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Il misterioso device di Open AI e Jony Ive è in ritardo, che succede?

Il misterioso dispositivo AI di Open AI e Jony Ive è in ritardo a causa di diversi problemi tecnici che stanno emergendo in fase di sviluppo

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OpenAI Rokas Tenys / Shutterstock.com

In sintesi

  • OpenAI sviluppa un dispositivo AI innovativo con dimensioni di un palmo, interazione tramite segnali audio e visivi, possibilità di utilizzo indossabile e collaborazione con Jony Ive per design e funzionalità.
  • Sfide tecniche e ritardi: problemi di infrastruttura cloud, gestione dei sensori “always on”, potenza di calcolo insufficiente per milioni di dispositivi, definizione della personalità dell’AI e questioni di privacy.

OpenAI sta lavorando, da tempo, a un misterioso dispositivo con intelligenza artificiale integrata. Questo progetto è stato più volte al centro di rumor e indiscrezioni anche per via del coinvolgimento diretto di Jony Ive, ex designer di Apple, che collabora con il suo studio di design insieme ad OpenAI per definire le caratteristiche e le forme del misterioso prodotto.

Le ultime indiscrezioni, però, confermano che gli ostacoli tecnici in fase di sviluppo sono tanti e le tempistiche di completamento potrebbero allungarsi, anche in modo significativo, nonostante la raccolta di miliardi di dollari di finanziamenti nel corso degli ultimi anni. Andiamo a fare il punto della situazione.

Che succede al dispositivo di OpenAI?

Le indiscrezioni raccolte da Winfuture confermano il ritardo del nuovo prodotto con AI integrata di OpenAI, con la collaborazione di Jony Ive. A rallentare il progetto ci sarebbero delle difficoltà tecniche che, per il momento, non sono ancora chiare ma che stanno causando notevoli ritardi.

Il nuovo prodotto viene descritto come un  il dispositivo dalle dimensioni di un palmo che può interagire con gli utenti esclusivamente attraverso segnali audio e visivi provenienti dall’ambiente. A differenza dei tradizionali smart speaker, questo misterioso dispositivo dovrebbe essere più flessibile e potrebbe anche essere “indossato” dall’utente, in modo da poter essere utilizzato in mobilità.

Le indiscrezioni riportate dal Financial Times

Secondo quanto riportato dal Financial Times, OpenAI deve fare i conti con un’infrastruttura cloud non sufficiente per la gestione in tempo reale del dispositivo, a differenza ad esempio di Amazon che può supportare Alexa con un’infrastruttura completa. Le risorse dell’azienda sono oggi concentrate su ChatGPT che richiede tantissima potenza di calcolo per poter funzionare.

Il nuovo dispositivo AI di OpenAI sarà “always on” con vari sensori sempre attivi per poter captare i dati necessari al suo funzionamento. Per questo motivo, il sistema può stressare in modo significativo i server, non potendo gestire l’elaborazione dei dati “on device”. In sostanza, OpenAI non sarebbe in grado di mettere a disposizione una potenza di calcolo sufficiente per gestire milioni di dispositivi in contemporanea.

L’azienda, inoltre, deve anche trovare il modo per realizzare un’AI con la personalità giusta per poter affiancare l’utente, risultando sempre attiva e pronta ad ascoltare e a intervenire. Un altro aspetto che sta creando non pochi problemi dovrebbe essere quello della privacy che rischia di diventare un elemento cruciale del progetto.