Netflix compie 10 anni, è cambiata la piattaforma e siamo cambiati noi: cosa succede

Dall'arrivo in Italia del Colosso dello streaming, le abitudini televisive degli spettatori si sono stravolte: sparite le serie d'autore

Roberto Ciucci

Roberto Ciucci

Giornalista

Appassionato di sport, avido consumatore di manga e film, cultore di tutto ciò che è stato girato da Quentin Tarantino e musicista nel tempo libero.

Il 2012 ha segnato l’arrivo di Netflix nel Vecchio Continente, con le prime operazioni in Gran Bretagna, Irlanda, Finlandia, Norvegia e Svezia. Tutti paesi a madrelingua inglese o in cui la lingua è ampiamente diffusa e che possiedono buone connessioni ad internet. Nel 2014 aprì i battenti anche in Francia, Germania, Austria, Belgio, Lussemburgo e Svizzera. Infine, dieci anni fa, nell’ottobre del 2015, arrivò anche da noi, oltre che in Spagna e Portogallo, lasciati indietro per la minore penetrazione della linea a banda larga. Fu l’inizio di un grandissimo cambiamento per Netflix, ma anche per le abitudini di visione degli spettatori. Un processo che ha comportato, per esempio, sempre più persone a vedere serie in lingua originale con i sottotitoli. Ma che ha anche contribuito a far sparire le grandi serie d’autore. O comunque a trasformarle in specie protette. Come i panda.

Accalappiare abbonati con prodotti originali "nazionali"

Agli albori, Netflix proponeva pochi contenuti originali. Per capirci, solo due anni prima di arrivare in Italia aveva iniziato la produzione di quel capolavoro che è House of Cards, e principalmente proponeva film e serie tv di altre società, quasi tutte americane. A cambiare le carte in tavola ci hanno pensato gli abbonati dell’area EMEA (Europa, Medio-Oriente e Africa), che nel quinquennio 2017-2022 hanno superato quelli americani: 76 milioni contro 74.

Vuoi essere sempre aggiornato sulle ultime news su TV, personaggi e gossip? Iscriviti al nostro canale WhatsApp

Entra nel canale WhatsApp

Una tale crescita è arrivata anche e soprattutto per la politica di localizzazione dei propri contenuti da parte di Netflix, che ha portato a serie come Dark in Germania, Marseille in Francia, Le ragazze del centralino in Spagna, The Crown nel Regno Unito e Suburra in Italia. Lo sviluppo di contenuti originali è ancora oggi il metodo principale attraverso cui il Colosso dello streaming attira nuovi abbonati. Per portare avanti il progetto, nel 2017 sono stati investiti 4 miliardi di euro, che nel 2018 sono diventati 8. Uno sforzo continuativo ed esponenziale, che ha portato nel 2022 a oltre il 30% dei contenuti della piattaforma di provenienza europea.

Scelte diverse per un pubblico diverso nei 10 anni di Netflix in Italia

Il piano di produzione dei contenuti è cambiato molto negli anni, seguendo le fluttuazioni del pubblico da raggiungere. All’inizio gli abbonati erano spettatori appassionati e informati, già a conoscenza del servizio. In secondo luogo sono arrivati quelli che Netflix non lo conoscevano, ma che erano a caccia di serie americane moderne. Esaurito anche quel bacino, come detto, la piattaforma ha puntato sull’area EMEA, cominciando la produzione di serie in lingue locali. Tra il 2017 e il 2022, i produttori europei dovevano volare a Los Angeles per farsi approvare il progetto, ma una volta ottenuto il via libera, avevano grande spazio di manovra.

A rendersi tra i primi conto della cosa fu Riccardo Tozzi, produttore con alle spalle Romanzo Criminale e Gomorra per Sky e Suburra appunto per Netflix. L’importante, allora, era fare catalogo. A qualsiasi costo. Non di rado, infatti, la piattaforma comprava serie o film a lavorazione finita, mettendoci il proprio marchio e distribuendole sulla piattaforma in esclusiva. Anche a prezzi "esagerati", come notato dalla Indigo, casa di produzione di svariati film di Paolo Sorrentino, quando vendette Slam – Tutto per una ragazza a Netflix.

La fase odierna e le sedi nazionali

La situazione ha cominciato a cambiare con l’apertura delle varie sedi nazionali. Fino ad allora, l’unico distaccamento europeo aveva sede ad Amsterdam e vi lavoravano circa 500 persone. La sede italiana è stata inaugurata a maggio del 2022, in centro a Roma accanto a via Veneto. Già da due anni era stata assunta Tinny Andreatta, 20 anni di Rai alle spalle. Questa scelta, simile per molti altri Paesi, era una chiara indicazione della volontà di Netflix di fare concorrenza alle varie tv statali gratuite. Per farlo, aveva necessità di assumere personale che masticasse i gusti del pubblico nazionale generalista.

Il cambiamento ha reso Netflix un committente più tradizionale, ma comunque aperto a dare chance a contenuti che difficilmente avrebbero trovato spazio da altre parti. SKAM, per esempio, era stata cancellata da TIMVision, per non parlare del fantasy Luna Nera. Uno sforzo produttivo che, paradossalmente, ha spinto le altre piattaforme a investire maggiormente per non rimanere al palo. Dopo il picco 2022-2023, in periodo di pandemia, tuttavia, Netflix ha cambiato strategia. Per la prima volta ha cancellato serie in corso, ha ridotto gli investimenti in tutto il mondo e ha cominciato a puntare ancora di più sul pubblico generalista. Meno serie d’autore e più fiction, insomma.


Potrebbe interessarti anche