Garlasco, Milo Infante smentisce il padre di Sempio: "Questo non è vero". E l'avvocato De Rensis tuona: "Come si permette?"
Nella puntata di Ore 14 Sera, tante notizie da De Rensis, Bruzzone e Cavallaro, ma anche qualche frecciatina: cosa è successo da Milo Infante

Nella puntata del 16 ottobre 2025 di Ore 14 Sera, programma condotto da Milo Infante in prima serata su Rai 2, si torna a parlare del delitto di Garlasco, in particolare delle SIT dei genitori di Andrea Sempio, Giuseppe Sempio e Daniela Ferrari. Non mancano poi piccole rivelazioni e frecciatine, soprattutto da parte dell’avvocato Antonio De Rensis, legale di Alberto Stasi. Ecco cosa è successo nella puntata del 16 ottobre di Ore 14 Sera e le ultime notizie su Garlasco.
Garlasco a Ore 14 Sera, puntata 16 ottobre 2025: cosa è successo
Si comincia dalle SIT di 10 giorni fa, durante cui i genitori di Sempio sono stanti sentiti come testimoni informati sui fatti. In un verbale la madre dell’indagato, Daniela Ferrari, fa scrivere che durante un programma Tv il figlio disse di non poter parlare della condanna di Stasi finché non lo avesse conosciuto e che per questo, a fine puntata, l’avvocato della famiglia Poggi, Tizzoni, gli avrebbe detto che doveva mostrare meno solidarietà nei confronti di Stasi. Non solo, perché la Ferrari dice anche che il giorno dopo il padre di Chiara Poggi sarebbe andato a casa loro per dire ad Andrea che se gli avessero proposto altre domande su Stasi gli avrebbe dovuto rispondere che è un condannato in via definitiva invece di dire ciò che pensa veramente.
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Entra nel canale WhatsApp"Perché la mamma di Sempio si sente in dovere di precisare quei due punti?" chiede Milo Infante. L’avvocato Antonio De Rensis risponde: "Cosa dovrei pensare, che signora dica il vero quando sostiene che il padre di Chiara va a casa loro e le dice ‘invece di dire quello che pensi, devi dire che Stasi è il colpevole’? Ma possibile? Io credo che la signora si sia ricordata male, visto che ha riferito di aver detto bugie all’inviato de Le Iene, magari si è ricordata male anche in questa occasione. Faccio fatica a pensare che possa essere accaduto questo episodio. Si parlava del giro dei soldi nella Sit, ma quello che ha detto la signora è una cosa decontestualizzata che mi ha lasciato molto perplesso". In studio viene ricordato che gli inquirenti volevano anche capire la provenienza degli atti che sembravano avere in qualche modo letto, perché a conoscenza di alcuni dettagli che in quel momento non dovevano sapere in quanto l’indagine su Andrea Sempio era stata appena aperta.
Per Marzio Capra, consulente della famiglia Poggi, è inverosimile quanto dichiarato da Daniela Ferrari, conoscendo Tizzoni e i genitori di Chiara: "Mi sembrano cose prive di qualsiasi fondamento". Il conduttore è perplesso: "Perché mai sarebbe andato a casa di Sempio il signor Poggi?". E De Rensis rilancia con un’altra domanda: "Dobbiamo chiederci: ‘Quando una persona è credibile o no?‘", e poi aggiunge: "Il percorso di un essere umano nelle sue dichiarazioni deve avere una logica. Non è che uno può essere sincero quando parla di un episodio e non sincero in altri casi. Io ritengo improbabile che il padre della povera Chiara possa aver fatto questo. Però allora quando è credibile una persona che ha riferito questo? Abbiamo visto dire all’inviato delle Iene delle cose precise e non è vero, ci ha riferito di uno scontrino, si ricorda l’orario… Dobbiamo capire quando crederle".
Poi, in studio ci si chiede chi fosse quel ‘Maurizio’ che, stando alle Sit, gli avrebbe consigliato di scegliere l’avvocato Tizzoni, che però già difendeva i Poggi al tempo. Durante l’interrogatorio, Giuseppe Sempio, padre di Andrea, ha detto che conosce solo una persona di nome Maurizio, il cugino della moglie, ma che sicuramente lei non gli stava parlando di lui in quella occasione. Il giornalista Luca Fazzo invece si domanda perché dare per scontato che la madre di Andrea menta. La criminologa Roberta Bruzzone ammette di fare fatica a credere che non si sappia chi è questo Maurizio, ma la giornalista Rita Cavallaro svela: "Noi non sappiamo chi è questo Maurizio, ma gli inquirenti sì ed è una persona molto interessante per le indagini. Io penso che lo sapessero da prima, solitamente si fanno domande già verificate". Milo Infante ipotizza che sia Maurizio Pappalardo, ma pare che quest’ultimo non conosca nessuno dei Sempio. A rivelarlo, tramite un messaggio letto in diretta dal conduttore, è Beatrice Saldarini, l’avvocato del colonnello Pappalardo, a processo per corruzione e stalking nell’ambito dell’inchiesta ‘Clean 2’ (l’indagine sul ‘Sistema Pavia’).
La consulenza Linarello
Poi l’attenzione si focalizza sul giorno 19 dicembre 2016, data da cui si sviluppano una serie di eventi, come i consulenti che "hanno in mano relazioni che non dovrebbero avere". Il conduttore si riferisce alla consulenza Linarello nelle mani dell’avvocato Massimo Lovati e del generale Luciano Garofano, ora dimessosi dal pool difensivo di Sempio, ancora prima che a Pavia cadesse il segreto istruttorio. Prima dell’11 gennaio però la consulenza Linarello doveva essere solo negli studi della difesa di Alberto Stasi. Poi infante mostra il video della conferenza stampa in cui gli avvocati Bocellari e Giarda (quest’ultimo all’epoca difendeva Alberto Stasi) hanno parlato per la prima volta della consulenza Linarello. Il conduttore sottolinea fin da subito l’attenzione alla riservatezza dei due difensori: non svelano nomi, età e altri dettagli che possano permettere ai giornalisti di risalire ad Andrea Sempio. Un aspetto, quest’ultimo, evidenziato anche da Antonio De Rensis, dato che molti sostengono che i contenuti della relazione fossero stati resi noti nel corso di quella conferenza.
Subito dopo viene ricostruito il percorso della consulenza Linarello e Marzio Capra, consulente dei Poggi, spiega: "Noi (lui e l’avvocato Tizzoni, ndr) gli atti li avevamo tutti tranne il profilo genetico di questo soggetto fantomatico, per cui hanno preso il Dna in maniera più o meno furbesca o furtiva, comunque sotto copertura". Infante gli chiede: "Lei lo definirebbe illegale il metodo?". Il genetista non ha dubbi: "Sicuramente, dopo questa faccenda non ci si è mai più trovati in Italia in situazioni del genere. Voglio vedere che cosa sarebbe successo se anziché prendere Sempio, avessero preso il Dna a un miliardario in Italia". Infante però non ci sta: "Non mi faccia dire che se tutto questo porta fuori dal carcere un innocente, ben venga. Facciamo finta che io non abbia detto niente". De Rensis difende la collega Giada Bocellari: "C’è stata qualche condanna per come è stato preso il Dna? No. Dobbiamo pensare che chi era preposto abbia agito secondo Legge o che non è stata violata la Legge?".
Tornando al percorso della consulenza Linarello, Rita Cavallaro ricorda che la difesa di Stasi non aveva chiesto la revisione a Brescia nel 2017 ma aveva fatto una richiesta di indagini da fare direttamente alla Procura di Milano, eppure la dottoressa Laura Barbaini aveva mandato alla Procura di Brescia gli atti. De Rensis sottolinea che gli "appunti" della Procuratrice non erano stati resi noti alla difesa di Alberto Stasi. Il 13 gennaio la consulenza è stata fatta vedere in un programma televisivo e in quella occasione c’era anche il generale Luciano Garofano. In studio emerge sempre la stessa domanda: da dove sono arrivati quegli atti? Dato che il Corriere della Sera il giorno della conferenza aveva diffuso un articolo con degli estratti della relazione, secondo Piero Colaprico non è detto che questo documento completo fosse solo nelle mani della parte civile: "Quando Tizzoni ha ritirato gli atti a brescia, in qualche modo l’atto è già ritenuto pubblico. Poteva averla anche il Corriere, oppure Giangavino Sulas, che ne sappiamo". Il conduttore chiarisce che un conto è avere delle indiscrezioni, un altro è la perizia completa.
Poi il consulente dei Poggi parla di un dialogo con l’avvocato Tizzoni avvenuto dopo la conferenza stampa, prima che quest’ultimo richiedesse l’accesso agli atti il 20 dicembre e li andasse poi a ritirare l’11 gennaio: "C’è stata questa conferenza stampa, Tizzoni mi ha chiamato e io gli ho detto che era tutta una bufala, perché priva di qualunque valenza scientifica. A mio avviso, quei dati erano inutilizzabili. E, infatti, Tizzoni è stato autorizzato a ritirarli il 29 dicembre ed è andato a prenderli 13 giorni dopo. Fosse stata una roba importante, sarebbe andato già il 30 mattina a ritirare i documenti. L’unico che ha visto al computer questi profili genetici sono io, gli altri stanno guardando ancora le fotografie fatte sullo schermo". Ma Milo Infante sottolinea che l’avvocato Massimo Lovati non sapeva quanto fossero attendibili questi dati e quindi il 29 dicembre ha incaricato il generale Luciano Garofano di esaminare la consulenza per capire se il Dna fosse utilizzabile o meno. Subito dopo Rita Cavallaro fa notare che Lovati pochi giorni fa ha rivelato il motivo per cui non ha mai depositato la consulenza di Garofano, che va al di là dell’archiviazione veloce per mano dell’ex procuratore aggiunto Mario Venditti: "Ha detto: ‘Mica consegnavo la consulenza dove c’era il Dna del mio assistito. E’ chiaro, in quel momento c’era il Dna di Sempio che non aveva nessuno". Poi De Rensis si chiede: "Se Lovati aveva già la consulenza al 29 dicembre, perché non l’ha data prima al generale Garofano? E’ normale spendere tutti quei soldi per una consulenza non depositata? I miei clienti mi rendono conto di ogni euro che noi spendiamo". "Ma i Sempio hanno fiducia totale incondizionata negli avvocati" ricorda Infante.
Si parla dei 60mila euro dati dalla famiglia Sempio agli avvocati – o almeno così dicono i genitori di Andrea – per aver assistito il figlio e ritirato delle carte, e De Rensis punge: "Posso andare a scuola? Così anche io aggiorno le mie parcelle". Si passa all’assegno cambiato dal fratello di Giuseppe Sempio, Patrizio Sempio, che ha dichiarato di aver prestato 5mila euro al fratello, ma nella Sit gli inquirenti lo hanno incalzato: "Tuo fratello ti ha dato in mano un assegno, tu hai fatto un giroconto e poi hai prelevato i soldi". Il motivo per cui non ha prelevato il signor Giuseppe i soldi? "Mio fratello mi ha detto che non riusciva ad averli perché non aveva chiamato in tempo alla banca", ha detto Patrizio agli inquirenti. Ma il conduttore sottolinea che quest’ultima frase non può essere vera, perché la banca era perfettamente in grado di erogare quei soldi in contanti e che si è trattato solo di un passaggio di denaro tra fratelli, evidentemente per movimentare del denaro non tracciabile.
Quando Colaprico definisce la famiglia Sempio semplice, dicendo che sono in difficoltà per ogni cosa e che non vede nulla di male nel fatto che abbiano fatto questo scambio con Patrizio Sempio, Monica Leofreddi commenta: "Ma perché quando parlano di soldi nell’intercettazione, si pongono il problema che poi comparirebbe il nome del figlio sull’assegno? E poi una famiglia semplice si chiede ‘Ma se Andrea non ha fatto niente, perché ci ritroviamo in questa situazione?’. Non lo dicono mai". Colaprico risponde: "Lo si capisce dal tono di voce (che sono tranquilli sull’innocenza di Andrea, ndr), nessuno di loro si è mai allarmato per il figlio". Ma Leofreddi ribatte: "Anche l’interrogatorio… Se tu hai una verità, vai a dire quella di fronte agli inquirenti, anche se ti trovi in una melma. Non c’è bisogno di prepararsi alle domande prima". Ma Colaprico dice: "Lo fai, a meno che tu non abbia paura di essere un nuovo capro espiatorio".
Parlando dei 60mila euro per gli avvocati, Monica Leofreddi domanda: "Ma chi ti chiede 60mila euro per fare un interrogatorio? Dai!". Roberta Bruzzone, poi, dice che le accuse che i Sempio fanno agli avvocati sono pesanti, in quanto, in sostanza, stanno dicendo che Grassi, Soldani e Lovati avrebbero preso ben 60mila euro per la difesa di Sempio e in maniera non trasparente: "Se non fosse vero, agirebbero in modo formale nelle sedi opportune. Mi aspetterei questo". Nelle SIT la madre di Andrea dice anche di non aver pagato gli avvocati con il bonifico, come fatto con Garofano, perché "Non ci abbiamo pensato, li abbiamo sempre pagati in cash". E l’avvocato De Rensis commenta: "Io alzo le mani". In seguito, ascoltando proprio un’intercettazione dei genitori di Andrea Sempio sui soldi (quella in cui parlano del fatto che un assegno è tracciabile), Milo Infante commenta: "Questo non è un dialogo tra persone che devono pagare i loro avvocati". La Bruzzone risponde: "C’è un’urgenza un po’ sospetta effettivamente. Questo bisogno di avere quella somma, in quella giornata, al punto da mettere in atto un meccanismo complesso per avere accesso a questo denaro, che obiettivamente qualche perplessità la desta".
Poi si passa a una data molto importante, il 10 febbraio 2017, giorno dell’interrogatorio di Andrea Sempio. In un’intercettazione sentiamo dire a Giuseppe Sempio: "Non ce la facciamo più, abbiamo bisogno di 7mila euro". "Ma questo può essere il pagamento degli avvocati?", domanda Infante. "Nessuno che appartenga alla nostra categoria può essere riferito a un comportamento similare. Qui c’è una ricerca spasmodica di denaro, ma nello studio dell’avvocato le cose si svolgono normalmente in maniera diversa" sottolinea De Rensis.
Garlasco, a Ore 14 Sera lo scontro tra De Rensis e Colaprico
Subito dopo l’atmosfera s’infiamma quando si parla dell’informativa dei carabinieri di Milano per cui la Procura di Pavia avvia le indagini che poi mettono al centro del caso di Garlasco Andrea Sempio. Piero Colaprico, dopo aver osservato alcune carte che ha in mano relative alla richiesta di revisione del 2020, dice: "Avendo sottoposto ai giudici le prove del capello, del sapone e tutto il resto, l’istanza di revisione della difesa Stasi il 5 ottobre 2020 viene ritenuta inammissibile. Noi non possiamo sostituire una persona con un’altra perché piace a lei o piace a me (si riferisce a Stasi e Sempio, ndr)". A questo punto l’avvocato di Stasi, Antonio De Rensis, sbotta: "Cosa c’entra Sempio? Ma cosa sta dicendo? Come si permette di dirmi questa cosa? A me non piace nulla, a me piace la giustizia!". Infante dà manforte all’avvocato: "Ma di cosa stiamo parlando, Piero? Non è mica l’avvocato De Rensis che emette avvisi di garanzia, è la Procura che riapre tutto". E Colaprico spiega: "L’avvocato De Rensis ha sostenuto varie volte dei capelli, il portasapone.. questi elementi sono già stati dichiarati inammissibili". Ma De Rensis ribadisce: "Ma cosa c’entra con la revisione?". E’ il conduttore a calmare gli animi ricordando che nel 2020 Antonio De Rensis non era ancora presente nel team difensivo di Stasi. Quest’ultimo conclude dicendo che "tutti gli ospiti hanno capito che la revisione non c’entra niente con Sempio" e poi aggiunge: "Colaprico è ripartito dal 2007, io mi arrendo e va bene così. Alla fine, non è che si può parlare da soli".
