Addio Giovanni Cucchi, le cause della morte del padre di Stefano e Ilaria Cucchi
L’avvocato Fabio Anselmo annuncia la scomparsa del padre di Stefano e Ilaria Cucchi: il suo commosso ricordo e la lettera del figlio letta in aula.

È morto Giovanni Cucchi, padre di Stefano e di Ilaria, oggi senatrice di Alleanza Verdi e Sinistra. Aveva 77 anni. Tre anni fa aveva perso la moglie Rita Calore, madre di Stefano, con la quale aveva condiviso un lungo percorso di dolore e di battaglie per la verità.
A dare la notizia è stato l’avvocato Fabio Anselmo, compagno di Ilaria, che sui social ha dato la notizia del decesso del suocero, ricordandolo con parole di dolore: "Ci sono parole che non si dimenticano, che restano incise anche quando le voci che le hanno pronunciate si spengono. Da oggi purtroppo Giovanni Cucchi, padre di Stefano, non c’è più. Molti, troppi, hanno scritto e detto che a Giovanni non fregava nulla di suo figlio, che lo avesse abbandonato, che Stefano fosse solo. Lo hanno fatto per anni, per giustificare l’ingiustificabile, per infangare una famiglia già distrutta dal dolore".
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Entra nel canale WhatsAppGiovanni Cucchi, le cause della morte
Negli ultimi anni Giovanni Cucchi aveva dovuto affrontare problemi di salute sempre più seri. Come riportato da Sky TG24, l’uomo era malato da tempo e le sue condizioni si erano aggravate dopo la morte della moglie, Rita Calore, scomparsa tre anni fa. La donna Calore si era ammalata di cancro nel 2019 e si è spenta il 18 ottobre 2022, all’età di 73 anni, dopo tre anni di battaglia contro la malattia. Una perdita che, secondo chi gli era vicino, lo aveva profondamente segnato.
Dopo la scomparsa di Rita, Giovanni aveva continuato a sostenere la figlia Ilaria Cucchi nel suo impegno civile e politico, ma le sue condizioni fisiche erano peggiorate progressivamente fino a renderlo sempre più fragile. La malattia, unita al dolore per la perdita della compagna di una vita, avrebbe contribuito a spegnere lentamente la sua forza.
È morto Giovanni Cucchi, padre di Stefano e Ilaria
Stefano Cucchi, geometra romano, morì nel 2009 a 31 anni, una settimana dopo il suo arresto. La sua morte, avvenuta in custodia cautelare, divenne un caso simbolo delle battaglie per la giustizia e i diritti umani, portato avanti con forza dalla sorella Ilaria.
Nel suo post, Anselmo ha ricordato uno dei momenti più toccanti del processo: "Eppure – prosegue Anselmo – quella verità costruita a tavolino è crollata davanti a un’aula di tribunale, quando Giovanni ha letto la lettera che Stefano gli aveva scritto due anni prima di morire. Era il 26 agosto 2006. Stefano scriveva da un treno per Tarquinia, dove stava andando a festeggiare il compleanno del padre: ‘Caro papà, ti sto scrivendo sul treno, quel treno che tante volte ho preso per la disperazione e non mi portava mai a destinazione. Beh, adesso questo treno mi porta da te, forse la persona più importante della mia vita’. E ancora: ‘Dopo tante battaglie e scontri, finalmente ci siamo ritrovati, io con una nuova e inaspettata voglia di vivere e di fare grandi cose, come neanche immaginavo mesi fa. Tu che sei così grande, un costante punto di riferimento, un uomo che forse non ha mai smesso di credere in me, forse l’unico. Un padre che amo, che ha sofferto, e che io ora non voglio più che stia male. Capisci? La vita comincia ora. La nostra’".
Anselmo, compagno di Ilaria, ricorda Giovanni Cucchi
Quelle righe, lette da Giovanni in aula, hanno segnato un momento indelebile nella lunga battaglia della famiglia Cucchi. "Giovanni, mentre leggeva davanti alla Corte quelle righe, tremava. La voce si spezzava, ma non si fermava. In quell’aula si è sentito il silenzio pesante di chi, per anni, ha accusato quella famiglia di menefreghismo, di vergogna, di ipocrisia. Quelle parole, semplici, umane, limpide, hanno distrutto anni di odio, menzogne e depistaggi", ha ricordato Anselmo.
E in chiusura, il suo messaggio si fa saluto e gratitudine: "A chi ha scritto che Giovanni ‘non c’era’, a chi ha detto che ‘se lo meritava’, a chi ancora oggi commenta senza sapere: leggete questa lettera. È la voce di un figlio che amava suo padre. Di un ragazzo che voleva vivere, non morire in una cella. Di una famiglia che non ha mai smesso di esserci. Giovanni – conclude Anselmo – con la tua voce hai dato voce a tuo figlio. Grazie per la tua forza".
