Il polline contiene dei batteri che possono salvare le api, la nuova scoperta
La natura si cura da sé e uno studio ha dimostrato come il polline stia proteggendo le api da batteri e virus: ecco come
Una rivoluzionaria scoperta mostra come nel polline si nascondono dei batteri simbiotici in grado di proteggere le api da miele. Un vero e proprio scudo nei confronti di potenziali infezioni letali. Tutto ciò apre nuove prospettive nella lotta all’antibiotico-resistenza.
Api a rischio estinzione
Sappiamo che le api da miele sono tra gli organismi più preziosi per l’equilibrio del nostro ecosistema, così come per l’economia agricola globale. Guardando unicamente al mercato degli Stati Uniti, il processo naturale di impollinazione contribuisce con circa 30 miliardi di dollari ogni singolo anno.
L’esistenza di questi preziosi insetti è però messa in serio pericolo da svariati fattori:
- pesticidi;
- cambiamento climatico;
- perdita di habitat naturali.
Come se non bastasse tutto ciò, la sopravvivenza delle api da miele è compromessa anche da parassiti e patogeni. La lista è decisamente lunga, con oltre 30 tra virus, funghi, batteri e artropodi. Tra i più noti ci sono l’acaro Varroa destructor, in grado di scatenare epidemie devastanti, e la Nosema, che genera infezioni intestinali gravi. La natura sembra però aver trovato una forma di difesa autonoma: il polline.
Batteri amici nel polline
Un recente studio del Washington College, in collaborazione con l’Università del Wisconsin, ha scoperto l’esistenza di batteri simbiotici del genere Streptmoyces nel polline che viene raccolto dalle api.
Parliamo di microrganismi che sono in grado di produrre dei composti antimicrobici naturali. Questi sono fondamentali perché in grado di uccidere i patogeni più pericolosi per le api e, di fatto, per le stesse piante.
Ma cosa avviene nel corso del processo di impollinazione? Le api sono interessate a raccogliere il polline, ovviamente, ma trascinano via anche questi batteri. Di conseguenza li trasportano all’interno degli alveari, dove si immagazzinano.
Tutto questo va a generare un sistema di difesa condiviso, nel quale le api si prevengono dal virus e contemporaneamente contribuiscono alla salute delle piante. Ancora una volta la natura ci dimostra la sua straordinaria efficienza, con un caso di simbiosi perfetta.
Ecco le parole dell’autore principale dello studio, Daniel May: “siamo riusciti a scoprire come gli stessi batteri benefici si trovino nelle scorte di polline delle colonie di api da miele e sul polline delle piante vicine. Questi producono dei composti antimicrobici simili, che uccidono i patogeni delle api e delle piante, rappresentando un punto di partenza ideale per nuovi trattamenti ecologici”.
Lo studio
Per giungere a questo risultato, gli scienziati hanno raccolto polline da 10 specie vegetali native nella Lakeshore Nature Preserve. Al tempo stesso, inoltre, sono stati ottenuti dei campioni di polline dalle arnie di Apis mellifera vicine.
Condotto il tutto in laboratorio, gli esperti sono riusciti a isolare 16 ceppi di actinobacteria dalle piante, così come 18 ceppi dalle scorte di polline delle api. Il sequenziamento genetico ha posto in evidenza una somiglianza incredibile tra i due gruppi. Circa il 72% dei ceppi apparteneva al genere Streptomyces, ovvero la stessa famiglia dei batteri da cui deriva la maggior parte degli antibiotici oggi in uso medico.
Secondo i ricercatori, questa scoperta apre la strada a una nuova frontiera nella protezione delle api: introdurre in modo mirato ceppi batterici benefici negli alveari per rafforzare il sistema immunitario delle colonie. In questo modo si ridurrebbe la necessità di antibiotici sintetici, contribuendo a contrastare la crescente antibiotico-resistenza.




















