In Italia è stata raggiunta la temperatura di quasi 60°C al suolo
Bologna ha sfiorato i 60°C al suolo, un dato preoccupante rilevato da Legambiente che sottolinea l'importanza di azioni immediate contro l'emergenza climatica.

Come gran parte dell’Europa, l’Italia sta affrontando ondate di calore sempre più intense. Un dato recente ha acceso un nuovo e preoccupante campanello d’allarme: a Bologna la temperatura al suolo ha sfiorato i 60°C. Sembrerebbe un errore di misurazione ma no, non è così. Questo valore, ben al di sopra delle temperature ambientali a cui siamo abituati, è la diretta manifestazione di fenomeni microclimatici complessi, intrinsecamente legati all’urbanizzazione e all’accelerazione del riscaldamento globale.
Rilevare una temperatura così elevata sulla superficie terrestre sottolinea l’urgenza di comprendere e affrontare le specifiche dinamiche del caldo estremo nelle aree urbane, compiendo un’analisi approfondita che vada oltre la semplice percezione del “caldo” e distinguendo tra le diverse misurazioni termiche e le loro implicazioni dirette sulla vita quotidiana, la salute pubblica e la sostenibilità ambientale delle nostre città.
A Bologna il record al suolo di 59,8°C
Il dato specifico di 59,8°C è stato rilevato da Legambiente nel quartiere Barca di Bologna, precisamente sull’asfalto all’ingresso di un supermercato in via Giuseppe di Vittorio. Dato che si inserisce nei i risultati delle termografie realizzate tra l’8 e il 9 luglio, nelle ore più calde della giornata, nei quartieri di Barca-Treno e Murri e che non è un caso isolato. Altri monitoraggi urbani hanno registrato valori allarmanti, come i 55°C al suolo nel quartiere Murri, nei pressi di un altro supermercato in via Mazzini.
Questi monitoraggi rientrano nella campagna nazionale di sensibilizzazione Che caldo che fa! Contro la cooling poverty: città + fresche, città + giuste, volta a evidenziare l’emergenza climatica e la crescente cooling poverty, ovvero “la povertà energetica legata all’impossibilità di mantenere ambienti freschi e vivibili durante i mesi estivi sia in casa (per mancanza di impianti di climatizzazione accessibili o funzionanti), che negli spazi pubblici (per assenza di infrastrutture, aree verdi, servizi)”.
Attenzione, però, a non fare confusione: qui si parla di temperatura al suolo, non di temperatura dell’aria. La temperatura dell’aria, ovvero quella comunemente riportata dalle previsioni meteo, viene misurata a circa 2 metri dal suolo, in condizioni ombreggiate e ventilate, per fornire un dato standardizzato e rappresentativo dell’atmosfera generale. La temperatura al suolo, invece, misura l’energia assorbita e irradiata direttamente dalle superfici. Materiali scuri come l’asfalto e il cemento assorbono molta più radiazione solare rispetto al terreno vegetato o all’acqua, riscaldandosi notevolmente e generando una differenza anche di decine di gradi, specialmente in aree urbane dense.
La netta discrepanza tra le temperature dell’aria e quelle al suolo nella città di Bologna evidenzia la specificità del fenomeno del surriscaldamento urbano. Mentre la temperatura massima dell’aria registrata in città era di 38,2°C, con minime notturne che superavano i 27°C (notti “tropicali”), le superfici asfaltate raggiungevano quasi i 60°C. Questa differenza non è solo numerica ma indica che, pur in presenza di un caldo atmosferico già elevato, specifiche aree urbane diventano veri e propri forni, con implicazioni dirette sulla salute e sul comfort dei cittadini che interagiscono con tali superfici.
L’effetto “Isola di Calore Urbana”
Ma com’è possibile che si raggiunga un valore simile? Questa temperatura estrema è un esempio del cosiddetto effetto “Isola di Calore Urbana” (ICU), ovvero un innalzamento delle temperature nelle aree urbanizzate causato da una concomitanza di diversi fattori, su tutti la presenza di materiali urbani come asfalto e cemento scuri che – come già detto – assorbono e trattengono massicciamente il calore.
A influire sull’ICU c’è anche la geometria degli edifici che, se molto alti, ostacolano la circolazione del vento, intrappolando il calore, così come il traffico, la climatizzazione e le emissioni industriali (le attività antropiche, in breve). Infine, non meno importante, la riduzione delle aree verdi che limita il raffrescamento per evapotraspirazione.
Le temperature estreme sono “killer silenziosi”, che stanno via via diventando sempre più evidenti. Incidono sulla salute, danneggiano le infrastrutture e alterano gli ecosistemi, aumentando fenomeni come siccità e incendi boschivi. E questo record (negativo) di Bologna si inserisce in un contesto globale sempre più preoccupante. Il mese di giugno di quest’anno è stato il più caldo mai registrato in Europa e si stima che le temperature continueranno a salire, con estati sempre più lunghe che potrebbero durare fino a 5-6 mesi entro il 2030.
“La campagna – dichiara Mariateresa Imparato, Responsabile Giustizia climatica di Legambiente – intende sollecitare un cambio di passo nelle politiche urbane, non possiamo più permetterci interventi frammentari o simbolici. La lotta al caldo estremo deve diventare una priorità strutturale e trasversale, integrata in ogni livello della pianificazione urbana e delle politiche pubbliche. È necessario che le amministrazioni locali e nazionali assumano un impegno chiaro e vincolante per garantire il diritto alla salute e alla vivibilità urbana, soprattutto nei quartieri più esposti e vulnerabili. Solo attraverso una visione equa e sistemica dell’adattamento climatico potremo costruire città più giuste, inclusive e capaci di affrontare le sfide della crisi climatica”.