Streaming sempre più caro e pubblicità invadente, disdette a gogo e polemiche feroci: che succede

Da Netflix a Disney Plus, fino a Now e gli spot sempre più lunghi di Prime Video: gli utenti non ne possono più e dicono addio alle piattaforme streaming.

Mara Fratus

Mara Fratus

Giornalista

Nella mia vita non possono mancare, il silenzio, il mare e Il Libro dell'inquietudine sul comodino, insieme a un romanzo di Zafon.

Rincari, pubblicità e tante polemiche. Nel 2025 il panorama dello streaming è sempre più oneroso: piattaforme come Netflix e Disney+ hanno applicato aumenti del 20-30%, portando abbonamenti base oltre i 15-20 euro mensili per un’esperienza senza interruzioni.

Recensioni su forum e sul web evidenziano una frustrazione palpabile, con utenti che lamentano un ritorno alla pirateria per contrastare l’inflazione e i costi accumulati. Questa escalation solleva interrogativi su quanto sia sostenibile un modello che sembrava rivoluzionario solo pochi anni fa, trasformando il relax serale in un calcolo economico costante.

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Vedere una serie senza spot è quasi un cosa di lusso ora, e arrendersi alla pubblicità sta diventando la norma. Come su Prime Video dove gli annunci per ora di visione sono raddoppiati da tre a sei minuti, scatenando un malcontento generale, con abbonati che paragonano l’esperienza alla televisione tradizionale, definendola "invadente" e motivo di disdette immediate.

Ma lo streaming non era nato proprio per sfuggire alle interruzioni, avere un flusso narrativo un piacere della visione senza reclame invadenti?

Nel Video tutti i dettagli e la polemica che avanza!


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