Garlasco, Milo Infante su Lovati: "Questa è la sua pietra tombale". E l'avvocato De Rensis contro Bruzzone: "Come?".

Nella puntata del 9 ottobre, uno scontro acceso tra De Rensis, avvocato di Stasi, e Roberta Bruzzone. Prima volta per Giada Bocellari da Infante e in Tv

Rosanna Ilaria Donato

Rosanna Ilaria Donato

Web Content Editor

Laureata in Linguaggi dei Media, mi dedico al mondo dell’intrattenimento da 10 anni. Ho lavorato come web content editor freelance per diverse testate.

Garlasco Ore 14 Sera cosa successo puntata 9 ottobre 2025
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La nuova puntata di Ore 14 Sera, condotta da Milo Infante in prima serata su Rai 2 giovedì 9 ottobre 2025, è quasi interamente incentrata sul delitto di Garlasco. E per la prima volta dalla riapertura del caso di Chiara Poggi interviene via collegamento telefonico anche Giada Bocellari, avvocato di Alberto Stasi insieme ad Antonio De Rensis, anche lui presente (ma di persona). Con loro ci sono tanti altri ospiti, tra i quali Monica Leofreddi e Roberta Bruzzone. Ecco cosa è successo nella puntata del 9 ottobre 2025 di Ore 14 Sera e le ultime novità sul delitto di Garlasco.

Garlasco a Ore 14 Sera, puntata 9 ottobre 2025: cosa è successo

La puntata comincia con Milo Infante che parla dell’accusa all’ex PM Pietro Paolo Mazza – indagato per corruzione e peculato – che in passato ha lavorato con l’ex Procuratore aggiunto Mario Venditti. L’uomo dice di essere completamente estraneo alla vicenda "Sistema Pavia", fondato su favori, prevaricazioni e corruzione. Poi si passa all’eventualità che l’avvocato di Andrea Sempio, Massimo Lovati, indagato dal suo Ordine di riferimento, si dimetta dal proprio incarico per lasciare spazio a un nuovo legale dopo la conversazione a Falsissimo con Fabrizio Corona. L’avvocato ha lasciato entrare il re dei paparazzi in casa sua e, tra un bicchiere di alcol e l’altro, ha detto parole molto forti, anche sul caso di Yara Gambirasio.

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Fabrizio Corona e la difesa di Sempio: Lovati pronto a mollare, il briefing ieri sera

In un’intervista Lovati ribadisce quanto successo con Fabrizio Corona: "Ho conosciuto Fabrizio Corona grazie a una videoconferenza. Abbiamo scherzato, riso. Poi, tramite altri amici, lui è venuto questa estate e abbiamo mangiato la pizza. Lunedì sera era da me, ha portato del vino. Era molto tardi. Mi ha proposto un serial, un film. Mi ha detto che ormai ‘i personaggi non sono più Belen, Fedez e Ferragni… Tu, De Rensis, la Taccia… Tu sei Jerry la Rana, perché hai la ‘r’ moscia e assomigli a questo personaggio dei cartoni animati’. Poi mi ha detto di parlare a ruota libera che ‘io poi taglio, cucio…’. Intanto mi versava da bere perché parlassi con maggiore gusto. Poi mi ha detto che l’importante era mischiare quello che dicevo con delle volgarità. Mi ha tradito".

La linea torna in studio e Milo Infante ricorda di non aver ancora sentito da parte dell’avvocato delle scuse nei confronti della famiglia di Yara Gambirasio. Monica Leofreddi commenta: "Non ci sono state, anzi ha continuare a dire: ‘Ma io cosa ho detto di male?’. Ha affermato che gli avevano detto di dire cose volgari e che avrebbero tolto il nome, ma lui ha parlato di una vittima di 13 anni in un modo davvero abominevole e anche di condotte difensive abominevoli". L’Ordine degli Avvocati di Pavia ha segnalato al Consiglio distrettuale di Disciplina di Milano Massimo Lovati dopo la puntata di Falsissimo, ma in realtà da tempo stava indagando sull’avvocato di Sempio a causa di querele, esposti e dichiarazioni. In studio, a tal proposito, si parla di "sacralità della giustizia", che dovrebbe essere rispettata anche dagli avvocati. Per quanto riguarda la posizione di Lovati, la giornalista Rita Cavallaro svela che "è in corso un briefing tra la famiglia Sempio, con Andrea e i genitori, e i suoi avvocati. Bisogna capire quanto convenga ai Sempio che Lovati resti e quanti problemi si possono creare se Lovati se ne va, perché nel corso dei mesi ha fatto capire che sa molto di più".

Poi Infante si rivolge al legale di Alberto Stasi, Antonio De Rensis, per porgli una domanda: "Facendo delle ipotesi, Lovati in questo momento è ancora l’avvocato di Andrea Sempio?". L’avvocato risponde: "Devo astenermi da qualunque commento. Essendo l’avvocato di Alberto Stasi, non posso commentare nulla che riguardi Lovati. Quando un avvocato parla rappresenta il collega, il cliente e la categoria. Se parla in maniera irrispettosa, manca di rispetto a tutte queste componenti, oltre alla Giustizia in quanto tale". "Certo che ha risposto, meno male che non voleva farlo" ribatte il conduttore e De Rensis sottolinea: "Credo di essere stato dentro le cornici, non ho detto niente di strano". Roberta Bruzzone aggiunge: "Non credo che l’avvocato ad oggi sia nella condizione di portare avanti il suo mandato difensivo per una molteplicità di ragioni, compresa una fragilità personale che lo espone a rischi notevoli e che compromettono la sua lucidità nell’espletamento di un mandato difensivo complesso e delicato. Sarebbe buono per lui fare un passo indietro nel più breve termine possibile".

Anche il giornalista Piero Fachin commenta il comportamento di Lovati: "Mentre sono impegnato a difendere un cliente da un’accusa oggettivamente gravissima, mi presto a farmi filmare in casa per mettere appunto una fiction… Siamo all’assurdo". Rita Cavallaro invece evidenzia: "Però giustificarsi dicendo che era ubriaco e che quindi non sapeva quello che diceva… Di fatto, quando uno è ubriaco, non è che non sa cosa dice, dice quello che in teoria non dovrebbe dire quando ha dei freni inibitori che funzionano". "Togliamo la parte che ha detto su Yara, perché credo sia una cosa spaventosa, ma è possibile che in mezzo alle cose che ha detto su Garlasco ci sia un fondo di verità?", chiede Milo Infante. La Cavallaro dice che sicuramente è così.

Massimo Lovati resta al centro della discussione per via dei soldi che avrebbe ricevuto in contanti dai Sempio, che sono parte di quei famosi 35mila euro ritirati in banca. L’avvocato afferma che i soldi sono serviti per il compenso di tutti e tre i legali dell’indagato, ma il collega Grassi, al tempo difensore di Sempio con Lovati e Soldani, dice di aver ricevuto come pagamento solo il ritorno mediatico. Qual è la verità? Secondo Fachin, sarebbe più facile per Lovati alleggerire la sua posizione se mostrasse le fatture di questi soldi (a Lo Stato delle Cose aveva dichiarato di aver presi in contanti ma facendo regolare fattura) e che tutto ciò, comprese le dichiarazioni a Corona, sarebbero frutto di una strategia il cui scopo sarebbe quello di mantenere ne acque agitate. Non manca l’intervento di Luca Fazzo (che punge): "Non scartiamo la possibilità che Lovati abbia tutto l’interesse a passare per ubriaco, perché c’è questo passaggio dei soldi a cui lui dovrà rendere conto, perché se c’è stato questo flusso di soldi dai Sempio a Venditti, qualcuno in mezzo c’è stato".

L’attenzione si concentra anche sul comunicato stampa diffuso dalla Procura dopo le affermazioni di Massimo Lovati nella puntata di Falsissimo. Milo Infante definisce la frase "quanto affermato dall’Avv. Massimo Lovati, difensore di Andrea Sempio, risulta oggettivamente destituito di ogni fondamento" la "pietra tombale" sull’attività professionale di Lovati "per quanto attiene al patrocinio di Andrea Sempio".

Il nuovo PM indagato nelle indagini ‘Clean’ della Procura di Pavia

Tornando all’ex PM di Pavia, Pietro Paolo Mazza, è accusato di aver ottenuto un’auto pagata a prezzo scontato per favorire una società, la Esitel, che, per anni, si è occupata, per conto della procura di Pavia, delle intercettazioni, anche di quelle di Andrea Sempio inerenti al delitto di Garlasco che per l’ex maresciallo Spoto non si sentivano bene. "Questo fa venire un po’ i brividi", commenta Infante, con il giornalista Luca Fazzo che gli dà manforte e sottolinea: "Fa venire i brividi perché è tutto un unico circuito di personaggio che gestisce l’intera pratica. Io conoscevo Mazza e credo che in questa vicenda paghi la subalternità, che era sotto gli occhi di tutti, a Venditti. Era il suo sostituto di fiducia. Che sia stato assorbito dentro a un giro per compiacere il suo capo è lo scenario più probabile". Monica Leofreddi aggiunge: "Tipo ‘cattive amicizie’".

Garlasco a Ore 14 Sera, l’impronta della scarpa è di Alberto Stasi? Interviene l’avvocata Giada Bocellari

Si cambia ancora argomento con l’impronta della suola rinvenuta sulla scena del crimine all’epoca dei fatti, identificata come un numero 42 della marca Frau. L’inviata di Ore 14 Sera, riguardo a questo elemento, dice di aver sentito la società che fabbricava quella suola: "Questa società, che si trova nelle Marche, all’epoca dei fatti, produceva quel tipo di suola per l’azienda Frau. Inizialmente ci hanno detto che non era stata prodotta da loro ma da un’altra azienda che ora non esiste più, poi, il giorno dopo, hanno corretto il tiro dicendo di averla prodotta loro e che corrisponde a una taglia 42 di piede, ma che non sanno su quale scarpa è stata eventualmente montata. Quindi potrebbe essere stata montata anche su un numero diverso". Poi Infante, dopo aver svelato che due mesi fa ci sono stati ulteriori accertamenti riguardo all’impronta (gli inquirenti sono andati nelle Marche per ottenere documenti inerenti alla suola delle scarpe), mostra un video in cui viene ricordato che all’epoca del delitto i RIS di Parma avevano scritto in un documento che non era possibile fornire davvero "una taglia senza conoscere la tipologia di calzatura".

Subito dopo il conduttore riporta la risposta data da Andrea Sempio quando gli venne chiesto che numero di scarpe portasse: "Ricordo che nel 2007 già portavo il 44, e lo ricordo perché all’epoca indossavo degli stivaletti ma con quelli facevo fatica a guidare. Quindi ho dovuto comprare un nuovo paio di scarpe che erano sempre 44". Si passa a parlare delle scarpe di Alberto Stasi: in una dichiarazione della dottoressa Laura Barbaini, scritta nell’inchiesta bis del 2017, si legge che Stasi avrebbe "scelto quali scarpe far ritrovare ai carabinieri che non rinvengono e non sequestrano un paio di scarpe marca Geox misura 42 comprate nel settembre del 2006 a Milano", ma il conduttore chiede: "Cosa c’entrano le Geox?". Poi De Rensis chiarisce che in realtà "i carabinieri hanno detto ad Alberto quali scarpe portare. Non c’è stata alcuni iniziativa da parte sua". Il giornalista Fazzo dichiara che la Barbaini con questa lettera difende solo il suo operato, ma il conduttore lo tranquillizza: "Non ho detto che è una forzatura, però mettiamoci anche nei panni di Mario Venditti che riceve questa informativa".

In seguito, sentiamo un’intercettazione dove scopriamo che gli avvocati Soldani e Lovati avevano consigliato ad Andrea Sempio di non consegnare le sua scarpe e Infatti si chiede il motivo di tale scelta: "Se io ho il 44, perché non darle? Io gliele avrei date anche tutte, tanto quella è un’impronta 42…". Il giornalista Fachin spiega: "Non dare scarpe consente di non formare prove, esattamente come non dare il Dna". A questo punto l’avvocata Giada Bocellari interviene per difendere il suo assistito, Alberto Stasi, con De Rensis, precisando che "l’annotazione della Barbaini non risulta negli atti del fascicolo, è la prima volta che la vedo", e poi aggiunge: "E’ stato chiarito che quando vanno a fare la perquisizione a casa di Stasi la prima volta, il verbale è negativo – si dice perché non c’era la possibilità di stamparlo – per cui gli indicano che cosa portare in caserma: non solo le scarpe, ma anche il computer. Quindi noi ci ritroviamo nei fascicoli dei verbali di consegna spontanea per il semplice fatto che gli inquirenti vanno lì e gli dicono ‘porta in caserma questo, quest’altro e pure quello’. Quindi una mancanza di qualcun altro diventa poi un elemento a carico dell’indagato, che oltretutto collabora. Tra l’altro, evidenzio che le scarpe erano di numeri diversi (misure 41, 42 e 44) perché, come tutti, a seconda del modello e della marca abbiamo numeri differenti. Stasi non aveva delle scarpe con quella suola".

Poi Giada Bocellari mette in evidenza che la Barbaini credeva fermamente nella colpevolezza di Stasi (seppure in buona fede) e che per questa non la stupisce la sua sintesi. E ancora novità: svela che lei e De Rensis hanno consegnato una seconda consulenza proprio sull’impronta della scarpa, sottolineando che non sa se gli inquirenti abbiano fatto i nuovi accertamenti sulla suola per via della loro relazione, ma è certa che la Procura di Pavia sta facendo tutti gli approfondimenti che occorrono e infatti crede che stia verificando anche la validità dello loro consulenza.

Roberta Bruzzone viene invitata dal conduttore a commentare e confrontarsi con la Bocellari in attesa dell’incontro faccia a faccia, ma viene fuori che in realtà quella informativa destinata a Mario Venditti non è firmata da qualcuno, quindi la Barbaini potrebbe non c’entrare nulla col documento. E infatti Milo Infante, pensando di aver fatto una gaffe, dice: "Se abbiamo sbagliato, chiediamo scusa alla dottoressa Barbaini". De Rensis interviene: "Se non è firmato, è ancora più anomalo. Non esistono atti di una Procura senza firma. Mancherà la pagina con la firma". La Bruzzone però non è d’accordo sul fatto che mancherebbe la conclusione: "Non parrebbe, perché c’è una frase di chiusura e c’è un’ampia parte della pagina bianca e nessuna firma". Rita Cavallaro però cita un’importante agenzia stampa dove viee fatto il nome della Barbaini e De Rensis conclude: "Ci sarà un’accompagnatoria che noi non abbiamo".

Il sangue sui pedali della bicicletta di Stasi e lo scontro tra De Rensis e Bruzzone a Ore 14 Sera

Si conclude la puntata di Ore 14 Sera parlando del sangue sui pedali e la Bocellari ricorda che il Dna era sui pedali della bici sbagliata, dove però il sangue non viene trovato: "Avete fatto passare per anni il concetto che su quella bici ci fosse il sangue di Chiara Poggi". Quando Redaelli chiarisce che si sta parlando di pedali, De Rensis ribadisce che durante l’interrogatorio di Stasi chiedevano del sangue e poi sbotta: "Lui è stato fermato per il sangue!". Il conduttore chiede come sia possibile che in tutto quel Dna non sia stata trovata una traccia di sangue e Redaelli chiarisce: "E’ stata fatta un’indagine impropria da parte di coloro che per primi hanno esaminato questi pedali: si è verificato che non è stato usato un reagente specifico per identificare l’emoglobina umana".

A questo punto De Rensis non si trattiene più: "Dopo quel fermo, non si è più tornati indietro. Quello è il punto. Se un Pubblico Ministero compie un interrogatorio prima di fermare un indagato, parlando solo di sangue e quel sangue non c’è, questa è una cosa grave. E mi perdoni se mi infervoro, ma è una cosa grave, perché non è stato incalzato sul Dna, il sudore, la saliva, ma sul sangue! E’ stato un interrogatorio molto duro! Siccome da marzo in questa vicenda ho sentito parlare di diritti calpestati, persecuzioni e macchinazioni, questo è un interrogatorio molto duro basato sul nulla perché il sangue non c’era! Se io vado da un Pubblico Ministero che mi incalza dicendo che ero a Parigi e ho 24 anni, io cerco qualche giustificazione in quanto do per scontato che questi abbiano le prove che ero lì. C’è un PM che con una veemenza importante dà per assodato a un indagato che c’è questo sangue e su tutti e due i pedali". La Bruzzone sottolinea: "La Muscio (il PM in questione, ndr) aveva in mano il parere preliminare del RIS, non era impazzita. E’ un parere ma questo è subentrato dopo".

Quando Monica Leofreddi dice che Stasi è stato bravissimo durante l’interrogatorio, perché ha tenuto il punto e detto l’unica cosa che poteva venirgli in mente pensando al sangue (sta parlando delle gocce del ciclo mestruale), De Rensis le dà manforte dicendo: "Se un PM ti dice che c’è sangue sui pedali, ti fidi". Ma Roberta Bruzzone non ci sta: "Ma se io so che non è possibile, non è possibile. Se mi dicono che c’è sangue sui pedali della bicicletta e ti dico che non è possibile, io ti dico che è impossibile fino alla morte". E l’avvocato di Stasi si infervora nuovamente: "Lei sta ragionando da esperta consulente studiosa di persone che non hanno 24 anni. Alberto Stasi era un ragazzino di 24 anni che si trovava a notte fonda davanti a un PM che lo voleva arrestare!". "Ma non c’entra! Se uno è sicuro che è impossibile che sia accaduto, la sostiene. Alberto Stasi è tutt’altro che il soggetto fragile che lei cerca di veicolare, non lo era neanche all’epoca", ribatte la Bruzzone, ma De Rensis si rifiuta di rispondere: "Ma come non c’entra? No, guardi… va bene". L’avvocato Giada Bocellari chiude la puntata sostenendo che "bisogna avere onestà intellettuale e rimettere al centro Chiara Poggi".


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