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Quali sono e quanto valgono i gioielli di Napoleone rubati al Louvre

Quali gioielli sono stati rubati al Louvre e qual è il loro valore: ecco cosa sta accadendo nel mercato nero

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Furto al Louvre ANSA

Ha fatto il giro del mondo la notizia del furto al Louvre. Un caso che è tanto clamoroso da sembrare parte di una sceneggiatura cinematografica. Qualcuno lo ha paragonato alla serie Netflix Lupin, dove per l’appunto Omar Sy si introduce nel celeberrimo museo.

Il tutto è avvenuto nella sezione dedicata ai Gioielli della Corona, dove otto oggetti preziosi legati all’epoca napoleonica sono stati sottratti. Per il ministero della Cultura francese sono “di valore patrimoniale inestimabile”. Un furto che colpisce l’identità stessa della Francia.

I gioielli rubati

Il ministero della Cultura ha diffuso la lista completa dei pezzi che sono stati trafugati:

  • un diadema della parure della regina Marie-Amélie e della regina Ortensia;
  • un collier di zaffiri appartenuto alle stesse regine;
  • orecchini con pietre della parure di zaffiri di Marie-Amélie e Ortensia;
  • un collier di smeraldi della parure di Marie-Louise;
  • un paio di orecchini di smeraldo della stessa parure;
  • una spilla detta “reliquia”;
  • un diadema dell’imperatrice Eugenia;
  • un gioiello da corsetto dell’imperatrice Eugenia.

Soltanto uno di questi è stato ritrovato, ma non per merito delle indagini. Attualmente infatti non si hanno notizie di piste concrete per rintracciare i ladri. Il diadema dell’imperatrice Eugenia è stato semplicemente ritrovato all’esterno del museo, danneggiato, perso durante la fuga dai malviventi.

Simbolo di un’epoca

Si parla di gioielli di Napoleone ma, è bene spiegarlo, ciò non indica soltanto i pezzi indossati dall’imperatore o da Giuseppina Bonaparte. La collezione esposta al Louvre, infatti, racchiude un insieme di creazioni realizzate per le consorti imperiali, così come per la nobiltà del tempo. Veri e propri capolavori.

Molti di questi appartenevano a Marie-Louise d’Austria, seconda moglie di Napoleone I, o all’imperatrice Eugenia, moglie di Napoleone III, che contribuì a ricostruire la collezione, dispersa dopo la caduta dell’Impero.

Questo furto è una ferita che sanguina copiosamente per la Francia tutta. Quanto accaduto riporta alla mente antichi saccheggi e dispersioni: dopo il 1815, molti dei 65.000 gioielli imperiali finirono nelle mani di collezionisti privati, mentre solo una parte venne restituita allo Stato francese.

Si riteneva ormai passata quell’epoca ma la grande semplicità con la quale tutto ciò è avvenuto getta luce sull’insensata fragilità della sicurezza di uno dei musei più importanti al mondo.

Quanto valgono

È letteralmente impossibile stabilire un prezzo a quanto rubato dal museo di Parigi. Il motivo è rappresentato dal valore storico. Ciò che è possibile fare, di fatto, è prezzare le gemme in sé, in quanto tali.

Parliamo di diamanti, zaffiri, smeraldi e oro, per un valore di decine di milioni di euro. Sul mercato nero potrebbero attirare collezionisti per 30-40 milioni, ad esempio. È però il valore storico a fare la differenza, rendendo di fatto inestimabile il tutto.

Un gioiello appartenuto alla corte napoleonica, tracciato e documentato, può raggiungere cifre record nelle aste internazionali. Nel 2021, ad esempio, una tiara di zaffiri appartenuta a Giuseppina Bonaparte fu venduta per oltre 1,5 milioni di euro da Sotheby’s.

Il timore maggiore ora è che i gioielli vengano smembrati e immessi nel mercato nero dell’arte, dove ogni traccia storica si dissolve. Gli esperti spiegano che i ladri professionisti tendono a separare le pietre dalle montature, fondendo l’oro e vendendo le gemme singolarmente, spesso attraverso canali clandestini. Le autorità francesi stanno lavorando con Europol e Interpol per intercettare eventuali movimenti sospetti.