Garlasco, Lovati offende i Sempio e scatta la polemica: "Ignoranti come capre". E Andrea pronto a scaricarlo: "Rifletto"

Nella puntata di Quarto Grado del 10 ottobre, tante novità trapelate dai verbali della famiglia Sempio e rivelazioni su Venditti, indagato per corruzione: cosa è successo

Rosanna Ilaria Donato

Rosanna Ilaria Donato

Web Content Editor

Laureata in Linguaggi dei Media, mi dedico al mondo dell’intrattenimento da 10 anni. Ho lavorato come web content editor freelance per diverse testate.

Nella nuova puntata di Quarto Grado, condotta da Gianluigi Nuzzi in prima serata su Rete 4 venerdì 10 ottobre 2025, si torna a parlare del delitto di Garlasco. Non mancano novità sui verbali del 26 settembre della famiglia Sempio – risalgono a quando i genitori di Andrea sono stati sentiti dagli inquirenti in qualità di persone informate sui fatti -, trapelate nelle ultime ore e riferite in diretta dagli inviati del programma. Tante parole e una verità ancora lontana, ma intanto capiamo cosa è successo nella puntata del 10 ottobre di Quarto Grado con gli avvocati di Andrea Sempio, Angela Taccia in studio e Massimo Lovati in collegamento video.

Delitto Garlasco a Quarto Grado, puntata 10 ottobre 2025: cosa è successo

La puntata comincia con una spiegazione del padre di Andrea Sempio, Giuseppe, sui due pizzini che per la Procura sarebbero un indizio dell’atto di corruzione dell’ex Procuratore aggiunto di Pavia Mario Venditti. Giuseppe Sempio, autore dei due appunti, si difende partendo da quei 20/30 euro segnati sul foglietto insieme ad altri appunti presi: "Sulla questione dei 20/30 euro, se ci fosse stato scritto 20mila, 30mila, ci sarebbe stata scritta un’altra cifra. Era qualcosa che riguardava gli avvocati, non ricordo se si riferiva alle marche da bollo o altro. Quella roba lì l’ha tirata fuori qualche giornale, mi appuntavo delle frasi che leggevo sul giornale senza dargli peso, cose da chiedere agli avvocati. C’erano foto degli investigatori mandati dallo studio Giarda (ex difensori di Alberto Stasi, ndr) che non si vedevano bene, erano sgranate". Poi il secondo pizzino con data 4 febbraio 2016: per gli inquirenti l’anno è sbagliato, sarebbe il 2017. Sul biglietto in questione, dove compare ancora una volta Venditti, c’è scritto: "Se archivia l’indagine dovrebbe mettere il nome del soggetto sull’archiviazione, così non può essere indagato per lo stesso motivo, il Dna". Il padre dice: "Io ancora non riesco a capire chi siano i personaggi come il Gip, il Gup, che mansione abbiano…".

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Perché il secondo pizzino sarebbe un indizio della corruzione? Carmelo Abbate risponde: "Perché il 4 febbraio 2017 Sempio non era stato ancora sentito e già si parla di archiviazione, non sono nemmeno partite le intercettazioni e non è partito nessun atto di indagine, se non quel documento che doveva essere secretato. La giustificazione della marca da bollo invece non si può sentire, è un’offesa all’intelligenza, perché normalmente è l’avvocato a pagare la marca da bollo". Angela Taccia, avvocato di Andrea Sempio, lo interrompe: "Ma tu che ne sai?", e Abbate ribadisce che "nessun avvocato mette fuori la marca da bollo da 20 o 30 euro al suo cliente, perché si fa dare un fondo cassa per il rimborso spese. E poi al tempo veniva commisurata al numero di pagine del fascicolo: a febbraio non si poteva sapere di quante pagine era composto. Quindi come fai a determinare le marche da bollo?".

Dice Grazia Longo: "Sappiamo che ha l’abitudine di segnare tutto, anche le cose più banali che possono poi essere fraintese. Solo uno stolto, per non dire ‘un imbecille’, si terrebbe a casa le prove di una corruzione: prima di preoccupa di mandare i soldi in contanti alla persona da corrompere e poi lascia a casa l’appunto? A me sembra una follia. I 20/30 euro sono per le marche da bollo come dicono gli avvocati. Il secondo pizzino conferma che non c’è un accordo, perché se ci fosse stato, avrebbe saputo la verità, che se fosse stato archiviato il procedimento, sarebbe potuto essere benissimo indagato di nuovo". Poi Gianluigi Nuzzi si chiede se qualcuno possa aver fornito a Giuseppe Sempio delle informazioni sbagliate e la Taccia dice di non riuscire nemmeno a pensare una cosa del genere e poi aggiunge: "Magari ha capito male il signor Sempio, può essere. E comunque il dato 20-30 per le marche da bollo era indicativo. In trasmissione io avevo solo ipotizzato che quei soldi potessero essere serviti per questo". In studio però non ci stanno: "E’ un’ipotesi incredibile, assurda, che prende in giro l’Italia intera!". E la Taccia ribatte: "Ma voi tutte queste certezze da dove le prendete?".

Tornando poi al secondo pizzino risalente al 4 febbraio ‘2016’, il conduttore fa notare un dettaglio: "Quel 4, Taccia, potrebbe essere un 9? Se questo foglietto fosse stato scritto il 9 febbraio, dato che è un 4 un po’ anomalo, sarebbe esattamente il contenuto delle intercettazioni. Allora si potrebbe dire che queste frasi sono conseguenti a un incontro di Sempio con l’avvocato Lovati che gli sta dando la mappatura di quella che può essere la difesa. Lo dico perché leggendo i brogliacci delle intercettazioni combacia tutto". Lovati commenta: "Condivido perché potrebbe essere la spiegazione intellettuale logica di tutto, però purtroppo lì c’è scritto 4. Ma quella data non c’entra niente, non è certa, vi prego di non riattivarla perché non significa nulla".

Massimo Lovati su Garlasco tra Corona e la difesa di Andrea Sempio: cosa ha deciso l’indagato e la polemica sui social

In video collegamento c’è Massimo Lovati, difensore di Andrea Sempio, intervistato dall’inviata di Quarto Grado sul verbale di Giuseppe Sempio, dove si legge: "Soldi? Eravamo in balia dei legali, non avevamo chiesto a nessuno e nessuno ci aveva detto a quanto sarebbe ammontata la parcella. Andavamo lì e pagavamo, bastava che tirassero fuori il foglio e pagavamo tutto il necessario per andare avanti e tirar fuori Andrea facendo le cose che andavano fatte". Il legale dell’indagato, Lovati, commenta: "Siccome non ne sapevano nulla perché sono ignoranti come le capre… quindi erano in balia degli avvocati, pendevano dalle loro labbra". Il conduttore sottolinea: "Per Lovati, i Sempio sono ignoranti come delle capre, questo lo dico se Andrea sta decidendo se tenere o meno Lovati come difensore". E Lovati aggiunge: "Ma si capisce anche da quel pizzino che sono ignoranti, perché riportano un pensiero sentito dai legali che non hanno digerito, perché non si capisce nulla".

I social si scatenano: "#QuartoGrado inaudito. L’avvocato che dà dell’ignorante al suo assistito", "L’uomo senza freni #Lovati: ‘I Sempio non capiscono niente , sono ignoranti come le capre’", "Non è un’offesa, è l’attenuante. Altro che rana, volpe", "No ma ho sentito bene? Ignoranti come le capre? Ma perché nessuno lo ferma????", "Sono tutti d’accordo adesso usano la tecnica di non capacità di intendere e volere dei Sempio", "Vergognoso! Si continua ad offendere.. e non si intende certamente "ignorare una situazione ", ma essere "ignoranti come capre". Per quale importantissimo prezzo si sosterrebbe tanta umiliazione ??!!", "Jerry la rana ha sentenziato: i Sempio ignoranti come le capre".

Si passa alla puntata di Falsissimo pubblicata da Fabrizio Corona e il conduttore chiede a Lovati: "Perché continua a difendere Andrea Sempio?". L’avvocato risponde: "Ma cosa c’entra Jerry la Rana con Andrea Sempio? Era un serial televisivo, un cult. Fabrizio Corona mi aveva proposto di essere il protagonista, io dovevo personificare il personaggio del cartone animato". Subito dopo Gianluigi Nuzzi manda in onda le parole di Andrea Sempio sul ‘briefing’ di ieri con la famiglia e i suoi avvocati difensori, Lovati e Angela Taccia: "Abbiamo concluso da poco l’incontro con Lovati di due ore abbondanti, è stato assolutamente pacifico, niente animosità, né screzi. Abbiamo parlato di tutto, di tutto ciò che ci ha portato dall’inizio, nel 2016, ad oggi, ciò che è accaduto negli ultimi giorni e quali potrebbero essere lo scelte migliori per il prossimo futuro. Al momento ho deciso di prendermi qualche giorno prima di decidere se confermare o meno l’avvocato Lovati nel team difensivo, ora quindi è ancora il mio avvocato. Vedremo nei prossimi giorni, ho deciso di prendermi dei giorni per riflettere anche sulle sue idee della difesa, la sua visione".

Poi il conduttore torna sul presunto pagamento in nero di Lovati per la difesa di Sempio, ma l’avvocato ribatte: "Non ho nessun dovere di farvi vedere le parcelle, ho detto la verità: mi pagavano in contanti, ma non in nero". E allora Nuzzi gli domanda: "Ma in tutto questo la passione per i cavalli e il gioco può aver avuto un’influenza nel farsi pagare in contanti?" chiede il conduttore all’avvocato Lovato, che risponde: "Ho sempre avuto la passione per l’ippica, non è che abbia perso grandi cifre. Andavo all’ippodromo per vedere le corse come una persona va alle partite di calcio. I contanti servono per tutte le altre cose, quando vado a far la spesa pago in contanti. E’ vietato farlo?".

Gianluigi Nuzzi ribatte: "Avvocato, mi perdoni. Jerry la Rana va bene… però non è che uno vive fuori dal mondo. Io ho qui a tre metri da me il generale Luciano Garofano che col suo stile ha fatto un passo indietro e si è sfilato da questa situazione". Ma Garofano si infervora: "Per questioni tecniche! Non consento che si facciano illazioni! Per questioni tecniche, non condividevo le loro strategie difensive". Il conduttore però la pensa diversamente e lo dice in maniera diretta: "Io penso che lei dica questo ma che in realtà sapere di essere in un collegio difensivo dove c’è un avvocato che si fa pagare in contanti…". Garofano lo interrompe: "Sono fatti loro", ma Nuzzi tuona: "Posso avere la libertà di avere un’opinione? Io penso che lei abbia rinunciato a questa difesa perché era in imbarazzo rispetto a certe scelte degli avvocati". "Imbarazzo tecnico! Che sia per favore l’ultima volta che devo ripeterlo", sottolinea Garofano, e il conduttore chiede a Lovati: "Anche lei ha questo imbarazzo tecnico?". Ma l’avvocato chiarisce: "Con Garofano siamo amici, abbiamo avuto divergenze intellettuali".

Le intercettazioni della famiglia Sempio: il dubbio sui soldi agli avvocati

Poi si passa all’intercettazione dei Sempio dove si sente il padre di Andrea, Giuseppe, parlare di una formula da trovare per "pagare quei signori lì", indizio per la Procura dell’ipotesi di corruzione. In un’altra intercettazione si parla nuovamente di "quei signori" ma in un secondo momento viene fuori il riferimento esplicito all’avvocato: "Devo dare i soldi all’avvocato visto che escono…". Subito dopo ascoltiamo la parte in cui il padre di Andrea cerca un modo per ritirare i soldi in contanti e la moglie Daniela gli consiglia di chiedere se possa andare bene anche un assegno tracciabile alla peggio. A questo punto Giuseppe fa riferimento a due persone: a una sta bene anche l’assegno, l’altra dichiara "ma no", preferisce i contanti (Lovati?). Eppure indagato per corruzione c’è una sola persona: l’ex Procuratore aggiunto Mario Venditti. Qual è la verità? Ludovica Bulian sottolinea che prima Giuseppe parla di ‘quei signori’ e poi dell"avvocato’, dicendo che il plurale non si concilia bene con il singolare successivo e poi aggiunge: "Non è chiaro di quante persone si stia parlando, ma soprattutto gli inquirenti si chiedono come mai se a gennaio sono usciti dai conti 13mila euro (l’intercettazione è del 10 febbraio 2017, ndr), dovevano ancora trovare la formula per pagarli? Gli inquirenti potrebbero chiedersi anche chi ha portato i soldi materialmente a Venditti".

Stanno uscendo indiscrezioni sui contenuti di altri verbali, in particolare quello dell’ex maresciallo dei carabinieri Giuseppe Spoto, che all’epoca si occupò della trascrizione delle intercettazioni dei Sempio: "Il dottor Venditti disse che gli servivano subito le intercettazioni per fare l’archiviazione. Mi chiese le trascrizioni in uno o due giorni, quindi è possibile che ci sia stata qualche inesattezza", si legge. Si torna sulla microspia inserita all’interno dell’auto di Andrea Sempio per mano di un tecnico dell’Esitel. In quella occasione, oltre a Spoto che ha dato la notifica all’indagato, c’era anche Scoppetta, arrestato nell’inchiesta ‘Clean’ relativa all’indagine denominata "Sistema Pavia".

Tramite un video, poi, viene fatto un riepilogo completo dei movimenti bancari della famiglia Sempio. A cosa servivano questi 35mila euro? Emerge qui una dichiarazione di Daniela Ferrari, madre di Andrea Sempio, fatta il 26 settembre scorso: "Tutti i soldi che abbiamo prelevato sono serviti per pagare gli avvocati che ogni tot di giorni ci chiedevano qualche migliaio di euro. Mio marito mi diceva che qui soldi servivano sempre per prendere le carte. Sull’intercettazione ‘quei signori lì’ il riferimento agli avvocati viene detto senza esitazione".

A tal proposito, Carmelo Abbate ricorda che gli altri due legali di Sempio hanno riferito di non essere mai stati pagati e che in quel periodo non c’erano carte da ritirare, se non quel fascicolo secretato – con la relazione di Linarello sul Dna sulle unghie di Chiara Poggi e altri documenti – finito nelle mani della difesa. In studio però sottolineano che la relazione di Linarello l’avevano già tutti i giornalisti al tempo. "Questa roba non la lascio passare", dice Abbate, ma Angela Taccia ribatte: "Ti mancano le nozioni di base, è la verità. E’ caduto il segreto istruttorio". Il conduttore calma gli animi in studio, un po’ agitati: "Piano, piano". Ma Abbate non ci sta e, alzando la voce, si rivolge così alla Taccia: "Io sono buono e caro ma a tutto c’è un limite. Le nozioni di base te le spiego!". L’avvocata di Sempio non cenna a placarsi: "Ma cosa spieghi? Non è la tua materia, non puoi andare a gettare fango sulle persone che non sai neanche di cosa stai parlando!". Non manca la risposta di Abbate: "Il fango non lo butto su nessuno, sono fatti oggettivi, vediamo se non ho le nozioni di base!", e Taccia conclude dicendo "non fare il permaloso". Poi, per fortuna, il conduttore cambia discorso, chiedendo prima un po’ di ordine in studio.

Garlasco, l’impronta della scarpa di Alberto Stasi e Roberto Freddi, amico di Andrea Sempio

In seguito, scopriamo che la Procura di Brescia non ha autorizzato gli accertamenti bancari sui conti della famiglia Cappa e del Gip dell’epoca perché non pertinenti con l’indagine in atto. Subito dopo viene spiegato in cosa consisteva il ‘Sistema Pavia’ e si parla dell’impronta della scarpa attribuita ad Alberto Stasi: numero 42 della marca Frau. Viene ricordato che ora gli inquirenti stano facendo degli accertamenti al riguardo, andando fino nelle Marche dove si trova l’azienda che ha prodotto quel tipo di suola, e che la difesa Stasi ha depositato una consulenza relativa al numero della scarpa indossata dall’assassino. L’esperto spiega che non è facile capire di chi sia l’impronta della scarpa, perché dipende anche dal tipo di camminata, che può cambiare a distanza di 18 anni, dal peso e dal modo in cui si appoggiano i piedi, senza contare che una suola a pallini è ancora più difficile da misurare, perché non è detto che tutti i pallini siano andati a contatto con il suolo.

Anche Quarto Grado intervista Roberto Freddi, l’amico di Andrea Sempio: "Io starò sempre dalla sua parte, fino a prova contraria. Qui non si sa cosa abbiano in mano. Io sono preoccupato, per me lo scontrino è un indizio di veridicità, è stato a Vigevano. E’ un mio amico, se potessi tirarlo fuori lo farei. Chi può essere stato ad andare in Procura a dire ‘guardate che in quella casa ci andava quel ragazzo lì’? chi si è sempre proclamato innocente, Stasi! Devi avere un movente, che oggi è assente come l’arma del delitto. La gelosia, l’invidia, quale volete che sia il movente? Quando Chiara è morta io ero a casa con i miei genitori. Io ho partecipato poi alla vacanza a Punta Ala. Non c’era alcun segreto tra di noi lì, siamo andati via proprio per staccare la testa. Volevamo respirare, però il pensiero era verso Marco, lo sentivamo tutte le sere. Lo abbiamo fatto per stargli vicino, ma cosa vuoi chiedere a uno che ha vissuto una cosa di questo genere? Parli di ca**ate! Eppure veniamo visti come dei marziani".

Subito dopo Roberto Freddi aggiunge: "Andrea Sempio poteva non sapere che Marco era in montagna. Sapevamo che andavano in vacanza in montagna, però non gli vado a chiedere ‘dove?’, ‘in che albergo prenoti’, ‘quanto tempo stai?’. Se Andrea è mai sceso nella cantina di casa Poggi? No, non mi parli dell’impronta 33, dai! Andrea non mi ha detto che gli piaceva Chiara, lei aveva 7 anni in più di noi, è una differenza significativa. Andavo a casa Poggi per Marco, di più nel periodo post 2007, ma ricordo di non essere mai entrato in camera di Chiara".


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