The Last of Us si sta rivelando la degna rivale di The Walking Dead: le due serie a confronto
Perché The Last of Us e The Walking Dead si somigliano e quali sono, invece, le differenze tra le due serie? Un confronto che coinvolge anche il videogioco

Negli ultimi anni è capitato spesso di imbattersi nel confronto tra due serie TV che hanno conquistato milioni di telespettatori, oggi tocca a The Last of Us e The Walking Dead. Il racconto distopico e post-apocalittico è, d’altronde, un genere che, sia sulle pagine scritte che in TV, sta acquisendo sempre più fan, e molti di questi hanno trovato proprio in queste due serie due prodotti imprescindibili. Le similitudini, d’altronde, sono tante tra le due serie TV – dalla rappresentazione di un mondo distrutto alla presenza di ‘mostri’ -, ma va detto che le differenze sono altrettanto sostanziali.
The Last of Us e The Walking Dead a confronto: cosa accomuna le due serie TV
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Entra nel canale WhatsAppPartiamo dalle similitudini tra i due prodotti. Il primo è evidente a tutti ed è l’ambientazione in cui si sviluppa la storia. Entrambe le serie mostrano una civiltà collassata a causa di una piaga globale, che ha costretto chi è sopravvissuto a vivere in un paesaggio di rovine e natura selvaggia. L’umanità è ridotta all’osso, e quella ancora in vita combatte per la sopravvivenza in città che sono ormai diventate trappole mortali.
Sia The Last of Us che The Walking Dead presentano un nemico comune per l’umanità che è rimasta in vita dopo la rispettiva piaga: dei ‘mostri’ pronti a uccidere gli esseri umani rimasti. Per la prima, si tratta di umani trasformati dal Cordyceps, un fungo parassita; nella seconda, di veri e propri zombie, trasformati da un virus. Eppure, la narrazione lascia chiaramente intendere che, in entrambi i casi, la minaccia più grande non sono i contagiati o i non morti, ma gli altri esseri umani. I sopravvissuti, guidati dalla disperazione e dalla paura, si sono trasformati in predatori spietati, capaci di compiere atrocità per il controllo delle risorse rimaste sulla Terra.
Proprio questo scenario pone costantemente i protagonisti di entrambi gli show di fronte a dilemmi etici insostenibili. Le scelte fatte per la sopravvivenza finiscono inevitabilmente per compromettere la loro moralità e la loro umanità, e il confine tra bene e male diventa così labile che spesso è poco chiaro chi siano ancora ‘i buoni’ e chi i ‘cattivi’.
Dalla ‘minaccia’ alla narrazione: le differenze
Come dicevamo, le serie TV in questione presentano comunque delle differenze sostanziali, e non parliamo soltanto delle enormi differenze di budget. Se le somiglianze tra The Walking Dead e The Last of Us si fermano spesso alla superficie del genere, le differenze sono invece strutturali.
Parlando proprio della minaccia dei due mondi in scena, seppur simile, in realtà ha una fonte nettamente diversa, che impatta anche sulle dinamiche della serie. In The Walking Dead, la minaccia è onnipresente e sono i cosiddetti ‘vaganti’ (zombie), il risultato di un virus che ha infettato tutti. Chiunque, una volta morto per una qualsiasi causa, è destinato a diventare un vagante. La lotta, in questo caso, è soprattutto per mantenere la speranza in un mondo senza fine per il contagio, preservando la vita.
In The Last of Us, la minaccia è invece più specifica e biologica, derivante, come detto, dal fungo Cordyceps. L’orrore qui è più scientifico, ed è proprio questo aspetto che scatena una ricerca all’antidoto che porterà ad una serie di conseguenze determinanti per i protagonisti.
Anche la narrazione è su due diversi piani. The Walking Dead ha chiaramente una scala narrativa epica e corale. Non abbiamo un solo protagonista ma più punti di vista, che ottengono anche episodi interi in solitaria, senza che questo intacchi la narrazione principale. La storia segue l’evoluzione di un grande gruppo, concentrandosi sulla costruzione di grandi comunità, sulla politica di queste e sulle guerre tra fazioni.
The Last of Us ha invece una scala narrativa ristretta e più intima. Il focus è quasi interamente sul legame emotivo tra i due protagonisti Joel ed Ellie. La loro è una storia d’amore paterno, di un legame che nasce, per entrambi, dopo lotte e traumi personali. Le altre persone e comunità coinvolte hanno soprattutto la funzione di portare lo spettatore a riflettere sul percorso dei due protagonisti.
In ultimo, se The Walking Dead si configura come una serie d’azione e tensione (quasi) costante, con una narrazione frammentata e un ritmo altalenante (che può essere in alcuni episodi incalzante, in altri lentissimo), The Last of Us è un dramma psicologico con un ritmo meditato, abbastanza regolare, che privilegia il dialogo e lo sviluppo dei personaggi alla quantità di zombie uccisi.
The Last of Us: le differenze sostanziali tra la serie TV e il videogioco
Ma c’è un altro tema appassiona e divide i fan di The Last of Us, e si tratta delle differenze tra la serie TV e il celebre videogioco di Naughty Dog da cui è tratta. Molti appassionati hanno criticato che la trasposizione televisiva non sia stata, finora, del tutto fedele alla sua fonte originale. In particolare, alcune differenze hanno ‘disturbato’ più di altre.
La prima la troviamo proprio all’inizio della serie, ed è il dibattito che avviene tra alcuni esperti scienziati, in TV negli anni ’60, proprio sulle possibili conseguenze dell’epidemia del fungo parassita. Poco dopo, è anche mostrata la prima vittima ‘da morso’. Scene del tutto assenti nel gioco, che mostrano la volontà dei registi di dare un contesto antecedente alla storia raccontata nel gameplay.
A proposito di virus, una delle differenze che più ha scatenato il malumore dei fan del videogioco è il fatto che, nella serie, questo non si diffonda attraverso le spore. La scelta degli sceneggiatori è stata quella di cambiare le modalità di diffusione dell’epidemia, che nella serie dunque avviene attraverso i cibi e una rete alveare sotterranea legata al fungo.
In ultimo, l’altra differenza sostanziale col videogioco si allaccia anche al confronto con The Walking Dead, ed è la mancanza di molte scene d’azione a favore di una presenza più importante di dialoghi, che servono anche ad alimentare la parte drammatica della storia narrata. Il che però, dall’altra parte, ha la conseguenza di mostrare molti meno ‘mostri infetti’ sullo schermo. Le sequenze di lotta a cui ci ha abituati il gioco sono, nella serie, dosate col contagocce, ma risultano proprio per questo di forte impatto.
Differenze sostanziali, come detto, ma talvolta necessarie per rendere una trasposizione televisiva credibile e d’impatto. Se queste scelte, in molti casi, hanno destato l’indignazione dei puristi, è anche vero che per molti telespettatori sono apparse azzeccate al fine di rendere la visione della storia con Pedro Pascal e Bella Pamsey molto più godibile.
La seconda stagione di The Last of Us in Home Video 4K UHD
L’edizione 4K UHD della seconda stagione di The Last of Us è pensata come un vero archivio audiovisivo dell’universo costruito da Craig Mazin e Neil Druckmann. Al di là della qualità d’immagine impeccabile — con resa in 2160p, HDR10 e Dolby Vision che esalta la fotografia terrosa, la grana naturale e i contrasti delle ambientazioni distrutte — il valore aggiunto sta nei contenuti speciali.
Warner Bros. ha confezionato una serie di approfondimenti che vanno ben oltre il dietro le quinte standard, restituendo un ritratto intimo e tecnico della produzione. Le featurette spaziano dal processo di scrittura e adattamento del materiale di partenza, alle sfide legate al racconto del trauma e della vendetta di Ellie, fino alla costruzione della nuova protagonista, Abby, figura centrale e controversa della stagione. "Ellie’s Path" è uno dei momenti più intensi del pacchetto, un’analisi del percorso emotivo della ragazza e del modo in cui la serie ne ha radicalizzato i sentimenti, rendendo palpabile la violenza psicologica che muove la storia.
"Beneath the Surface", invece, porta lo spettatore nei laboratori degli effetti visivi, dove modellazioni digitali e trucco prostetico si fondono per dare vita agli infetti in alcune delle sequenze più complesse mai realizzate per la televisione. C’è spazio anche per un viaggio nei set: Welcome to Jackson accompagna il pubblico tra le scenografie ricostruite con minuzia, mostrando la transizione tra mondo videoludico e realismo cinematografico.
E poi ancora, tra i tanti altri contenuti presenti, c’è "Battle of Jackson – Deconstructed". Qui viene "scomposta" una delle sequenze d’azione più elaborate della stagione, spiegando come ogni inquadratura sia stata pianificata come una coreografia collettiva di stunt, attori e camera operator. L’edizione non dimentica neppure l’approfondimento sui personaggi, con brevi ma pregnanti profili su Joel, Ellie, Dina e Abby, utili a comprendere il percorso morale di ciascuno.
Sul piano tecnico, la resa sonora in Dolby Atmos fa la differenza: i suoni ambientali, i passi nel fango, i colpi di fucile e le musiche di Gustavo Santaolalla acquistano tridimensionalità, restituendo il senso di pericolo costante che attraversa ogni episodio.

