Garlasco, Gianluigi Nuzzi inarrestabile: "Vuol dire che fa rumore". Poi gelo in studio: "Siamo tutti deficienti?"
Nella puntata del 31 ottobre 2025, Nuzzi affronta i temi più caldi partendo dall'indagine per corruzione di Giuseppe Sempio, padre di Andrea: cosa è successo

Nella nuova puntata di Quarto Grado, condotta da Gianluigi Nuzzi venerdì 31 ottobre 2025, in prima serata su Rete 4, non può mancare un approfondimento sulle ultime novità relative al delitto di Garlasco, partendo proprio dall’indagine per corruzione aperta dalla Procura di Brescia su Giuseppe Sempio, padre dell’unico indagato in concorso per l’omicidio di Chiara Poggi, Andrea Sempio. Ecco cosa è successo nella puntata del 31 ottobre di Quarto Grado.
Garlasco a Quarto Grado, puntata 31 ottobre 2025: cosa è successo
A Quarto Grado l’argomento del giorno è l’ipotesi accusatoria di corruzione nei confronti di Giuseppe Sempio, padre di Andrea, ora iscritto nel registro degli indagati in quanto presunto corruttore dell’ex Procuratore aggiunto Mario Venditti. Dopo aver visto un servizio che riassume il motivo per cui la Procura di Brescia sta svolgendo indagini sul signor Giuseppe, la linea passa allo studio ed è il giornalista Carmelo Abbate il primo a prendere la parola: "C’è un presunto corruttore, ma non è quello che ha orchestrato tutto. E’ un uomo che raccoglie i soldi e sa a cosa erano destinati, a un’archiviazione senza indagine. Chi ce lo dice che Venditti non indaga? Lo fa l’ex maresciallo dei carabinieri Giuseppe Spoto, che a SIT ha dichiarato di aver fatto tutto di fretta perché l’ex Procuratore aggiunto Venditti li voleva immediatamente, in uno o due giorni, perché aveva deciso di archiviare senza nemmeno vedere cosa poteva emergere dalle intercettazioni". Poi l’ex PM Carmen Pugliese dichiara: "Certamente, se lo ha fatto, non ha fatto tutto da solo. Se invece del corruttore, il papà di Sempio fosse il concusso? Cioè qualcuno ha approfittato della condizione in cui lui si trovava di estrema debolezza per difendere il figlio con l’obiettivo di estorcergli del denaro".
Vuoi essere sempre aggiornato sulle ultime news su TV, personaggi e gossip? Iscriviti al nostro canale WhatsApp
Entra nel canale WhatsAppNon manca un’intervista di Martina Maltagliati a Giuseppe Sempio, che racconta: "Noi abbiamo ricevuto l’atto di notifica dopo un’oretta dall’uscita delle notizia. Alle 18:10 c’era un giornalista che ci ha chiesto di questa cosa, alle 19:10 sono arrivati quelli della Finanza. Cosa ho pensato quando ho saputo di essere indagato? Niente, stiamo ragionando, di preciso non sappiamo nulla. A noi hanno portato via i telefoni e tutto quel genere di cose. Se in quei dispositivi ci sono cose diverse da quelle che ti ho già raccontato? Non lo so, chi se le ricorda". Poi la giornalista gli chiede: "‘Chi si ricorda’ vuol dire ‘non lo so se ho dato dei soldi a Soldani, che poi li ha dati al magistrato, non lo so se ho corrotto il magistrato…'", e il signor Sempio risponde: "No, ma quella è una cosa che non si capisce, comunque. Vedremo, che ti devo dire. È una cosa che noi non possiamo capire. Stiamo ragionando fra di noi, insomma". Alla domanda: "Ora, da indagato, hai paura che possano scoprire nei tuoi telefoni vecchi qualcosa o sei sempre tranquillo?", dice: "No. È passato tanto tempo, sono passati gli anni, e quindi sono cose che ormai non te lo ricordi neanche più". Infine, la Maltagliati chiede: "Se quei signori lì fossero delle persone che hai corrotto, te lo ricorderesti. Non può essere l’unica cosa che non ti ricordi…" e Giuseppe Sempio risponde: "Quella gente lì non la conosco neanche. Ma adesso bisogna capire bene le cose".
In studio la giornalista Grazia Longo commenta: "Confuso è confuso, mi aspettavo una risposta più articolata, anche perché, di fronte a chi l’ha interrogato, lui ha detto che i soldi li ha dati agli avvocati. Magari il signor Sempio ha paura: rispetto a prima, l’indagato c’è ora, quindi verosimilmente è molto agitato". Secondo un documento ufficiale della Procura di Brescia, "il denominatore comune in questa vicenda è l’avvocato Soldani, il quale intrattiene rapporti con Sapone (l’ex responsabile della polizia giudiziaria di Pavia, ndr) e che si fa consegnare il denaro per prendere ‘le carte’". La prova sarebbe i tabulati telefonici dove risultano le chiamate senza risposta di Silvio Sapone del 21 gennaio e quelle di Sempio fatte all’ufficiale il giorno successivo, una delle quali della durata di ben 5 minuti. Il giorno dopo emergono altre chiamate che vedono coinvolto pure l’avvocato Federico Soldani. Queste telefonate però non compaiono nell’annotazione redatta il 30 gennaio 2017 da Giuseppe Spoto riguardante l’analisi dei tabulati telefonici. In un servizio, poi, l’inviato di Quarto Grado si domanda se questi contatti tra avvocati e ufficiali della polizia giudiziaria facciano parte del loro lavoro oppure nascondano qualcosa di sospetto.
Durante il servizio viene citato anche il fatto che l’avvocato Massimo Lovati aveva detto a Quarto Grado che a consegnargli i documenti secretati era stato il giornalista Giangavino Sulas e il Direttore di Gente, Umberto Brindani, commenta: "Io ribadisco che Giangavino Sulas non aveva la consulenza Linarello per la semplice ragione che se l’avessi avuta, non avrei pubblicato un’intervista a Linarello, ma i risultati di questa consulenza. E nel caso avrebbe avuto anche la relazione dell’agenzia investigativa e non sarebbe caduto nell’errore, purtroppo aveva creduto a un personaggio. Non si può dire che siccome ha intervistato Linarello, Sulas avesse la consulenza". Poi Brindani aggiunge: "Tra il corruttore e il corrotto manca qualcosa: gli intermediari e i veri utilizzatori finali, perché non è detto che l’utilizzatore di quel denaro fosse Venditti, né che fosse solo lui".
A questo punto il giornalista Carmelo Abbate si dice sicuro che nel 2017 la consulenza Linarello non potesse essere nelle mani dei giornalisti, se non alcuni stralci di essa, e considera di una gravità importante il fatto che tali documenti sono stati inviati dall’ex PM Laura Barbaini a Brescia, quando non vi era stata alcuna richiesta di revisione da parte della difesa Stasi. In studio c’è anche l’avvocato di Lovati, Fabrizio Gallo, e Gianluigi Nuzzi gli chiede il motivo per cui il suo assistito avesse fatto il nome di Sulas se non c’entrava niente in quella storia, aggiungendo: "Se io tiro in ballo una persona che non c’è più per chiudere, vuol dire che non voglio mettere in mezzo qualcosa di diverso, vuole dire che se la tiro in ballo quella cosa fa rumore, crea problemi". Fabrizio Gallo risponde: "Con Sulas erano molto amici. Lovati è intelligente e se ha detto questo vuol dire che evidentemente non voleva rivelare la sua fonte". E Nuzzi insiste: "Perché questo creerebbe un vulnus (un danno, ndr)". Ma l’avvocato di Lovati ribatte: "No, nessun vulnus. Lui ha sempre lavorato con correttezza. Avete visto che in questo momento Lovati pare non abbia alcuna responsabilità? E’ l’unico che ha detto la verità".
Non manca l’intervista al nuovo avvocato di Andrea Sempio sull’iscrizione nel registro di indagati del signor Giuseppe: "Io e l’avvocato Taccia non siamo stati destinatari di nessun atto. Si può dedurre che Andrea Sempio non è nemmeno indagato. Mi domando che rilievo questa indagine legittima possa avere. Non è una risposta di facciata. E’ un’occasione di dimostrare la limpidità di quell’archiviazione". Poi l’intervista all’ex Maresciallo dei Carabinieri Giuseppe Spoto, colui che ha consegnato la notifica ad Andrea Sempio l’8 febbraio del 2017, che lo ha intrattenuto per permettere al tecnico di mettere la cimice nella sua auto e che ha trascritto tutte le intercettazioni: "In quei 40 minuti con Sempio cosa ci siamo detti? Intanto gli ho consegnato la copia dell’atto che lui ha letto dall’inizio alla fine. Poi gliel’ho spiegato bene e ho spiegato anche la questione della rinuncia ai termini per l’interrogatorio, perché mancavano solo due giorni, infatti nella notifica Sempio ha scritto: ‘Per rinuncia ai termini’. Essenzialmente abbiamo parlato dell’atto, non di altro. Io aspettavo che il mio collega da fuori mi mandasse la chat che mi dicesse che avevano finito l’installazione della microspia, quindi ho traccheggiato, ho spiegato tutto proprio nei dettagli. Le dirò di più: probabilmente ho fatto un errore nell’orario della notifica, perché ho scritto 17:45 al posto di 16:45. Se lei ha visto gli atti, l’installazione è avvenuta alle 16:47, quindi possiamo dire che da quest’ora in poi sono uscito dal centro commerciale".
L’ex Maresciallo Spoto chiarisce anche i dubbi sulla prova tecnica effettuata all’1:35 di notte dello stesso giorno, quindi prima dell’installazione della cimice nella macchina di Sempio: "E’ stata installata alle 16:47, quella dell’1:35 è una prova che il tecnico ha fatto sul proprio veicolo a Milano, non ci trovo niente di strano. Non poteva essere un momento in cui la cimice era già nell’auto dell’indagato, è lapalissiano per chiunque faccia il mio lavoro, perché se fosse installata sulla macchina di Sempio, ci sarebbe stato tutto il percorso tra Garlasco e Montebello e invece comincia a trasmettere alle 16:47 sul percorso Montebello-Garlasco". Si passa alle chiamate che il comandante Silvio Sapone aveva fatto a Sempio e che Spoto ha omesso nella sua annotazione: "Erano le chiamate che il mio comandante mi aveva detto che aveva fatto a Sempio, io le ho interpretate come se le avesse fatte ‘per ragioni di servizio’, quindi non ho ottenuto opportuno riportarle. Allegati a quella nota però ci sono tutti i tabulati, per cui non c’era niente di misterioso e di nascosto".
In studio il giornalista Carmelo Abbate s’infiamma: "Ma dai! ‘Per ragioni di servizio’? Ogni tanto, forse, qualcuno pensa che siamo tutti dei deficienti. C’è un limite a tutto! Tra l’altro, Silvio Sapone su quelle telefonate ha dichiarato il falso agli inquirenti a verbale, perché quando gli chiedono: ‘Lei prima dell’8 febbraio ha sentito Sempio?’, lui risponde di no. E poi non mi si venga a dire che l’ha chiamato per ragioni di servizio! Ma quando mai un ufficiale di polizia, che ti deve notificare un atto, viene e ti dice: ‘Facciamo due chiacchiere’! Sempio è anche un abitudinario, la sua macchina sta sempre nello stesso posto, lo stesso giorno, alla stessa ora. Ci sono mille momenti per andare a installare una cimice. Non mi si venga a dire che è dovuto entrare al centro commerciale per distrarlo. Ma per favore, ma trattateci come delle persone mature!".
Poco dopo l’inviato Giammarco Menga svela che tra i nomi dei possibili difensori di Giuseppe Sempio c’è quello dell’avvocato penalista Tommaso Pisapia del Foro di Milano, anche se attualmente non ci sono conferme ufficiali, solo una serie di contatti accertati avvenuti nella giornata di ieri. Per quanto riguarda l’accusa a Giuseppe Sempio, l’avvocato Angela Taccia, difensore di Andrea, dichiara: "Io, conoscendoli personalmente, posso escludere che abbiano fatto una cosa del genere, che è molto grave. Potrebbe essere, per ipotesi, che un comune cittadino, spaventato dalla situazione in cui si trova il figlio, magari ha paura di errori giudiziari, o ascolta qualcuno che gli consiglia qualcosa di non lecito per accelerare i tempi. Non è per forza collegato alla colpevolezza del figlio".
