Garlasco in TV, Lovati trema per le parole choc di Garofano sulla consulenza: "Lui mi disse che non era necessaria"
Il consulente chiarisce in diretta come nacque la sua analisi per Andrea Sempio e perché, a distanza di anni, scopre che il documento non è mai arrivato in Procura.

Durante la puntata di Storie Italiane, Eleonora Daniele ha mostrato un’intervista che ha riportato al centro dell’attenzione uno dei passaggi più delicati del caso Garlasco. Il generale Garofano, ex comandante del RIS di Parma, ha raccontato la sua versione su una consulenza realizzata nel 2017 per Andrea Sempio, che, come ha scoperto solo di recente, non sarebbe mai stata depositata dagli avvocati. Un dettaglio che cambia la prospettiva e apre nuovi interrogativi su come siano state gestite le indagini.
Storie Italiane, la verità sulla richiesta di Lovati e l’invio delle carte
Garofano ha spiegato di essere stato contattato dall’avvocato Lovati, che gli chiese di approfondire il caso dopo che era circolata la voce di una possibile compatibilità tra il profilo genetico di Sempio e quello individuato dal professor De Stefano: "L’avvocato Lovati mi ha chiesto di potermi interessare di questo caso perché si era diffusa la notizia che quel profilo era stato ritenuto inidoneo da De Stefano, ma compatibile secondo altri studi", ha spiegato il generale. Tutto partì da alcune mail ricevute l’11 e il 13 gennaio del 2017 dall’avvocato Soldani, attraverso le quali gli furono trasmesse la perizia De Stefano e la richiesta di verificare la posizione di Sempio. Garofano chiarisce di essersi limitato a svolgere il proprio ruolo tecnico: "Ho verificato che il prelievo corrispondeva effettivamente ad Andrea Sempio e mi sono concentrato sul confutare la perizia Linarello. Il mio avviso, come quello di De Stefano, era che quel profilo non fosse idoneo per alcuna comparazione".
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Entra nel canale WhatsAppGarlasco: la buona fede di Garofano e il dubbio sulla documentazione
Nel corso dell’intervista, la giornalista gli ha chiesto se avesse mai sospettato che i documenti ricevuti potessero essere coperti da segreto istruttorio. La risposta è stata netta: "Assolutamente no. Non potevo saperlo, né ero tenuto a saperlo. Quando ho visto che a nome di tre avvocati mi arrivava quella documentazione, per me era legittima". Il generale ha ribadito più volte di essersi limitato al lavoro scientifico, senza chiedere nulla sulla provenienza dei materiali. L’inviata ha poi ricordato un passaggio di un’intercettazione in cui la madre di Sempio parla di 2000 euro da dare agli avvocati per avere le carte. Anche su questo punto Garofano ha mantenuto la sua posizione: "Non lo so. Non ho mai chiesto nulla sulla provenienza. Il mio ruolo era solo tecnico".
La scoperta nel 2025 e la sorpresa del Generale
La parte più clamorosa arriva quando Garofano racconta di aver scoperto solo quest’anno che la sua consulenza non era mai stata depositata. "La inviai via mail agli avvocati il 27 gennaio 2017 e poi emisi regolare fattura alla famiglia Sempio. Pensavo fosse agli atti, e quando appresi che la posizione era stata archiviata credetti di aver dato un contributo utile". Ma nel 2025, quando viene nuovamente nominato nel caso, l’Avvocato Lovati gli rivela che quella consulenza non era mai stata presentata alla Procura. "Sono rimasto sorpreso. Pensavo fosse già depositata. Mi è stato detto che non era necessario". Alla domanda finale sul perché quella consulenza sia rimasta ferma per anni, il generale ha risposto con semplicità: "Non lo so. I difensori avranno avuto le loro strategie. Aspetto anche io che si possa chiarire come sono andate davvero le cose". Un passaggio che chiude l’intervista ma apre una nuova pagina, fatta di domande ancora senza risposta.
