Grok è fuori controllo e i contenuti esplici che genera preoccupano gli esperti
Grok e i rischi derivanti dall’estrema libertà del chatbot di xAI. I dubbi degli esperti e gli abusi segnalati dagli utenti che utilizzano l’AI di Elon Musk

In Sintesi
- Grok, il chatbot di xAI di Elon Musk, è al centro di una polemica per la generazione di contenuti “provocatori ed espliciti”.
- La causa di questi problemi è attribuita a protocolli di sicurezza carenti e alla volontà di Musk di creare un’intelligenza artificiale senza filtri.
Grok, il chatbot sviluppato da xAI di Elon Musk, è al centro di una nuova polemica per colpa di alcuni contenuti che sarebbero stati ritenuti “provocatori e sessualmente espliciti”. Nella lista delle accuse figurano anche delle rappresentazioni potenzialmente assimilabili ad abusi su minori.
Questa non è la prima volta che Grok viene accusato di comportamenti inappropriati e, secondo gli esperti, la colpa sarebbe di “protocolli di sicurezza carenti e processi di controllo inadeguati” che hanno permesso al patron di Tesla di creare un’intelligenza artificiale senza filtri.
La cosa sta sollevando forti preoccupazioni sulla gestione etica e la governance dei sistemiAI sviluppati sotto la supervisione di Elon Musk che, per il momento, non ha ancora commentato la cosa.
Grok, i rischi di questa libertà estrema
Secondo quanto riportato da fonti interne a xAI, Grok sarebbe stato deliberatamente progettato per rispondere in modo più diretto, ironico e “umano” rispetto ai chatbot concorrenti, distinguendosi così da modelli come ChatGPT o Gemini.
Tuttavia, tale impostazione avrebbe portato a delle interazioni fuori dagli schemi. Diverse testimonianze, ad esempio, riferiscono che in molti hanno sollecitato il chatbot a produrre contenuti sessuali, e che in alcuni casi l’IA abbia effettivamente generato materiale inappropriato, con risposte davvero inquietanti e, spesso, al limite della legalità.
Ci sono anche profondi dubbi sulle pratiche interne di moderazione e formazione del modello, evidenziando una generale mancanza di una supervisione rispetto a quella di altre aziende del settore. Elon Musk da parte sua ha descritto Grok come “un assistente sarcastico e politicamente neutrale”, ma secondo alcune fonti, pare che sia stato egli stesso a incoraggiare comportamenti provocatori e i toni volutamente trasgressivi finiti al centro delle polemiche nelle settimane passate.
Oltretutto, secondo un’inchiesta del New York Times, xAI avrebbe siglato un accordo con agenzie federali statunitensi per offrire Grok a un prezzo simbolico, destinandolo a usi istituzionali, come l’analisi dati e assistenza creativa.
Tuttavia, questa partnership sarebbe stata siglata in un momento di forte instabilità interna legata proprio alla moderazione dei contenuti e alla gestione delle interazioni sensibili. Addirittura alcuni dipendenti dell’azienda di Musk avrebbero segnalato l’assenza di controlli efficaci, denunciando anche il fatto che il miliardario avrebbe minimizzato i rischi etici in favore di una sperimentazione aggressiva.
Il dilemma morale di Grok e le sfide per il futuro dell’AI
Queste rivelazioni su Grok hanno riacceso il dibattito sulla responsabilità etica delle aziende che sviluppano intelligenze artificiali generative. In particolare, le funzioni più “meno serie” del chatbot, come la cosiddetta Modalità divertimento, hanno sollevato molte perplessità negli esperti per il loro potenziale rischio nei confronti dei minori e per l’assenza di barriere contro l’abuso dei sistemi di generazione di contenuti.
Tutti questi “incidenti” non fanno che confermare le preoccupazioni legate alla diffusione di Grok, tra cui la diffusione di narrazioni estremiste e teorie complottiste, tutti episodi che mettono in luce la difficoltà di bilanciare la libertà di espressione teorizzata da Musk e il controllo dell’AI.
A complicare ulteriormente la situazione influisce anche una mancanza di standard condivisi e di meccanismi di verifica trasparenti che spesso non permettono all’AI di restare uno strumento etico, sicuro e conforme ai principi umani fondamentali.
Il caso Grok, dunque, rappresenta un monito per l’intero ecosistema dell’intelligenza artificiale e le vicende di xAI dimostrano come lo sviluppo guidato direttamente dai fondatori (se non controllato da organi di controllo indipendenti) può favorire l’insorgere di bias, squilibri etici e priorità distorte.
Mentre altri big del settore come Google e Meta adottano politiche di sicurezza più rigide e processi di audit esterni, xAI continua a privilegiare la velocità di sviluppo e l’autonomia sperimentale, anche a discapito del buonsenso.
Come ben noto, xAI punta all’espansione globale e con nuovi aggiornamenti che includono generazione video, strumenti di ragionamento avanzati e supporto multilingue potrebbe davvero espandere la sfera di influenza di Grok. Resta solo da capire se Elon Musk deciderà di “porre un freno al suo chatbot” o se, invece, continuerà con questo approccio anticonvenzionale, anche a costo di nuovi attriti con i regolatori federali.


















