e permettono di controllare la perdita di ghiaccio. “Rappresentano una fascia di sicurezza attorno all’Antartide” – ha affermato Clara Burgard, autrice dello studio pubblicato su Nature.
Mediante alcune simulazioni, i ricercatori hanno verificato cosa succederebbe alle 64 principali piattaforme di ghiaccio dell’Antartide in base ai vari livelli di emissioni di CO2 nell’atmosfera. Se il riscaldamento globale viene mantenuto al di sotto dei 2°C rispetto al periodo preindustriale entro il 2300, solo una piattaforma sarebbe a rischio. Al contrario, superato questo livello la situazione peggiorerebbe drammaticamente. Se le temperature aumentassero di 12°C entro il 2300, il 59% delle piattaforme di ghiaccio potrebbe scomparire definitivamente.
Gli effetti, tuttavia, potrebbero iniziare ben prima: “Il periodo compreso tra il 2085 e il 2170 circa segna quello con il tasso più alto di piattaforme che probabilmente raggiungeranno la non vitalità. Questa stima è piuttosto prudente e l’effettivo assottigliamento, ritiro o crollo potrebbero verificarsi prima, a seconda della vulnerabilità di una determinata piattaforma di ghiaccio ad altri processi quali danneggiamento, fratturazione idraulica o distacco” – hanno dichiarato i ricercatori. Quali sarebbero le drammatiche conseguenze di uno scenario di questo tipo?
Le conseguenze drammatiche del riscaldamento globale
Come abbiamo visto, le piattaforme dell’Antartide permettono di tenere sotto controllo la perdita di ghiaccio del continente: il loro eventuale collasso accelererebbe lo scarico di acqua nell’oceano. Qualora entro il 2300 dovesse sciogliersi il 59% delle piattaforme, in base allo scenario peggiore, il livello globale degli oceani si innalzerebbe di circa 10 metri. E, secondo i dati del Climate Central’s Coastal Risk Screening Tool, ciò comporterebbe conseguenze catastrofiche: decine di città in tutto il mondo finirebbero sott’acqua.
Da Venezia a Lisbona, da Siviglia alla costa francese di Calais, oltre a vaste aree della città di Londra: tutto questo sarà sommerso. Negli Stati Uniti, milioni di persone sarebbero costrette a spostarsi nell’entroterra, vedendo sparire metropoli come New Orleans, Houston e Miami. Mentre in Asia scompariranno zone ad alta densità di popolazione, tra cui Shanghai e Ho Chi Minh. “I nostri risultati dimostrano che le attuali scelte per modificare le emissioni potrebbero influenzare significativamente la probabilità di perdita a lungo termine della maggior parte delle piattaforme di ghiaccio antartiche” – conclude lo studio.


















