Maglia nera all'Italia per i parchi: quanto sono inquinati e cosa hanno trovato
Qual è il grado di inquinamento in Italia: l'analisi di Legambiente svela la realtà della presenza massiccia di rifiuti su tutto il nostro territorio, mari compresi.

Quattro rifiuti abbandonati per metro quadrato: è questa la verità che si nasconde tristemente dietro la bellezza delle nostre città. La fotografia del Paese, scattata da Legambiente nel 2025, descrive un’Italia disorganizzata, sporca e non attenta ai temi dell’inquinamento e della sostenibilità.
Secondo l’indagine Park Litter, i volontari hanno setacciato 49 aree verdi e raccolto più di 24 mila rifiuti. Si tratta di un dato sconcertante che ci dice molto dello stato di buona salute dell’ambiente in cui viviamo e ci rivela informazioni utili sulle nostre abitudini. Il 64% del materiale catalogato è plastica. Più di 10 mila pezzi di spazzatura sono mozziconi di sigaretta. Ecco che dai numeri è possibile estrarre una descrizione del modo in cui usufruiamo e concepiamo lo spazio pubblico.
I numeri di un’Italia sommersa dai rifiuti
I parchi urbani sono letteralmente sommersi dalla spazzatura. Durante la 33a edizione della campagna Puliamo il Mondo, i volontari di Legambiente hanno individuato e catalogato 24.260 rifiuti. Le operazioni di raccolta hanno riguardato 49 parchi urbani in 20 città diverse: comprese ad esempio Milano, Napoli, Bologna e Firenze.
Mettendo a confronto la quantità di spazzatura totale e la superficie battuta dagli uomini e le donne di Legambiente, si ottiene la densità di rifiuti presenti nei nostri parchi: quattro per metro quadrato.
I mozziconi sono 161 ogni 100 metri quadrati, per un numero complessivo di 10.472 pezzi. Seguono nel catalogo dei rifiuti redatto:
- oggetti in plastica: pari al 64%;
- carta e cartone: 11%;
- metallo: 9,1%;
- vetro e ceramica: 7,1%;
- gomma: 4,3%;
- altri materiali, come residui organici o tessili: 4%.
Il dato che colpisce di più è l’elevatissima presenza di plastica. Si tratta, infatti, di un materiale altamente inquinante, sulla cui dispersione da anni si cerca di sensibilizzare e istruire la popolazione. Nonostante gli sforzi di alcuni cittadini virtuosi però, è evidente che la piaga della diffusione della plastica nell’ambiente continui a sopravvivere alle iniziative pubbliche e private. L’Italia è in ritardo nel mettersi in pari con l’Europa e nell’attuazione della Direttiva europea SUP (Single Use Plastics), entrata in vigore ormai nel 2022.
I dati e l’aspetto culturale dell’emergenza
Scendendo nel dettaglio dell’indagine, si scopre una verità ancora più difficile da affrontare. In più della metà dei 65 transetti (superfici campione da 100 m2) studiati da Legambiente, sono state segnalate zone di accumulo di rifiuti, quasi sempre nelle vicinanze di aree di sosta o ristoro (panchine e tavoli). Queste si presentano spesso sfornite di cestini consoni o adatti alla raccolta differenziata.
Emerge dal tesoro di informazioni prodotto che il problema principale non è solo la cultura dell’abbandono dei rifiuti, ma la carenza di infrastrutture adeguate e di un progetto di gestione urbana. Solo agendo sulle dotazioni dei parchi e sviluppando delle politiche con un approccio sistemico, sarà possibile impedire, o quanto meno ridurre, la dispersione di materiali inquinanti nell’ambiente. Ad alto rischio sono in particolare i corsi d’acqua e il mare, esposti all’arrivo diretto di rifiuti tramite tombini e canali di scolo.
Stefano Ciafani, presidente di Legambiente, ricorda che prendersi cura del proprio habitat non è in realtà complicato. È un insieme di piccole azioni e di gesti semplici che, nella vita quotidiana, possono generare un grande cambiamento.




















