Hollywood contro l'AI: Sora 2 viola diritto d'autore e immagine degli attori
Hollywood è in guerra contro l’AI e nonostante il potenziale di questa tecnologia, ci sorgono domande etiche e legali che hanno bisogno di risposte concrete
In Sintesi
- L’arrivo di Sora 2 messo in agitazione le associazioni di categoria di Hollywood, che denunciano la violazione dei diritti d’autore e lo sfruttamento non autorizzato dell’immagine degli attori.
- La polemica principale riguarda il controllo sull’uso delle immagini digitali. Le agenzie e gli attori rivendicano il diritto esclusivo di dare il consenso e ricevere un compenso per l’utilizzo delle immagini degli attori.
Un anno dopo il debutto di Sora, lo strumento di generazione video di OpenAI che ha scosso Hollywood, Sam Altman è tornato a far parlare di sé e con il lancio di Sora 2, promette una nuova rivoluzione: ora gli utenti possono caricare video di persone reali e inserirli in scenari creati interamente dall’intelligenza artificiale, con tanto di suoni, ambientazioni e dialoghi sintetici.
Ma l’entusiasmo della Silicon Valley si è subito scontrato con la diffidenza dell’industria cinematografica. Per Hollywood, Sora 2 rappresenta una minaccia diretta al controllo sull’immagine e sulla proprietà intellettuale degli attori.
Perché Sora 2 è al centro delle polemiche
Il lancio di Sora 2 è stato accompagnato da video spettacolari e controversi che mostrano tanti personaggi famosi in situazioni, ovviamente, mai accadute. Ma se Altman ha celebrato il risultato come un “traguardo straordinario nella ricerca video” non sono mancate le preoccupazioni tra le principali associazioni di categoria.
La Motion Picture Association, ad esempio, ha accusato OpenAI di violare i diritti d’autore e ha chiesto misure immediate e decisive. A ruota, anche SAG-AFTRA, il sindacato degli attori, e varie agenzie hollywoodiane hanno denunciato il rischio che l’azienda stia sfruttando immagini protette senza consenso né compenso.
Con Sora 2, OpenAI consente di generare video in cui appaiono volti e personaggi reali. La società ha assicurato di voler garantire “pieno controllo” agli attori e ai titolari dei diritti, ma secondo diverse fonti avrebbe inizialmente adottato un modello opt-out, cioè di esclusione volontaria: gli artisti sarebbero stati inclusi nei dataset a meno che non avessero esplicitamente chiesto di essere rimossi. Le agenzie hanno ovviamente risposto a OpenAI minacciando di ritirare tutti i propri clienti dalla piattaforma, rivendicando il diritto esclusivo dei loro assistiti a decidere sull’uso della propria immagine e di ricevere un compenso per ogni sfruttamento digitale.
La tensione tra OpenAI e Hollywood rappresenta lo scontro tra due visioni opposte. Da un lato, la filosofia della Silicon Valley, improntata all’innovazione senza freni; dall’altro, l’industria dell’intrattenimento, da sempre gelosa del controllo sulle proprie creazioni.
Prima di essere travolta dalle critiche, però, OpenAI aveva cercato un approccio più diplomatico. Nel 2024, i suoi dirigenti avevano contattato studi come Walt Disney Co. e altre major per discutere potenziali collaborazioni e attenuare le tensioni. Quest’anno la società ha cambiato tono e prima del lancio di Sora 2 OpenAI avrebbe chiesto ai partner di segnalare quali proprietà intellettuali non dovevano comparire nei video generati. Una scelta interpretata da molti come un tentativo di spostare il peso della responsabilità sui detentori dei diritti.
L’azienda ha respinto questa versione, sostenendo che il suo obiettivo è sempre stato quello di garantire consenso e controllo agli artisti.
Il futuro del cinema nell’era dell’AI
Di recente, le tensioni si sono amplificate dopo il caso di Tilly Norwood, un’“attrice virtuale” creata da un’azienda indipendente e diventata virale sui social.
Lo scontro tra Hollywood e l’intelligenza artificiale, dunque, non è solo una disputa commerciale ma rappresenta il primo grande test su come le varie aziende decideranno di regolamentare l’uso delle identità digitali nell’era moderna.
Del resto, come tutte le tecnologie arrivate nel corso degli anni, anche quelle basate sull’AI possono avere un potenziale creativo immenso, pur sollevando domande etiche e legali che il settore non può più ignorare.
Come accadde con la nascita del cinema sonoro o della CGI, la storia si ripete: la tecnologia corre, e l’industria dell’intrattenimento è costretta a inseguire, cercando un equilibrio fragile tra innovazione e diritti.


















