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Trucchi e consigli per riconoscere deepfake e video generati con l'AI

Il web è pieno di deepfake e riconoscerli diventa sempre più complesso. Vediamo come capire se un contenuto è reale o se è creato dall’intelligenza artificiale

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Deepfake Smile Studio AP/Shutterstock

In Sintesi

  • I video generati da intelligenza artificiale stanno diventando indistinguibili dai filmati reali, aumentando il rischio di deepfake e disinformazione.
  • Sebbene strumenti come Sora 2 applichino watermark e metadati C2PA, il metodo più sicuro per riconoscere i contenuti manipolati resta l’uso del proprio spirito critico e l’osservazione di “glitch” o incoerenze visive non del tutto perfette.

I video generati dall’intelligenza artificiale hanno invaso il web e possono essere trovati praticamente ovunque, dai social fino ad arrivare ai siti scandalistici. deepfake, meme, fake news, con il progredire della tecnologia sono diventati all’ordine del giorno, raggiungendo un livello di accuratezza tale da essere ormai indistinguibili dai filmati reali.

E tra i responsabili di questa “invasione” c’è sicuramente il modello Sora 2, l’app di OpenAI che diventando ogni giorno più sofisticata, arrivando a generare video con una qualità davvero fuori dal comune. Ma se da un lato questo impressiona e apre a tutta una serie di risvolti creativi, dall’altro mette di fronte gli utenti a una serie di rischi che non possono essere trascurati.

Per questo motivo identificare i contenuti creati con l’intelligenza artificiale è una sfida continua sia per le persone che per le aziende tecnologiche. Vediamo come fare.

Come riconoscere un video creato con l’AI

Nel caso di Sora 2, per limitare gli abusi OpenAI ha adottato alcune strategie per identificare a colpo d’occhio i video generati con l’AI. Tutti i video prodotti con questo strumento, infatti, contengono watermark visibili e metadati di provenienza che segnalano chiaramente che il contenuto è stato generato da un modello AI.

Queste contromisure rappresentano un passo importante, ma non sono sicuramente una soluzione definitiva perché, ad esempio, i watermark statici o ripetuti possono essere ritagliati o rimossi con appositi software mentre i metadati possono essere alterati o persi se il file viene esportato e rielaborato da app di terze parti.

Possiamo dire, dunque, che in caso di “manomissione” del contenuto, può diventare estremamente complesso identificarne la provenienza, tuttavia utilizzare più sistemi di controllo può essere un ottimo modo per individuare un deepfake.

La prima cosa da fare è sicuramente verificare la presenza del watermark, come appena detto i video scaricati dall’app Sora (e non manomessi) contengono un logo in movimento che evidenzia il fatto che sono stati generati dall’AI

Il secondo passo è controllare i metadati C2PA. Per farlo si possono usare gli strumenti di verifica della Content Authenticity Initiative che sono in grado di leggere i dati all’interno del video e segnalare se il file “proviene” da OpenAI o mostra informazioni di origine riconducibili a Sora.

Cruciale anche affidarsi al proprio spirito critico, osservare i dettagli del video alla ricerca di “glitch” o stranezze varie che possono rappresentare delle incoerenze. Per quanto attendibile, infatti, l’AI non è ancora precisa al 100% nella generazione di video e, spesso, nelle clip si trovano elementi che non sono ovviamente reali, come movimenti atipici, soggetti o oggetti che spariscono, imperfezioni nelle immagini riprodotte e così via.

L’ultima cosa da verificare sono le note dell’autore, molte piattaforme infatti consentono a chi crea e carica contenuti AI di segnalarlo volontariamente. Non tutti lo fanno ma, se presenti, queste indicazioni sono una prova inconfutabile della provenienza del video.

Riconoscere i video AI è responsabilità delle persone

Come appena visto, non esiste un metodo infallibile per capire con precisione se un video è reale o frutto dell’intelligenza artificiale; ci sono una serie di indicazioni da seguire ma non esiste uno strumento universale per riconoscere un contenuto falso da uno vero.

La cosa migliore da fare, dunque, è quella di non credere ciecamente a tutto ciò che di vede in rete, è utile dubitare e fare affidamento al proprio spirito critico e alla propria capacità di osservazione che, a oggi, restano l’unica arma di difesa contro la disinformazione e il rumore digitale che quotidianamente ci circonda.