Garlasco, caos da Giletti: "Ma è un Paese civile serio questo?". E De Rensis 'abbandona' lo studio per Lovati: "Ecco perché"

Nella puntata de Lo Stato delle Cose, nuovi confronti accesi e dichiarazioni inedite da Massimo Giletti, con l'avvocato De Rensis che se ne va per Lovati: cosa è successo

Rosanna Ilaria Donato

Rosanna Ilaria Donato

Web Content Editor

Laureata in Linguaggi dei Media, mi dedico al mondo dell’intrattenimento da 10 anni. Ho lavorato come web content editor freelance per diverse testate.

Nella nuova puntata de Lo Stato delle Cose, condotta da Massimo Giletti in prima serata su Rai 3 lunedì 27 ottobre 2025, non manca materiale in merito al delitto di Garlasco di cui parlare, anzi emergono nuovi particolari e dichiarazioni inedite di chi ha indagato sul caso nel 2007 e non solo. Tra l’altro, assistiamo anche a qualche momento di lieve tensione tra l’avvocato Antonio De Rensis, difensore di Alberto Stasi, e la giornalista Ilenia Pietracalvina, rimproverata dallo stesso conduttore più di una volta nel corso della diretta. Infine, come accaduto lo scorso lunedì, il legale De Rensis lascia lo studio quando parla Massimo Lovati, ex avvocato di Andrea Sempio, ma questa volta spiega il motivo della sua decisione. Ecco cosa è successo nella puntata del 27 ottobre 2025.

Garlasco a Lo Stato delle Cose, puntata 27 ottobre 2025: cosa è successo

La puntata de Lo Stato delle Cose comincia subito con l’ex maresciallo Francesco Marchetto – il primo ad entrare nella casa di Chiara Poggi dopo l’omicidio – che in un servizio racconta quanto accaduto il 13 agosto 2007: "C’era sangue, tanto sangue. Io quel giorno ero andato a trovare la mia famiglia che si trovava ai lidi ferraresi. Mi hanno chiamato per dirmi che c’era questa ragazza morta all’interno di una villetta in via Pascoli. Io sono stato chiamato dopo che Alberto Stasi si è presentato in caserma, quindi dopo la telefonata al 118. Sulla scena del crimine sono arrivato non più tardi delle 17:00: mi sono infilato i calzari, messo le mani in tasca perché erano finiti i guanti e sono entrato. C’era tutto il sangue lungo il percorso fino alla scala che porta giù in cantina, il sangue sui gradini e poi il corpo della povera Chiara. Era una maschera di sangue. Questa ragazza buttata su questi gradini con il volto girato da una parte e sugli altri gradini solo pozzanghere di sangue. Colpiva la ferocia, la cattiveria… Guardando quella macchia di sangue ai piedi delle scale, si vede già che il colpo è stato inferto con una cattiveria inaudita sul suo corpo. Dove c’era il telefono si vedevano proprio questi schizzi che sembravano conseguenza di altri colpi inferti. Perché tutta questa cattiveria? Sembrava quasi uno sfogo. C’era l’impressione che l’assassino fosse andato oltre l’azione messa in essere. Un omicidio anomalo perché si parlava anche della conseguenza di una possibile rapina. Se sono stati fatti errori? C’era tanta gente, questo è il problema. Ce ne erano troppe ma in funzione all’orario in cui sono arrivato, perché io sono arrivato alle 17… dalle 14:30 in poi? Quante persone sono entrate?".

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Una volta terminato il servizio, la giornalista Ilenia Petracalvina è pronta a dare la sua opinione: "So che è un tema che fa surriscaldare l’avvocato De Rensis, però…" E questa volta è il legale di Stasi a prendere la parola all’istante per pungerla: "Vede? Mi interrompe anche quando sto zitto. Non ho ancora parlato, però va bene, prego!". Poi si torna ad essere seri con la Petracalvina che dichiara: "La telefonata al 118 mi colpisce sempre molto, perché i suoi comportamenti non sono quelli che avrei avuto io. Mi sarei avvicinata al corpo di Chiara, avrei capito se fosse stata ancora in vita o meno. E poi, dopo 0,29 secondi Alberto è già in macchina, quasi in caserma e sta chiamando il 118. Io avrei aspettato lì i soccorritori e cercato di capire se fosse ancora viva".

L’avvocato De Rensis chiede il permesso al conduttore di replicare e lo ottiene: "Le reazioni personali sono diverse, però è interessante vedere come anomalie dell’epoca destano ancora tanta curiosità e anomalie più recenti invece non vengono analizzate, ma tra poco metteremo le carte sul tavolo". La Petracalvina sottolinea che proprio quella telefonata è stata un indizio pesante nei confronti di Stasi e De Rensis la provoca: "Ma io sono talmente d’accordo con lei che, qualora venisse trovato il Dna di qualcuno sulle dita della povera Chiara e attribuito, non sarebbe nulla in confronto a questa telefonata! Vuoi paragonare i due elementi? Molto più grave la telefonata. Questi sono non argomenti!". Armando Palmegiani, il nuovo consulente di Andrea Sempio che sostituisce l’ex generale Luciano Garofano nel pool difensivo, commenta le parole dell’avvocato: "Mi permetta di dire che credo sia errato fare un confronto tra due indizi". Ma De Rensis chiarisce: "La mia era una provocazione". Allora Palmegiani commenta: "Se è così, va bene".

Galrlasco, le nuove analisi su Andrea Sempio: le misurazioni

Poi si passa a parlare delle misurazioni sul corpo di Andrea Sempio volute dalla Dottoressa Cristina Cattaneo. Il consulente Palmegiani era presente il giorno di questi esami, venerdì scorso, e racconta: "La dottoressa Cattaneo, oltre alle misurazioni dirette su Sempio, ha fatto delle misurazioni tridimensionali con lo scanner 3D, che permette di togliersi qualunque dubbio. Diciamo che si tratta di un doppio controllo. Non si sono soffermati sui piedi in particolare, ma le hanno fatte complete: tutte le misurazione che potevano essere prese di un corpo. Siamo stati quasi 3 ore in laboratorio, quindi non hanno tralasciato proprio nulla". Massimo Giletti sottolinea: "Mentre in passato si tralasciava tanto, oggi non si vuole lasciare nulla al caso. Sembra quasi che si voglia determinare la riscrittura della dinamica di quello che è accaduto. Mi è giunta voce che Napoleone voglia chiuderla in fretta". L’avvocato De Rensis conferma e aggiunge: "Ma intanto bisogna aspettare fino al 18 dicembre. Probabilmente la BPA dei Ris di Cagliari si incrocia con questi nuovi accertamenti della Cattaneo". Poi Palmegiani ricorda: "La Cattaneo ha avuto un incarico secretato che tra l’altro noi non conosciamo. Non sappiamo cosa le sia stato chiesto di fare".

Garlasco, le orme e lo scontro tra De Rensis e Pietracalvina: Giletti interviene a Lo Stato delle Cose

Si passa alle impronte delle scarpe con suola a pallini trovate nella villetta e subito Ilenia Pietracalvina evidenzia che in realtà sono ben 25 le orme contate all’interno dell’abitazione. Quando l’avvocato di Stasi ricorda che le scarpe del suo assistito sono state sequestrate 19 ore dopo l’accaduto, la Pietracalvina lo interrompe nuovamente, ma Giletti la blocca: "Eh però! Così l’avvocato De Rensis non riesce mai a parlare". Quindi la parola torna a quest’ultimo, che finisce il suo discorso sulle scarpe: "Credo che la dottoressa Pietracalvina abbia un riflesso incondizionato: appena io inizio a parlare, lei parte". E Giletti ironizza: "E’ attrazione fatale!". L’avvocato De Rensis, poi, aggiunge: "Io non riesco ad articolare una frase, ma ci proviamo" e la giornalista spiega: "E’ che deve essere preciso, avvocato. 19 ore dopo, l’indomani, le ha consegnate Alberto le scarpe, non gliele hanno sequestrate". Alla fine, il discorso finisce sul numero di scarpe 42: "Siamo sicuri che una suola non possa adattarsi a un 42, a un 43 o forse a un 44? Io, prima di essere tranciante sulle scarpe, sarei prudente", dice l’avvocato di Alberto Stasi.

Subito dopo il consulente Palmegiani, consulente di Sempio, svela il suo punto di vista: "Come linea di principio, vogliamo spingere al 42 che possa essere un 43. Però Andrea Sempio ha un 44. Dovremmo spingere lui al 43 e questa, secondo me, sarebbe una forzatura". Il consulente, col sorriso sul volto, dichiara poi di sapere già il risultato relativo al numero di piede di Andrea Sempio, dato che però è coperto dal segreto istruttorio. Quando l’avvocato Antonio De Rensis dice di essere curioso di scoprire quello che la BPA rivelerà sull’impronta della mano trovata per terra, vicino alle scale, a casa di Chiara, Ilenia Pietracalvina fa un’espressione che irrita Massimo Giletti: "Ma perché? Mentre parla De Rensis, hai il volto come a dire che ha detto una stupidaggine. Io vorrei capire… Perché se no sembra che delegittimiamo quello che dice l’avvocato". Ma la giornalista si difende e lo fa così: "No, non mi permetterei mai, dico solo che stiamo andando avanti facendo delle previsioni che poi la realtà ci sconfessa". Antonio De Rensis però non ci sta e risponde con decisione, ma sempre mantenendo l’eleganza (nei toni e nell’atteggiamento) che lo contraddistingue: "Si chiama diritto di parola. Dottoressa, lei che pratica l’oscurantismo medievale, deve sapere che c’è il diritto di parola, insieme al diritto di pensiero". "Non è così. Noi anticipiamo sempre dei fatti che poi i fatti stessi smentiscono. Ormai è una pratica: annunciamo per poi smentire e confermare", ribatte la Pietracalvina, che trova subito l’avvocato pronto ad attaccare: "Nel suo stato medievale non si può fare, ma in democrazia sì". E’ la giornalista a chiudere lo scontro verbale: "Non è medievale perché è lei che toglie la parola".

Tornando alle impronte di scarpe trovate a casa Poggi, Giletti chiede: "Secondo voi, qualcuno nel 2017, quando la difesa di Stasi chiese di riaprire il caso per cercare la verità, ha chiesto ad Andrea Sempio: ‘Scusa, ma che misura di piede hai?’ E qualcuno l’avrà verificato?". Poi il conduttore sbotta: "Questo non è mai avvenuto. Io la trovo una cosa orribile, al di là di Sempio o Stasi. Ma come, sei indagato, ti domandano che misura di piede hai e poi ti mandano a casa senza verificare? Ma è un Paese civile serio questo? Se io vado in mano a questa gente, come faccio a trovare la verità? Ma è possibile che uno non lo accerti? Ilenia, tu mi attacchi sempre De Rensis ma su questo…". Il consulente Palmegiani si dice d’accordo sul fatto che all’epoca avrebbero dovuto misurare a Sempio il piede e poi aggiunge: "La risposta però che aveva dato nel 2017 non mi sembra tanto strana, perché gli inquirenti gli avevano domandato: ‘Quanto porti di scarpe e quanto portavi allora’. C’era la doppia domanda". Ma il conduttore insiste: "Però non c’è stata la verifica…".

Di che colore erano e a chi appartenevano i capelli nel lavandino?

Si cambia nuovamente argomento e si torna molto indietro nel tempo, in particolare a quei 4 capelli trovati nel lavandino. Anche qui i toni si accendono nel momento in cui Massimo Giletti dice che questi elementi non sono mai stati repertati e analizzati, solo fotografati: al tempo, evidentemente, non erano considerati particolarmente utili per l’indagine, ma col senno di poi possiamo dire lo stesso? Forse no. L’attenzione passa alla ciocca di capelli repertata nel 2007 e nel documento c’è scritto che il colore è castano, ma non è utile agli accertamenti perché priva di radice. Il conduttore si domanda: "Non si può fare un accertamento mitocondriale?" A rispondere è Antonio De Rensis: "Non sono un medico legale o un genetista, quindi queste persone hanno ritenuto che questi capelli non potessero essere analizzati. C’è scritto ‘nessun prelievo effettuato‘". Poi ci si focalizza sulla dicitura ‘castani’ e Ilenia Pietracalvina spiega: "C’è un motivo. E’ perché, morfologicamente, vengono paragonati a quelli trovati nella gora di sangue principale ai piedi della scala". Massimo Giletti però ribatte: "A me va bene tutto, ma la scienza è una. Non è che si può dire che quei 4 capelli sono castani o neri. Anche nel 2017 il Procuratore Venditti diceva che i capelli di Chiara erano castani, ma guardate qui".

A questo punto capiamo meglio il concetto del conduttore, che mostra una nota scritta dai carabinieri di Milano in cui si legge che i capelli trovati nel lavandino sono neri e non castani. Ma la Pietracalvina ricorda che nella richiesta di revisione presentata dalla difesa Stasi nel 2020 viene riportato che quei capelli nel lavandino appartengono certamente a Chiara Poggi, un elemento che viene confermato anche da una sentenza della Cassazione nel 2021. Massimo Giletti però tuona: "Come si fa a dire ‘certamente’, se non c’è un accertamento scientifico! Scusate, ma me lo invento io? Sono fuori io? Dai, vabbè!".

Non manca una piccola gaffe del conduttore: "Non voglio fare arrabbiare Palmisani (il consulente dei Sempio fa di cognome Palmegiani, ndr)", e quest’ultimo sembra volergli ricordare il suo nome, ma alla fine decide di tacere sorridendo. Giletti però è recidivo: nemmeno il tempo di cambiare argomento che ripete ‘Posso fare vedere una cosa a Palmisani? (è la foto di Andrea Sempio con i capelli lunghi che aveva nel 2007, ndr)‘. Poi il conduttore chiarisce: "Questo non vuol dire nulla, ma è proprio per questo che le analisi vanno fatte in modo serio. Trova vergognoso che questi capelli non ci siano più?". Il consulente risponde: "Assolutamente, andavano presi". Per quanto riguarda la ciocca di capelli, Palmegiani dice: "Nel 2007 non sono convinto che il Ris facesse il mitocondriale come analisi", ma il conduttore lo gela: "Le garantisco che si potevano fare". L’avvocato De Rensis interviene: "La presenza di quei 4 capelli sconfessa l’ipotesi accusatoria ricostruita di Stasi che si lava accuratamente e che lava il dispenser".

Nemmeno il post dell’avvocato penalista Carlo Taormina manca all’appello, ma De Rensis, leggendo quanto scritto su Facebook proprio due giorni fa, chiede a Giletti: "Sono cose reali quelle che leggo? Sono frasi vere?" Il conduttore conferma e sottolinea: "Siamo al livello del sogno di Lovati. E’ un messaggio che manda, però questo è". Poi Ilenia Pietracalvina commenta: "Io non so l’avvocato Taormina in qualità di cosa parla. Avrà le sue ragioni. Sono cose che magari dovrebbe spiegare meglio se ha le idee così chiare". Allora Giletti si chiede: "Avrà qualche elemento? Saprà anche lui qualcosa?". L’ultimo commento spetta all’avvocato De Rensis, che però preferisce non proferire parola in merito alla teoria di Taormina: "Io non commento, voglio pensare che…. non è un fotomontaggio? Cioè, sono frasi vere quelle?".

Cassese sul verbale di Sempio nel 2008 tra ammissioni di colpa e De Rensis che lascia lo studio e spiega il motivo

Infine, sentiamo le parole del colonnello Cassese sul verbale dell’interrogatorio di Andrea Sempio fatto dai carabinieri nel 2008: "Questo è un elemento che non riesco a ricordare, tant’è che su quel verbale c’è un nostro errore, perché addirittura non abbiamo scritto della sospensione dell’interrogatorio, momento in cui abbiamo iniziato a sentire gli altri suoi amici. Per cui, verosimilmente, non aveva con sé lo scontrino. Ma escludo categoricamente che sia uscito dalla caserma, perché prima va firmato il documento. Probabilmente lo scontrino sarà stato portato dai suoi familiari. Non ricordo nemmeno il fatto dell’ambulanza, il verbale è carente in questo senso. Perché? E’ stato fatto l’errore di non segnare l’interruzione". Dallo studio l’avvocato De Rensis commenta Cassese: "E’ tutto il contrario di quello che dice l’indagato in maniera – sembra – molto sincera".

Il dibattito in studio si accende e Massimo Giletti ironizza: "Per eliminare l’avvocato De Rensis ho la chiave: inquadratemi Lovati". E il legale di Stasi termina la sua frase: "Che saluto caramente, ma vi lascio". "Sta per entrare in campo, ma purtroppo, come nelle grandi squadre, i numeri 10 vengono sostituiti. In questo caso si auto-sostituisce perché non vuole…" Ma è De Rensis a spiegare il reale motivo della sua scelta: "Perché voglio che Massimo sia libero, che non abbia il minimo imbarazzo". Lovati reagisce: "Grazie Antonio", e il difensore di Stasi finisce pungendo la giornalista Rai: "Io vado via anche perché così la dottoressa Pietracalvina interrompe te!" In realtà, a 10 minuti dal termine del blocco su Garlasco a Lo Stato delle Cose del 27 ottobre 2025, scopriamo che l’avvocato di Stasi è ancora in studio, ma torna a sedersi sulla sedia solo dopo il termine del collegamento video con Massimo Lovati.


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