Come proteggere bambini e adolescenti nell’era dell’intelligenza artificiale
L’utilizzo dell’intelligenza artificiale e in crescita tra i più giovani e c’è bisogno di regole e maggiori controlli per tenere al sicuro bambini e adolescenti
In Sintesi
- L’uso crescente dell’Intelligenza Artificiale e dei chatbot tra gli adolescenti offre nuove opportunità ma solleva serie preoccupazioni riguardo all’impatto psicologico e cognitivo.
- L’eccessiva dipendenza da questi strumenti, infatti, può portare a un “debito cognitivo” e a una riduzione del pensiero critico e dell’autonomia decisionale.
L’intelligenza artificiale è una tecnologia rivoluzionaria che trasformando non solo i luoghi di lavoro, ma anche il modo in cui le nuove generazioni apprendono, comunicano e si relazionano. Sempre più adolescenti (o addirittura i bambini), infatti, utilizzano strumenti basati su AI per svolgere i compiti, conversare o simulare interazioni sociali.
Ma se da un lato queste tecnologie offrono nuove possibilità di apprendimento e creatività, dall’altro sollevano interrogativi profondi sul loro impatto psicologico, cognitivo e sociale.
Cresce l’utilizzo dei chatbot AI tra gli adolescenti
ChatGPT e altri chatbot basati su modelli linguistici di grandi dimensioni (LLM) si sono diffusi rapidamente tra i giovani e questo è dovuto essenzialmente alla loro accessibilità e alla capacità di fornire risposte immediate e coerenti.
Secondo un sondaggio del Pew Research Center del 2024, il 26% degli adolescenti statunitensi tra i 13 e i 17 anni dichiara di aver utilizzato ChatGPT per i compiti scolastici, il doppio rispetto all’anno precedente. A fronte di numeri come questi, la Federal Trade Commission (FTC) ha chiesto a sette grandi aziende tecnologiche (tra cui OpenAI, Alphabet e Meta) di chiarire in che modo i loro chatbot possano influenzare bambini e adolescenti e, nel caso, di elaborare dei “sistemi di sicurezza” che possano tenere al sicuro i più piccoli.
In risposta, OpenAI ha annunciato il lancio di una versione di ChatGPT dedicata agli utenti sotto i 18 anni, dotata di controlli parentali e strumenti di verifica dell’età, che indirizzeranno automaticamente i minori verso esperienze conformi alla loro fascia d’età.
Cosa si rischia con l’eccessivo utilizzo dei chatbot
Questo entusiasmo verso l’AI si traduce anche in crescenti preoccupazioni nel mondo della ricerca. Uno studio condotto nel 2025 dal Media Lab del MIT ha analizzato il costo cognitivo dell’utilizzo di LLM nella scrittura. I risultati (ancora in revisione) mostrano una diminuzione della connettività cerebrale proporzionale alla quantità di supporto esterno utilizzato mentre chi ha scritto autonomamente ha mostrato reti neurali più forti e ampie.
Secondo Nataliya Kosmyna, ricercatrice del MIT e autrice dello studio, un utilizzo eccessivo e continuativo dei chatbot potrebbe generare un “debito cognitivo”, cioè una progressiva riduzione dello sforzo mentale e della capacità di pensiero critico.
Oltre a questo, un utilizzo eccessivo dell’intelligenza artificiale può portare a una delegazione del pensiero, con effetti a lungo termine sullo sviluppo della creatività e sull’autonomia decisionale. Questo suggerisce che le generazioni più giovani, crescendo con l’abitudine di ricevere risposte immediate da un chatbot, potrebbero ridurre la loro capacità di analisi indipendente.
Fondamentale in questo senso acquisire competenze e conoscenze autonome, anche per riconoscere eventuali errori o allucinazioni dell’AI.
Inoltre gli esperti evidenziano che i bambini più piccoli rappresentano la fascia più vulnerabile perché la loro naturale tendenza ad antropomorfizzare (attribuire tratti umani a oggetti o entità artificiali) potrebbe portarli a instaurare un rapporto emotivo con chatbot e assistenti virtuali.
Infine, oltre ai rischi cognitivi, emergono anche problemi di privacy e sicurezza dei dati, con i minori che spesso non sono consapevoli dell’importanza delle informazioni che condividono e dei potenziali usi impropri.
Come proteggere i bambini nell’era dell’intelligenza artificiale
Importante sottolineare che per proteggere i più piccoli dai rischi dell’AI, giocano un ruolo chiave le aziende tecnologiche e le autorità di regolamentazione che devono garantire che l’intelligenza artificiale venga sviluppata e utilizzata in modo etico e sicuro.
Tuttavia, resta centrale anche il ruolo della famiglia, con i genitori che devono mantenere un dialogo aperto con i figli, monitorare l’uso dei chatbot e, se necessario, discutere insieme le risposte fornite dalle AI, in modo da ridurre il rischio di dipendenza e fraintendimenti.
L’obiettivo, dunque, non è vietare l’AI, ma insegnarne ai giovani un uso consapevole: promuovendo l’educazione digitale, il pensiero critico e la comprensione del funzionamento dei sistemi intelligenti.




















