Tron: Ares, l'ammutinamento del cast di Legacy pesa come un macigno nel film sequel con Jared Leto
Joachim Rønning riprende in mano la saga di Tron dopo quindici anni e ci riporta nella Rete, ma con risultati davvero deludenti

Sono passati quindici lunghi anni da quando un Flynn, in questo caso Sam, figlio del visionario Kevin, ha messo piede nel Grid. Era infatti il 2010 quando usciva nelle sale Tron: Legacy, film diretto da Joseph Kosinski che prendeva in mano l’eredità del cult del 1982 di Steven Lisberger. Pellicola apprezzata, all’epoca, da chi scrive, ma non dalla critica e dalla maggior parte del pubblico, con il conseguente accantonamento delle basi gettate per il prosieguo della saga. Dopo così tanto tempo, e numerosi rimaneggiamenti dello script, era inevitabile approcciare questo Tron: Ares con un po’ di naturale diffidenza. Jared Leto come protagonista, Joachim Rønning (Maleficent 2 e Pirati dei Caraibi – La vendetta di Salazar) alla regia, nessuno (o quasi) dei membri del cast originale o di Legacy di nuovo nei propri ruoli. Gli ingredienti per un flop annunciato c’erano tutti. Ma è stato davvero così? Spoiler: sì. Ma vediamo la questione un po’ più nel dettaglio.
La (sconclusionata) trama di Tron: Ares
Anni dopo le scorribande di Sam Flynn (Garrett Hedlund) nel Grid, la Encom, software house del padre Kevin (Jeff Bridges) è in mano alle sorelle Eve (Greta Lee) e Tess Kim. La prima ha bene a fuoco il settore di sviluppo dei videogiochi dell’azienda, mentre la seconda ambisce a cambiare il mondo in meglio attraverso le nuove tecnologie. Alla morte per via di un cancro di Tess, Eve ne eredità lo spirito, e parte alla ricerca del Codice Permanence, uno speciale software sviluppato da Flynn stesso che permetterebbe di trasferire creazioni digitali nel mondo reale e mantenerle oltre il limite di 29 minuti. Anche Julian Dillinger (Evan Peters), CEO della Dillinger Systems, fondata dall’acerrimo rivale di Flynn, Ed Dillinger, è alla caccia del codice, per poterlo sfruttare per intascare miliardi in contratti militari. Per portare avanti il suo malvagio piano, Julian sviluppa il programma Ares (Jared Leto), una avanzatissima IA che mette a capo della cyber sicurezza del suo server e che, alla bisogna, può scatenare nel mondo reale. Ma Ares comincia a sviluppare una propria coscienza e a mettere in dubbio le direttive del proprio padrone.
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Entra nel canale WhatsAppIntelligenza Artificiale e Stupidità Naturale
Partiamo indicando il proverbiale elefante nella stanza. La trama di Tron: Ares fa acqua da tutte le parti. Se da un lato abbiamo un’Intelligenza Artificiale, quella di Ares, apparentemente perfetta, dall’altro assistiamo a una sequela di decisioni prive di senso da parte di tutti gli altri personaggi umani. Una sorta di Stupidità Naturale. Un esempio lampante è l’assurdamente immotivato inseguimento cittadino in moto a circa metà pellicola. Senza fare spoiler, un determinato personaggio è in possesso di un oggetto prezioso e ambito da un altro, che sa di avere alle calcagna. E invece che farsi scortare in sicurezza dai propri agenti, o comunque organizzare una sorta di specchietto per le allodole, si lancia in uno spettacolare quanto inutile inseguimento. Visivamente accattivante, certo, ma a dir poco discutibile.
Si inserisce in questo festival del nonsenso anche il personaggio di Julian Dillinger, interpretato da un Evan Peters sopra le righe. Quello che dovrebbe essere un malvagio genio sembra invece solo un pazzo psicotico, che agisce in preda a raptus di follia più che con azioni calcolate. L’unico lato positivo è che, per lo meno, Peters ci mette del suo, infondendo in Julian un certo carisma. Caratteristica che manca totalmente alla Eve Kim di Greta Lee, piatta e dimenticabile in questo ruolo. Sorvoliamo sulla pletora di personaggi secondari totalmente inutili ai fini della trama, per non dire fastidiosi (sì, stiamo guardando te, Seth), e una Gillian Anderson decisamente sprecata. Apprezzabile per lo meno il cammeo di Jeff Bridges in una delle pochissime sequenze passabili del film. Jared Leto funziona per fisicità e perché il ruolo non richiede chissà quali doti espressive (assenti).
Visivamente appagante quanto narrativamente spoglio
Se dal lato narrativo Tron: Ares è una grande delusione, almeno da quello visivo si difende. L’alto budget si rispecchia in un comparto effetti speciali piuttosto interessante, sebbene abbiamo sperimentato un certo effetto "posticcio" in alcune scene ambientate nel Grid. C’è una chicca per i fan di vecchia data, ma non vogliamo spoilerarvela per non rovinare uno dei pochissimi passaggi migliori della pellicola. Menzione d’onore anche per la colonna sonora, un mix di brani techno e di pezzi scritti appositamente per il film da parte dei Nine Inch Nails.
Voto: 4/10
