Maurizio Aiello in Noi del Rione Sanità: “Potevo diventare prete, ora sono un vescovo sul set. Un posto al sole? Alberto Palladini stupirà tutti"

Un volto storico di Un posto al sole sarà protagonista della nuova fiction Noi del Rione Sanità. In questa intervista a Libero Magazine ci racconta tutto.

Valentina Di Nino

Valentina Di Nino

Giornalista

Romana, laurea in Scienze Politiche, giornalista per caso. Ho scritto per quotidiani, settimanali, siti e agenzie, prevalentemente di cronaca e spettacoli.

Ma che ci fa quella vecchia volpe di Alberto Palladini di Un Posto al Sole, in prima serata su Rai Uno e, per giunta, vestito con gli abiti sacri di un vescovo? Potrebbero chiederselo in molti, di quelli che, a partire da giovedì 23 ottobre, si sintonizzeranno su Rai 1 per godersi la nuovissima fiction Noi del Rione Sanità.

È la storia di don Giuseppe Santoro, interpretato da Carmine Recano che, arrivato in un quartiere pieno di difficoltà, mette su una cooperativa sociale, fa appassionare i giovani al teatro e, in questo modo, regala loro la speranza di un futuro, togliendoli dalla strada e dalle grinfie della criminalità.

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Maurizio Aiello, da Un posto al sole a Noi del Rione Sanità: l’intervista

Ma torniamo al nostro Alberto Palladini, cioè all’attore che, tra una pausa e l’altra, lo incarna da quasi 30 anni, ovvero il partenopeo doc Maurizio Aiello, che ha una parte anche nella fiction Noi del Rione Sanità dove interpreta appunto, il ruolo inedito del vescovo di Cassino. In questa intervista ci racconta di più.

Maurizio Aiello, come ti sei trovato nei panni di un cardinale in questa nuova serie Tv Rai?

Non mi era mai successo di indossare questo abito in scena. La mia è una piccola parte in una grande partecipazione ma mi sono divertito veramente molto a farlo.

Ci puoi dire di più?

Certo, il mio personaggio è colui che decise di trasferire il don Loffredo (il vero parroco a cui si ispira il personaggio di Carmine Recano ndr) dal carcere di Poggioreale al Rione Sanità, ed è quello che ha il compito di far rispettare le regole della Curia quindi in un primo momento non comprende i metodi di don Loffredo. Poi, successivamente, inizia ad apprezzare il suo lavoro.

Il pubblico della tv ti vedrà in panni che non sono quelli di Alberto Palladini di Un posto al sole…

Sì, io sono contento di questo ruolo per diversi motivi. Il primo è perché comunque è stato un privilegio poter raccontare anche una piccola parte di un uomo veramente straordinario. E poi anche perché stata un po’ una boccata d’aria per me, perché fare per tanto tempo lo stesso personaggio, a volte si rischia di rimanere imprigionati, quindi fare una cosa totalmente diversa ogni tanto è bello. E questo ruolo è totalmente diverso fin nei dettagli, la postura, il tono di voce, ho messo la pancia finta, mi sono invecchiato. Ni sono divertito tanto.

Per il cardinale di Noi del Rione Sanità ti sei ispirato a qualche alto prelato esistente?

Non mi sono ispirato a nessuno in particolare. Ho cercato di essere qualcosa di diverso da come il pubblico mi vede di solito, di non essere Alberto Palladini di Un posto al sole nei panni di un cardinale. Mi sono divertito e ho ripensato anche al mio passato da chierichetto. Io tutta la mia infanzia l’ho passata nella parrocchia di Sant’Antonio, frequentavo la chiesa, accompagnavo il prete a benedire nelle case e posso dire che la Messa è stata un po’ il mio primo palcoscenico.

La storia di don Loffredo la conoscevi già?

Sì, la conoscevo perché io sono uno che è cresciuto a pane e Totò. Da bambino mi facevo portare da mio padre nel quartiere Sanità, volevo respirare anche io quell’aria che aveva vissuto il grande Antonio De Curtis, che purtroppo non ho mai avuto l’opportunità di conoscere perché lui morì l’anno prima che io nascessi. Però andavo spesso a vedere questa casa di Totò e frequentando il Rione sono venuto a conoscenza di questa storia. Mi ricordo che allora il quartiere era veramente pericoloso e l’ho visto trasformarsi negli anni grazie al gran lavoro di Don Antonio.

Hai detto che facevi il chierichetto, hai mai incontrato un prete come don Antonio?

Ho incontrato un prete come lui, ha cercato anche di convertirmi nel senso di farmi entrare di seminario. Però lì avevo già scoperto la mia vocazione, non avrei mai potuto.

E invece, di Alberto Palladini che ci dici?

Ci sono, sto cercando di recuperare il ruolo di padre, del rapporto con i miei figli. Ultimamente vediamo che Alberto si è un po’ intenerito ma vedrete, mi hanno scritto una svolta della storia che a livello interpretativo è qualcosa di pazzesco. Ovviamente però non posso anticipare niente.

Com è recitare per tanti anni un personaggio con tutti i chiaroscuri di Alberto Palladini?

Lo amo, è un personaggio con mille sfaccettature, non mi sono mai annoiato con Alberto. Ho anche mollato per 12 anni per poi tornare. Sono veramente orgoglioso di far parte di Un Posto al Sole. Quando ero più giovane ho voluto fare altre esperienze. Ora, però, se mi viene voglia di fare qualcosa di diverso mi lasciano libero di farlo.

Ormai non temi più il rischio di sovrapposizione al personaggio o il subire pregiudizi quando fai altro?

Il rischio c’è, ma pure Luca Zingaretti è Il Commissario Montalbano e fa mille altre cose. Ricordo Gigi Proietti con cui ho avuto l’onore di recitare per 12 anni, alla fine decise di mollare il Commissario Rocca proprio per questo motivo. Ma per me questo rischio ormai non c’è più. L’altra faccia della medaglia è che entrando a casa delle persone tutte le sere, ormai quando mi fermano mi trattano come un parente.

Un posto al sole, Maurizio Aiello
Maurizio Aiello, da Un posto al Sole a Noi del Rione Sanità su Rai 1

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