Garlasco in TV, la verità di Spoto e l'ipotesi choc sui pagamenti occulti del padre di Sempio

Le nuove dichiarazioni dell'ex maresciallo Spoto e l'informativa della Guardia di Finanza di Brescia accendono nuovi dubbi sull'inchiesta bis sull'omicidio di Chiara Poggi.

Riccardo Greco

Riccardo Greco

Web Editor

Si avvicina all'editoria studiando all'IED come Fashion Editor. Si specializza poi in Comunicazione digitale, Giornalismo e Nuovi media presso La Sapienza, collaborando con alcune testate ed uffici stampa.

Il caso Garlasco torna a far discutere con alcuni colpi di scena. Nelle ultime ore sono arrivate due novità che rimettono in moto l’intera vicenda: le dichiarazioni di Giuseppe Spoto, ex maresciallo dei carabinieri, e l’informativa della Guardia di Finanza di Brescia sui presunti pagamenti occulti di Giuseppe Sempio, padre di Andrea. Due fronti diversi, ma che sembrano incastrarsi nel mosaico sempre più complicato della pista della corruzione.

Garlasco, le parole di Spoto a Quarto Grado e il mistero dei 40 minuti

Le parole di Spoto, pronunciate ieri sera a Quarto Grado, hanno riaperto interrogativi rimasti in sospeso. L’ex maresciallo, finito sotto indagine per presunte omissioni nelle trascrizioni e per un incontro ritenuto anomalo con Sempio, ha voluto chiarire la propria posizione. Ha spiegato di aver consegnato un atto e di aver impiegato quaranta minuti per fornire spiegazioni tecniche, sostenendo che il ritardo non nascondesse nulla di strano ma fosse legato a questioni operative. "Aspettavo che il mio collega terminasse l’installazione della microspia", ha detto, respingendo con decisione ogni accusa di manomissione o manipolazione.

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Caso Garlasco: la microspia e i tabulati telefonici che dividono gli inquirenti

Un dettaglio cruciale riguarda proprio quella microspia installata sull’auto di Sempio. Alcune registrazioni, effettuate nella notte, avevano alimentato i sospetti di un’installazione anticipata. Ma Spoto ha voluto ribadire che si trattava solo di un test tecnico: "La cimice è stata attivata alle 16.47, e non prima", ha sottolineato, precisando che un eventuale anticipo avrebbe lasciato tracce chiare nelle registrazioni. Nonostante le sue spiegazioni, restano dubbi e perplessità, anche perché ogni errore di orario o ogni omissione in questo caso può pesare come una prova.

Un altro nodo riguarda i tabulati telefonici di Andrea Sempio, redatti da Spoto nel gennaio 2017. Sembra infatti siano assenti alcune chiamate con Silvio Sapone, allora comandante della Polizia Giudiziaria di Pavia, a riguardo Spoto ha negato ogni riflessione degli ultimi giorni: "Erano telefonate di servizio tra il mio comandante e Sempio. Le ho ritenute irrilevanti, ma i tabulati completi erano comunque allegati alla nota. Non c’era nulla di nascosto o misterioso".

I sospetti sui pagamenti occulti del padre di Andrea Sempio, Giuseppe

Parallelamente, si complica anche la posizione della famiglia Sempio. La Guardia di Finanza di Brescia ha depositato un’informativa che ipotizza l’esistenza di pagamenti occulti per importi tra i 20 e i 30mila euro, effettuati da Giuseppe Sempio nel 2017. Secondo gli inquirenti, quei soldi non sarebbero stati destinati agli avvocati, come sostenuto inizialmente, ma a persone terze, forse per influenzare l’esito dell’indagine. Al centro delle verifiche c’è un appunto trovato in casa Sempio, il famoso "pizzino", su cui era scritto: "Gip Venditti archivia per 20-30 euro". L’uomo ha sempre spiegato che si trattava solo di una previsione di spesa per coprire i costi legali, ma la Procura non si è fermata a quella versione.

Il nuovo fronte dell’inchiesta di Brescia

I prelievi in contanti già effettuati e la tempistica degli eventi hanno portato a nuovi accertamenti. Gli investigatori sospettano che parte di quella somma sia stata usata per favorire l’archiviazione della posizione di Andrea Sempio, all’epoca tornato sotto la lente della magistratura. Intanto, i dispositivi dell’ex procuratore aggiunto Mario Venditti – tablet, computer e telefoni – sono stati nuovamente sequestrati per ulteriori analisi. Un segnale chiaro che la Procura bresciana vuole arrivare fino in fondo.


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