Garlasco a Ore 14 Sera, l'avvocato di Sempio: "Ecco cosa è successo a Stasi". E Bruzzone: "È questo il problema"

Nella puntata dell'11 settembre Massimo Lovati torna sul presunto omicidio premeditato e dice la sua sul motivo per cui i carabinieri non hanno fatto attenzione sulla scena del crimine

Rosanna Ilaria Donato

Rosanna Ilaria Donato

Web Content Editor

Laureata in Linguaggi dei Media, mi dedico al mondo dell’intrattenimento da 10 anni. Ho lavorato come web content editor freelance per diverse testate.

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Nella puntata di Ore 14 Sera, il programma condotto da Milo Infante nella prima serata di Rai 2 giovedì 11 settembre 2025, il presentatore ospita in studio tanti volti ormai noti per parlare del delitto di Garlasco. Tra questi, l’avvocato di Alberto Stasi, Antonio De Rensis, e il legale di Andrea Sempio, Massimo Lovati. Ecco cosa è successo e cosa è stato detto sul caso di Garlasco nella puntata dell’11 settembre di Ore 14 Sera.

Ore 14 Sera, puntata 11 settembre 2025: cosa è successo

Nel corso della prima serata di giovedì 11 settembre 2025 vengono affrontati numerosi temi relativi al delitto di Garlasco, ma prima della discussione in studio a parlare è Stefano Vitelli, giudice che assolse in primo grado Alberto Stasi. "Ho sempre ritenuto il caso di Garlasco un caso paradigmatico di ragionevole dubbio. Era ed è ragionevole, a mio avviso, dubitare che sia stato davvero lui. Alberto Stasi era un imputato molto attento che seguiva diligentemente le udienze e prendeva tanti appunti. Ricordo un po’ di imbarazzo, fastidio in alcuni momenti come quando venivano mostrate le immagini di pornografia adulta che aveva nel computer. Per il resto, è sempre stato molto controllato. Nel caso della telefonata al 118, quando veniva fatta ascoltare, mostrava un po’ di fastidio e imbarazzo rispetto alla ripetizione di questa chiamata."

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Poi si parla delle prime indagini e Vitelli spiega: "Le indagini di allora avevano delle criticità. Pensi al computer di Stasi, dove, seppure in buona fede, il contenuto era stato sporcato da accessi abusivi da parte dei carabinieri. Il movente non è stato mai provato, in primo grado ci siamo concentrati sul possibile forte litigio serale legato al fatto che Chiara avrebbe potuto aver visto sul pc di Alberto fotografie pedo-pornografiche. I periti hanno accertato che Chiara non ha visto queste immagini, né video di pornografia adulta. Peraltro quando Stasi rientra a casa si rimette a lavorare alla tesi. Tutto può accadere nelle dinamiche umane e di coppia, certo è che il movente va provato, quindi ci vogliono elementi che ti portano a dire ‘guarda che hanno effettivamente litigato’. Se ci fossero state molte chiamate o telefonate lunghe, sarebbero state una spia per un movente".

Roberta Bruzzone poi chiede a Vitelli perché al tempo avesse deciso di rifare le indagini invece di assolvere subito Stasi: "Non ho assolto subito perché era un omicidio, era un caso talmente grave che non me la sentivo di assolvere subito. Volevo approfondire in maniera multidirezionale". Non manca la questione della camminata di Stasi, definita dall’ex giudice del caso "abbastanza complessa", perché è stato rilevato che "Stasi non poteva non calpestare diverse macchie ematiche, il problema era se dovesse necessariamente esservi traccia sulle suole o in altro modo. I due carabinieri, che pensavano inizialmente a un incidente domestico, che entrano subito dopo Stasi e fanno due volte il suo stesso tragitto, avevano le scarpe pulite. Questo non significa che stasi ha detto il vero, è uno dei tasselli pone il dubbio che abbia davvero detto una bugia sul fatto che sia entrato nella casa. Poi Stasi dice che il corpo di Chiara era in fondo alle scale ma, secondo le analisi dei RIS, l’assassino lo getta a metà delle scale e lo scivolamento non sarebbe stato immediato".

Roberta Bruzzone commenta: "L’elemento che porta alla condanna di Stasi sono tutta una serie di accertamenti integrati. Uno dei più importanti riguarda proprio la camminata, ovvero la possibilità che Alberto Stasi quella mattina sia effettivamente rientrato in casa e abbia avuto la possibilità di osservare il corpo della fidanzata ormai deceduta. Secondo la perizia, non era possibile che non si sporcasse le scarpe, ma soprattutto che non modificasse in alcun modo le tracce sedimentate, considerando il fatto che lui ha sempre detto di non aver mai guardato dove mettesse i piedi. Qui il problema serio è che l’unico modo per tirare fuori Stasi da questa storia non è tanto Sempio, ma dimostrare che lui quel giorno effettivamente sia rientrato in casa, perché nulla lo colloca all’interno dell’abitazione nel momento dell’omicidio".

Poi la parola passa all’avvocato di Andrea Sempio, Massimo Lovati, che ribadisce l’innocenza di Stasi e la teoria che fosse solo una pedina nelle mani degli assassini: "La mia considerazione si appunta su due errori nella narrazione di Alberto. La prima volta che Stasi parla del corpo di Chiara dice che ‘forse è ancora viva‘ e la seconda afferma che ‘è stesa per terra‘ e non che si trova sulle scale. Ecco perché i carabinieri parlano di incidente domestico ed entrano senza calzari, per salvare la ragazza. Lui non è mai entrato, copre altri, è una mera pedina in mano ai veri assassini, ai veri mandanti. Nelle loro mani ci finisce nelle 4 ore dopo l’assassinio, dalle 9:30 alle 13:50 circa". Ma la Bruzzone non ci sta e ricorda che in quelle 4 ore Alberto era occupato in altre attività (a scrivere la tesi). Lovati poi aggiunge quanto già detto in una precedente occasione: "Questo è un omicidio chiaramente premeditato. Non è un delitto di impeto, se lo fosse stato sarebbe mancato qualche oggetto. Era il 13 di agosto, non c’è un’anima in giro e quel giorno c’era la fiera di Vigevano ed erano tutti lì quelli rimasti a Garlasco. Quale giorno e ora migliore per commettere un omicidio?". In studio, riguardo all’oggetto mancante, viene ricordato che, a detta dei genitori di Chiara, era scomparso un martello.

Infine, si ripercorrono le varie novità sul caso senza approfondire molto gli argomenti: si parte dall’autopsia, la contaminazione e l’impronta 33 ("Non ipotizziamo che l’individuo avesse le mani grondanti di sangue ma che se le fosse lavate in maniera frettolosa e avesse lasciato quell’impronta" dice un consulente della difesa Stasi), fino ad arrivare al Santuario della Bozzola (Paolo Reale sostiene che sia importante fare analisi sulle ricerche di Chiara, ma sottolinea che non c’è una polarizzazione su tematiche come la pedofilia in esse, mentre di Savu dice che probabilmente non avrà nulla di interessante da dire sulla Poggi) per poi ripercorrere i vari collegamenti dei personaggi presumibilmente coinvolti nell’omicidio di Chiara Poggi e tornare sulle nuove impronte rilevate sul sacchetto della spazzatura e sui cereali. Quindi nulla di nuovo su questo fronte, anzi resta pure l’incubo della possibile contaminazione delle forbicine con cui Chiara si sarebbe tagliata le unghie, ma Rita Cavallaro sottolinea: "Se nell’incidente probatorio dovesse venire fuori che il Dna sulle unghie è di Andrea Sempio, noi come possiamo dire che le forbicine hanno contaminato le unghie di Chiara?". E Infante risponde: "Se il Dna è leggibile, a quel punto ci sono pochi dubbi", ma la Bruzzone ricorda che non è di Sempio: "Lo ha già stabilito una perizia".


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